«Nessun rischio per i 1.600 operai del tunnel»
Contenzioso Bbt Se-Porr, Fillea Cgil rassicurante. Ma i ritardi affaticano i lavoratori
BOLZANO Il braccio di ferro tra Bbt Se e Porr è ancora in corso e la soluzione del contenzioso sul tratto settentrionale del tunnel ferroviario del Brennero (Bbt) non verrà ufficializzata prima della prossima settimana. Nonostante la riunione fiume del comitato di sorveglianza, riunitosi a Vienna giovedì fino a tarda sera, la quadra non è stata ancora trovata . Resta in ballo la possibile revoca da parte di Bbt Se del contratto da circa un miliardo di euro alla cordata Arge H51 (di cui Porr, colosso austriaco delle costruzioni, è capofila), aggiudicatasi l’appalto per il lotto Pfons-Brennero.
Oggetto del braccio di ferro, la contestazione da parte di Bbt Se di uno sbaglio nella realizzazione della copertura esterna del tunnel che Porr, però, sostiene sia frutto di errati presupposti tecnici nell’appalto. Una situazione spinosa che, per il sindacalista Marco Nardini, non dovrebbe avere riverberi per i circa 1.600 operai complessivamente impegnati (tra dipendenti diretti, subappalti, indotto) nei cantieri per la realizzazione di un’opera transfrontaliera che, con 8,3 miliardi d’investimento, collegherà Innsbruck a Fortezza, con un tracciato di circa 55 chilometri, servito da 230 chilometri di gallerie, tra tunnel propriamente detto, tratte d’accesso, raccordi.
«Un’eventuale revoca deltieri l’appalto a Nord – ragiona il referente nazionale Fillea Cgil per il Bbt – potrebbe portare a un passo avanti delle aziende impegnate sul versante Sud, disponibili a un subentro e a garantire continuità dei lavori». Primo referente per i canitaliani è il consorzio Btc che, con capofila Astaldi, raggruppa le imprese Ghella, Cogeis, Pac. «Non penso sia da escludere un loro possibile interessamento», ragiona ancora Nardini che rileva come nell’organizzazione dei lavori emergano alcuni pregi e diverse criticità. «Nella zona di nostra competenza – spiega ancora il sindacalista – stiamo procedendo molto bene sul controllo del Covid-19, con contagi praticamente a zero, nonostante il grande numero di persone impegnate. Giusto oggi (ieri per chi legge, ndr) abbiamo avuto un incontro che, primi in Italia, ci porterà a effettuare un centinaio di tamponi al giorno a fine turno, per garantire chi torna a casa».
Le difficoltà restano sui carichi di lavoro. «Il tetto delle otto ore al giorno viene superato e i rallentamenti nelle opere non possono essere scaricati sui lavoratori, con il rischio di un affaticamento che non aiuta la prevenzione degli infortuni», continua il sindacalista. Finora infortuni seri non ce ne sono stati, ma per il dirigente nazionale Fillea Cgil non è un buon motivo per abbassare la guardia. «Anche per questo – sottolinea – auspichiamo l’applicazione di un unico contratto collettivo alle imprese coinvolte. Se fosse permetterebbe un miglior controllo a garanzia di tutti».
Il referente Cgil
«Con la revoca dell’appalto a nord vantaggi per le imprese che lavorano a sud»