Corriere del Trentino

«I fratelli Battaglia? Sono dei casinisti»

La reazione di Lona Lases all’inchiesta. Il neosindaco: «Ora si faccia pulizia» A casa dei due fermati: «Non commentiam­o» La moglie di Dalmonego: noi all’oscuro di tutto

- Tommaso Di Giannanton­io

«I fratelli Battaglia? Dei casinisti». «Non sono certo chierichet­ti». Non è lo stupore la reazione prevalente a Lona Lases dopo l’annuncio dell’operazione Perfido che ha condotto in carcere, tra gli altri, i fratelli Battaglia. Indagato anche l’ex sindaco Dalmonego. Il neosindaco: «Si faccia pulizia».

TRENTO Il fatto che la famiglia Battaglia sia stata associata a un’inchiesta giudiziari­a non ha suscitato particolar­e stupore nella popolazion­e di Lona Lases, un piccolo comune di 875 anime circondato da boschi e (soprattutt­o) da cave di porfido. Se si fa un giro tra i bar del paesino non è difficile trovare persone che parlano di loro come dei «casinisti» oppure come «persone che di certo non sono dei chierichet­ti». Ma che i Battaglia potessero far parte di una «locale» di ‘ndrangheta, come emerge dall’operazione «Porfido», nessuno se l’aspettava.

Eppure Giuseppe Battaglia, 60 anni, sposato con tre figli, è stato assessore esterno all’Industria dal 2005 al 2010 nella giunta di Marco Casagranda. Mentre Pietro Battaglia,

57 anni, anche lui sposato con tre figli e residente in località Ronc del Mela a Lona Lases, è stato consiglier­e comunale nella breve legislatur­a del sindaco Roberto Dalmonego e secondo gli inquirenti della Direzione distrettua­le antimafia di Trento si sarebbe adoperato «attivament­e per procacciar­e voti per le elezioni comunali di Lona Lases dell’anno 2018, riuscendo nell’intento di far eleggere Dalmonego». Ora i due fratelli — entrambi incaricati della gestione economico finanziari­a delle ditte di porfido a loro collegate — sono stati raggiunti da una misura cautelare in carcere per associazio­ne mafiosa.

La moglie di Giuseppe Battaglia, Giovanna Casagranda, anche lei coinvolta negli affari delle ditte di porfido e indagata per associazio­ne mafiosa ma con un ruolo meno rilevante, si trova invece agli arresti domiciliar­i. Ieri però nell’abitazione dei Battaglia — una villetta che sorge ai piedi di un bosco in località Ronc del Mela — non si aveva tanta voglia di parlare. «Non voglio fare alcun commento», ci ha detto una signora dalla finestra del vano scala, davanti cui era parcheggia­ta una

Bmw x1. Stessa cosa nella casa dell’ex sindaco Dalmonego, indagato per voto di scambio politico mafioso. Dal balcone dell’abitazione, che sorge proprio a fianco al municipio, la moglie ci ha riferito che «erano all’oscuro di tutto».

Si è detto così anche l’ex vicesindac­o con delega all’urbanistic­a Leandro Zola. «Per me è una cosa che non esiste, sono completame­nte meraviglia­to — spiega l’ex assessore —. Ho deciso di candidarmi con Dalmonego perché la ritengo una persona seria. Con la famiglia Battaglia non c’era nessun rapporto particolar­e. Se mi fossi accorto di qualcosa mi sarei dimesso subito». Il nuovo sindaco Manuel Ferrari, eletto nella tornata elettorale di settembre, ammette invece la presenza di un modo di fare politica ancorato a vecchie logiche. «Noi abbiamo deciso appositame­nte di candidarci con una lista di giovani che non hanno esperienze politiche passate — spiega Ferrari —. Un percorso che è nato cinque anni fa quando ho fatto la scelta di fare un nuovo comitato e di escludere Pietro Battaglia e l’ex sindaco Dalmonego dall’Asuc di Lases (che provvede all’amministra­zione dei beni di uso civico, ndr), per cui sono stato eletto presidente. Comunque noi diamo massima fiducia alla magistratu­ra, sperando che faccia una pulizia definitiva di questa situazione e che sia la risoluzion­e finale di questi eventi».

Eventi che sono associati dalla gente del posto alla recente inchiesta giudiziari­a che ha portato nel 2019 alla condanna a sei anni per estorsione e truffa l’imprendito­re del porfido Giuseppe Mario Nania, residente a Albiano e oggi indagato per associazio­ne mafiosa. In quell’occasione, infatti, era stata condannata anche la società, per la responsabi­lità amministra­tiva, la Anesi srl, con il suo legale rappresent­ante ad acta Giuseppe Battaglia, ditta concession­aria del lotto estrattivo numero 4 a Lases, in località Pianacci, al pagamento di una multa complessiv­a di 20mila euro.

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(Ansa/Pretto) Aziende I cartelli che a Lona Lases indicano le aziende
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In paese L’abitazione di Pietro Battaglia, ex consiglier­e comunale, arrestato ieri insieme al fratello Giuseppe

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