«La mia legge del 2017? Molto coraggiosa È riuscita a introdurre modifiche importanti»
Nel mondo del porfido è sempre stato considerato «un corpo estraneo». «Anche un po’ fastidioso» aggiunge l’ex assessore Alessandro Olivi. Che a conferma delle sue parole porta i risultati delle ultime elezioni provinciali: nel 2018, dopo dieci anni di delega alle cave, in val di Cembra le sue preferenze si contano sulle dita di due mani. «Ma io ho cercato — assicura — di dare il mio contributo per far uscire quell’ambiente da una chiusura imprenditoriale che, oltre ad essere terreno fertile per zone d’ombra, crea anche una debolezza economica».
Olivi, sua è la legge del 2017 citata da molti. Com’è maturata quella riforma?
«Parto dall’inizio, da quando cominciai a occuparmi del settore: percepii immediatamente che c’era bisogno di dare un segnale forte che stabilisse con chiarezza il confine tra beni comuni e attività economiche. Avevamo una legge, quella approvata dal precedente consiglio, che era il frutto di un compromesso talmente compromesso da non permettere nemmeno di calcolare con precisione il fine vita delle concessioni in essere. Qui si inserì il mio primo intervento».
Sulla durata delle concessioni?
«Sì. Il sistema era pensato per trasformare le concessioni in diritto. Proposi di stabilire con chiarezza il termine delle concessioni, che poi fu fissato a un massimo di 18 anni».
Poi arrivò la legge, che qualcuno definisce poco coraggiosa.
«Rivendico il coraggio di quella legge. Una legge per certi versi rivoluzionaria, che ha cambiato alcuni gangli del sistema».
Quali sono i capisaldi?
«La legge ha sancito il principio che spezza opacità e rischi di illegalità del settore. Abbiamo introdotto l’obbligo di lavorazione di almeno l’80% del materiale estratto all’interno della cava, in capo a un unico soggetto e con dipendenti propri. Una discontinuità che è entrata nei sistemi dove si annidava l’opacità. Ancora, per il 20% di esternalizzazione, abbiamo imposto l’obbligo di tracciabilità. Ma c’è di più».
Vale a dire?
«La legge del porfido è stata la prima a introdurre clausole sociali nei capitolati per le nuove gare. Imprimendo una forte spinta sui controlli».
L’operazione Perfido l’ha sorpresa?
«Non immaginavo una situazione così spregiudicata».