«Vi racconto Giorello e Hack, amici perduti»
Alessandro Giacomini, ex presidente dei Laici per i diritti civili «Margherita doveva diventare presidente onoraria del Muse La battaglia cruciale? Con Englaro per il testamento biologico»
Avrebbe dovuto essere il testimone di nozze di Giulio Giorello. Ma Alessandro Giacomini, tra i fondatori dei «Laici trentini per i diritti civili», tra gli amici ha avuto anche Margherita Hack.
TRENTO Tra i fondatori (nel 2008) dei «Laici trentini per i diritti civili» e referente della sezione trentina dell’«Unione degli atei e degli agnostici razionalisti», Alessandro Giacomini, ex presidente di Alpicoop, si considera a tutti gli effetti un «ateo fondamentalista». La lotta indefessa per i diritti civili l’ha anche portato a stringere un rapporto di amicizia con l’astrofisica Margherita Hack, di cui è stato il testamentario fiduciario, e con il filosofo e matematico Giulio Giorello, scomparso lo scorso 15 giugno presumibilmente per le conseguenze del coronavirus. Di Giorello avrebbe dovuto essere il testimone di nozze e ricorda con la già sopraggiunta nostalgia le serate trascorse a
Massimeno davanti a una «Bira da l’Ors».
Lei è originario della Brianza. Com’è arrivato in Trentino?
«Nel 1984 ho conosciuto mia moglie Marcella, che abitava a Giustino. Lei tra l’altro è stata la compagna di banco dell’attuale vescovo di Trento, Lauro Tisi. Da lui aveva ricevuto una dedica d’amore sul banco. Poi il fratello di mia moglie ha sposato la sorella di Tisi e con lui abbiamo passato insieme anche alcuni capodanni».
Va d’accordo con il vescovo?
«Abbiamo avuto un ottimo rapporto, per molto tempo ho abitato a pochi metri dal suo appartamento. Però l’ho sempre ritenuto un conservatore. Più volte, quando era vicario del vescovo, ho cercato di coinvolgerlo agli incontri che organizzavamo, ma aveva sempre la scusa pronta per evitare il confronto».
Come valuta il Trentino sul piano della laicità?
«Vent’anni fa c’era il deserto, oggi c’è qualche pino. La fiamma laica c’è, ma si deve fare ancora molto. Ogni anno vengo contattato da almeno 10-15 ragazze che non hanno ricevuto la pillola del giorno dopo dal farmacista oppure da ragazze a cui hanno negato la pratica dell’aborto».
Da ex segretario dei «Laici trentini per i diritti civili» qual è la battaglia che le è rimasta più a cuore?
«La più importante forse è stata quella a favore del testamento biologico con Beppino Englaro. Con lui abbiamo fatto molti incontri in Trentino e infine, a settembre del 2012, passò una delibera provinciale che dava indicazioni sulle “Disposizioni anticipate di trattamento”. Saremmo stati il progetto pilota in Italia, ma poi per problemi tecnici non siamo riusciti a portarlo a buon fine».
Nel 2012 fu nominato testamentario fiduciario dall’astrofisica Margherita Hack, che l’anno precedente aveva firmato il suo testamento biologico durante un convegno a Pinzolo. Ma al di là del suo contributo scientifico e impegno civile, che persona era la Hack?
«Secondo me la parte più bella di Margherita era il rapporto che aveva con il marito Aldo, che aveva un morbo senile importante. Non riusciva a staccarsi da lui, se lo portava sempre dietro e quando è arrivata ai novant’anni continuava ancora a cambiargli i vestiti. In molti hanno sempre visto Margherita come una persona spigolosa, con la risposta sempre pronta, ma in realtà era una persona dolcissima. Quando nel 2012 fu invitata dall’allora presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano al Quirinale per la consegna della Croce d’oro al Merito, a cui avrei dovuto partecipare anch’io come suo accompagnatore, Margherita decise di non andare perché in quei giorni il marito non stava bene».
Ci racconta un episodio inedito?
«Doveva diventare presidente onoraria del Muse. Eravamo già d’accordo con l’allora presidente Andreatta e il direttore Lanzinger. È morta un mese prima dell’inaugurazione».
Lei ha conosciuto anche il filosofo della scienza Giulio Giorello, che le faceva spesso visita a Massimeno. Come passavate le giornate?
«Negli ultimi anni veniva da me anche quattro volte all’anno e si fermava per una ventina di giorni. Ci piaceva molto commentare i quadri di Bosch e parlavamo quasi sempre di diritti civili, per cui aveva scelto di iscriversi ai Laici trentini, l’unica associazione a cui si sia mai iscritto. Lui poi era un grande appassionato di birra e whiskey e a volte capitava che alzassimo un po’ troppo il gomito. La sua birra preferita era la “Bira da l’Ors”».
Quand’è che vi siete visti per l’ultima volta?
«Verso la fine di luglio si sarebbe dovuto sposare con Roberta Pelachin a Pinzolo e io avrei dovuto essere il suo testimone. Poi a causa della malattia è stato rimandato tutto e infine hanno deciso di sposarsi online. Ci siamo sentiti per telefono cinque giorni prima che morisse. Mi ha salutato in un modo che ho capito subito che se ne stava andando. Lui era consapevole che si stava avvicinando quella che chiamava la data di scadenza di ciascuno di noi».
Diritti negati Ogni anno vengo contattato da almeno 10-15 ragazze che non hanno ricevuto la pillola del giorno dopo dal farmacista
La curiosità
Mia moglie era la vicina di banco del vescovo Tisi. Da lui aveva ricevuto anche una dedica d’amore sul banco