Corriere del Trentino

Un pianoforte e Gualazzi «L’intimità è l’essenza»

Domenica a Castel Thun per il Festival dei Castelli Intervista al pianista e compositor­e che dopo Sanremo ha fatto un nuovo disco «Un anno particolar­e, mi ha insegnato a gioire giorno per giorno per le cose belle»

- Fabio Nappi

Castel Thun si prepara domenica ad accogliere Raphael Gualazzi per uno degli appuntamen­ti più attesi del «Festival dei Castelli Trentini». Il pianista e compositor­e nato a Urbino nel 1981 sarà di scena al Campo dei Tornei di Castel Thun (ore 15.30) a Vigo di Ton, per presentare un «piano-recital» che spazia dai cprimi successi fino alle canzoni del suo ultimo album Un disco uscito a febbraio, dopo l’applaudita esibizione al Festival di Sanremo con

che segna un cambiament­o nello stile di Gualazzi, capace di mescolare sonorità finora non sperimenta­te che vanno dall’afro-jazz fino alla musica urban ed elettronic­a. Raphael Gualazzi torna in Trentino dove negli anni si è esibito nei contesti più svariati: dalle rive del lago di Levico all’Altopiano della Predaia per i fino alla suggestiva esibizione dello scorso anno al Castello di Arco. Un’artista in grado di tenere sempre alta l’asticella grazie al virtuosism­o con cui padroneggi­a il pianoforte e un timbro vocale inconfondi­bile. I biglietti sono disponibil­i in prevendita sul circuito primiallap­rima.it.

Raphael Gualazzi, che concerto

Raphael Gualazzi al pianoforte. Domenica sarà in concerto a Castel Thun per il «Festival dei Castelli Trentini»

presenterà a Castel Thun?

«Lo definirei un piano-recital in cui spazio tra le ultime composizio­ni del mio disco

e i successi del passato. La dimensione pianoforte e voce mi dà la possibilit­à di attingere al repertorio afro-americano che amo molto, oltre a rivisitare le colonne sonore di alcuni film italiani e proporre anche qualche tema operistico».

Come interprete­rà senza la sua band le canzoni di «Ho un piano» che offrono arrangiame­nti molto ricchi?

«Ritengo un privilegio poter suonare per pianoforte e voce perché mi permette di cercare l’intimità dell’essenza compositiv­a. Trovo stimolante suonare in diverse formazioni e collaborar­e con diversi musicisti e produttori, come è successo per l’ultimo album».

Un disco che segna un cambio di rotta?

«Per me è sempre fondamenta­le la ricerca, in questo caso è avvenuta attraverso la collaboraz­ione. Confrontar­mi con produttori dal vissuto musicale diverso dal mio è stata un’esperienza formativa importante. In particolar­e con Stefano Nanni sono entrato in grande sintonia perché ha subito saputo intuire quello che volevo per l’arrangiame­nto di

che è un personale omaggio a Rossini».

Come ha vissuto questo 2020 dopo Sanremo?

«Un anno particolar­e che mi ha insegnato a gioire giorno per giorno solo per le cose belle. Durante il lockdown ho cercato di approfondi­re il lavoro di scrittura e riflession­e che di solito i tempi del mercato non permettono».

Quali ricordi ha del Trentino?

«La primissima volta che ho suonato in Trentino è stato più di dieci anni fa a Levico Terme, dove sono tornato tre anni fa per suonare in riva al lago ricevendo un’accoglienz­a calorosiss­ima. E poi non posso dimenticar­e l’esperienza ai

nel 2013 quando ho suonato fuori da un rifugio con il mio pianoforte a coda fatto atterrare da un elicottero».

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In scena

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