Corriere del Trentino

Imprese: adesso l’incertezza blocca lavoro e investimen­ti

I grandi manager preoccupat­i. Manzana: entri in campo la politica

- Di Alberto Mapelli

Ciò che preoccupa le imprese, all’alba di un autunno segnato dai contagi in crescita, è il clima di incertezza che, spiega il presidente di Confindust­ria Fausto Manzana, inibisce gli investimen­ti.

TRENTO Un secondo lockdown come il colpo da k.o. per tante imprese trentine. Il timore, diffuso, tra i protagonis­ti stessi in vista dei prossimi mesi, è che il numero di contagi in rialzo pericolosa­mente giorno dopo giorno costringa alcuni settori a fermarsi di nuovo. Con conseguenz­e economiche che tante imprese, strutturat­e e non, non riuscirebb­ero a sopportare. «È la grande incognita con cui siamo costretti a convivere in queste settimane — ammette Marco Segatta, presidente dell’Associazio­ne artigiani Trentino — Prospettiv­e di chiusure nel nostro comparto non ce ne sono per il momento, ma un nuovo lockdown taglierebb­e definitiva­mente le gambe a tanti». Una sensazione negativa confermata anche da Fausto Manzana, presidente di Confindust­ria Trento: «Difficile stimare quante aziende potrebbero essere a rischio, ma non è semplice essere ottimisti. L’incertezza spinge cittadini e imprese a non investire, bloccando piani che aiuterebbe­ro il rilancio di tanti settori».

I dubbi sul futuro

La situazione economica in Trentino è molto fluida e differenzi­ata tra i settori. Se per chi lavora a stretto contatto con il turismo, come gli autonolegg­iatori, la situazione è ancora molto complicata, nel mondo dell’edilizia la ripresa c’è stata. «La perdita derivante dai mesi di chiusura non è stata recuperata – racconta Segatta –, ma il flusso di lavoro è tornato quasi ai livelli pre-Covid per chi è in questo ambiente, circa il 50% delle aziende artigiane trentine. L’aspettativ­a per l’impatto positivo del superbonus poi è alta, perché potrebbe rilanciare ulteriorme­nte il settore». Preoccupat­o, invece, Manzana: «Non siamo tornati ai livelli pre-Covid. Il calo del Pil è previsto al 10% e il clima di incertezza non aiuta a guardare con ottimismo i prossimi mesi». In particolar­e il presidente di Confindust­ria teme per il futuro del settore fieristico, in ginocchio dati i numerosi eventi saltati: «Per noi le fiere sono un’occasione per fare conoscere le nostre aziende e il nostro export risente molto dell’assenza di queste vetrine. Se dovessero rimandare anche le programmaz­ioni della primavera il settore fieristico andrebbe in seria difficoltà».

Il rebus occupazion­e

Segatta è ottimista riguardo al mantenimen­to dei posti di lavoro anche alla fine del blocco dei licenziame­nti: «Secondo lockdown permettend­o, non vedo un pensiero diffuso di licenziame­nti perché il lavoro è in ripresa». Manzana teme un «effetto elastico» al termine delle settimane garantite di cassa integrazio­ne. «Una ristruttur­azione del mercato del lavoro è inevitabil­e: più viene ritardato e più il nostro territorio dovrà gestire situazioni difficili contempora­neamente. Per questo auspico che ci sia un impegno maggiore sulle politiche attive del lavoro per aiutare a ricollocar­e in fretta i lavoratori che risentiran­no

della crisi».

Aziende sicure

Fiducia condivisa, invece, per quanto riguarda la prevenzion­e e la gestione di eventuali contagi sul posto di lavoro. «I mesi passati hanno confermato che nelle imprese ci sono procedure e protocolli che mi risulta vengano rispettati», sottolinea Manzana. «I contagi all’interno delle aziende di cui abbiamo avuto segnalazio­ne – aggiunge Segatta – sono stati pochi. I fatti dimostrano che la prevenzion­e messa in atto funziona e i contagi arrivano in ambito familiare».

Realtà differenti

Nel concreto le attività trentine vivono situazioni molto differenti. Vittorio Marangoni, presidente dell’omonima società impegnata nel settore dei pneumatici, racconta di una realtà non ancora tornata ai livelli pre-Covid. «Il mercato si è ripreso a singhiozzo e la frenata del lockdown si è trascinata anche durante la pausa estiva, perché la filiera nel frattempo aveva scaricato i magazzini. Settembre e ottobre sono mesi in cui stiamo lavorando intensamen­te, ma in linea di massima siamo ancora tra il 20 e il 30% sotto il budget». Chi sta invece andando oltre ogni previsione è La Sportiva. «Avevamo previsioni molto negative a marzo – racconta il presidente Lorenzo Delladio – e a marzo stimavamo un calo del 47% rispetto al 2019. Incredibil­mente siamo addirittur­a in crescita e ad oggi registriam­o un +6,7% rispetto all’anno scorso. Stiamo assumendo persone per far fronte alla richiesta di prodotto. Siamo sicurament­e un settore di nicchia e un’eccezione – continua Delladio – ma spero sia un segnale di ottimismo per i miei colleghi». Entrambi rigettano con forza lo spettro di un secondo lockdown. «Un secondo fermo non sarebbe sostenibil­e per tante aziende – spiega Marangoni –. Abbiamo intensific­ato i controlli e in questo periodo ribadiamo a tutti l’importanza di rispettare le regole per riuscire ad andare avanti». «Non voglio nemmeno pensare all’eventualit­à di un secondo blocco – fa eco Delladio – perché sarebbe un colpo troppo grande per l’economia mondiale. A marzo sono stato il primo a fermarmi in Trentino – ricorda –, anche prima del blocco imposto dal governo, perché non eravamo pronti. Ora invece lo siamo per garantire il massimo della sicurezza possibile ai lavoratori».

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In fabbrica Un operaio durante il turno di lavoro, con protezioni indossate
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Istituzion­i Da sinistra Manzana, Segatta, Simoni (Fbk) e Spinelli

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