«I fratelli Battaglia? Sono dei casinisti»
La reazione di Lona Lases all’inchiesta. Il neosindaco: «Ora si faccia pulizia» A casa dei due fermati: «Non commentiamo» La moglie di Dalmonego: noi all’oscuro di tutto
«I fratelli Battaglia? Dei casinisti». «Non sono certo chierichetti». Non è lo stupore la reazione prevalente a Lona Lases dopo l’annuncio dell’operazione Perfido che ha condotto in carcere, tra gli altri, i fratelli Battaglia. Indagato anche l’ex sindaco Dalmonego. Il neosindaco: «Si faccia pulizia».
TRENTO Il fatto che la famiglia Battaglia sia stata associata a un’inchiesta giudiziaria non ha suscitato particolare stupore nella popolazione di Lona Lases, un piccolo comune di 875 anime circondato da boschi e (soprattutto) da cave di porfido. Se si fa un giro tra i bar del paesino non è difficile trovare persone che parlano di loro come dei «casinisti» oppure come «persone che di certo non sono dei chierichetti». Ma che i Battaglia potessero far parte di una «locale» di ‘ndrangheta, come emerge dall’operazione «Porfido», nessuno se l’aspettava.
Eppure Giuseppe Battaglia, 60 anni, sposato con tre figli, è stato assessore esterno all’Industria dal 2005 al 2010 nella giunta di Marco Casagranda. Mentre Pietro Battaglia,
57 anni, anche lui sposato con tre figli e residente in località Ronc del Mela a Lona Lases, è stato consigliere comunale nella breve legislatura del sindaco Roberto Dalmonego e secondo gli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia di Trento si sarebbe adoperato «attivamente per procacciare voti per le elezioni comunali di Lona Lases dell’anno 2018, riuscendo nell’intento di far eleggere Dalmonego». Ora i due fratelli — entrambi incaricati della gestione economico finanziaria delle ditte di porfido a loro collegate — sono stati raggiunti da una misura cautelare in carcere per associazione mafiosa.
La moglie di Giuseppe Battaglia, Giovanna Casagranda, anche lei coinvolta negli affari delle ditte di porfido e indagata per associazione mafiosa ma con un ruolo meno rilevante, si trova invece agli arresti domiciliari. Ieri però nell’abitazione dei Battaglia — una villetta che sorge ai piedi di un bosco in località Ronc del Mela — non si aveva tanta voglia di parlare. «Non voglio fare alcun commento», ci ha detto una signora dalla finestra del vano scala, davanti cui era parcheggiata una
Bmw x1. Stessa cosa nella casa dell’ex sindaco Dalmonego, indagato per voto di scambio politico mafioso. Dal balcone dell’abitazione, che sorge proprio a fianco al municipio, la moglie ci ha riferito che «erano all’oscuro di tutto».
Si è detto così anche l’ex vicesindaco con delega all’urbanistica Leandro Zola. «Per me è una cosa che non esiste, sono completamente meravigliato — spiega l’ex assessore —. Ho deciso di candidarmi con Dalmonego perché la ritengo una persona seria. Con la famiglia Battaglia non c’era nessun rapporto particolare. Se mi fossi accorto di qualcosa mi sarei dimesso subito». Il nuovo sindaco Manuel Ferrari, eletto nella tornata elettorale di settembre, ammette invece la presenza di un modo di fare politica ancorato a vecchie logiche. «Noi abbiamo deciso appositamente di candidarci con una lista di giovani che non hanno esperienze politiche passate — spiega Ferrari —. Un percorso che è nato cinque anni fa quando ho fatto la scelta di fare un nuovo comitato e di escludere Pietro Battaglia e l’ex sindaco Dalmonego dall’Asuc di Lases (che provvede all’amministrazione dei beni di uso civico, ndr), per cui sono stato eletto presidente. Comunque noi diamo massima fiducia alla magistratura, sperando che faccia una pulizia definitiva di questa situazione e che sia la risoluzione finale di questi eventi».
Eventi che sono associati dalla gente del posto alla recente inchiesta giudiziaria che ha portato nel 2019 alla condanna a sei anni per estorsione e truffa l’imprenditore del porfido Giuseppe Mario Nania, residente a Albiano e oggi indagato per associazione mafiosa. In quell’occasione, infatti, era stata condannata anche la società, per la responsabilità amministrativa, la Anesi srl, con il suo legale rappresentante ad acta Giuseppe Battaglia, ditta concessionaria del lotto estrattivo numero 4 a Lases, in località Pianacci, al pagamento di una multa complessiva di 20mila euro.