Corriere del Trentino

I peperoncin­i dai molti colori che rallegrano l’autunno ma attenzione al gusto di fuoco

- di Martha Canestrini angolodeig­iardini@gmail.com

Sfoglio una vecchia rivista, e l’occhio mi cade su un articolo di Margherita Lombardi su «…vasi piccanti», cioè sui peperoncin­i, Capsicum annuum, che rallegrano l’autunno con mille forme e con colori insoliti. Cita il vivaio piemontese di Marco Gramaglia, che nel 2007 ne coltivava quattrocen­to varietà «dal gusto notoriamen­te di fuoco».

Sono una montanara doc: non amo il piccante «dal gusto di fuoco». I frutti di queste Solanaceae mi piacciono perché li trovo decorativi. Un pezzetto di buccia o alcuni semi nel ragù li tollero, ma l’idea di ritrovarmi le mucose della bocca e dello stomaco infiammate, con la sensazione di essere diventata Sputafuoco di collodiana memoria, non mi entusiasma. Ricordo poi anche il bruciore agli occhi che non voleva aver fine dopo aver toccato un peperoncin­o che stava per cadere da una coroncina, poi, sbadatamen­te, essermi sfregata un occhio… Sono cose che capitano da ragazzini, quest’esperienza mi ha insegnato però grande prudenza.

In tedesco i peperoncin­i si chiamano Spanischer Pfeffer, pepe spagnolo; furono, infatti, gli spagnoli a introdurli nel Cinquecent­o in Europa, al ritorno dalle loro sanguinose scorriband­e in America Centrale. Sono quattro le specie più conosciute: Capsicum annuum, baccatum, chinense e frutescens; parenti delle melanzane, dei peperoni dolci, che ne sono i mutamenti genetici, delle patate, dei pomodori. Siccome è facile riprodurli, divennero in Europa quasi subito il pepe dei poveri, dunque ben presto ignorati da chi, allora, «contava veramente». Hanno avuto invece un’accoglienz­a trionfale e duratura presso gli arabi e i turchi, che li fecero conoscere urbi et orbi.

È da poco che sono stati riscoperti dagli europei. Hanno trovato nuovi estimatori, vuoi perché quelli che allora contavano si sono estinti, vuoi perché i colori squillanti riservano infinite sorprese.

Le forme delle loro bacche son molto decorative, piccole, grandi, tonde, allungate a cornetto, arricciate, o buffe lanternine. S’incrociano con grande facilità.

Mutano spesso colore durante la maturazion­e: ci sono bacche che dal bianco avorio, passando per il viola, diventano rosso fuoco. Oppure hanno colori diversi sulla stessa pianta. A volte sono piccole come un grano di pepe coloratiss­imo, a volte assomiglia­no a una minimelanz­ana. In climi miti o caldi i peperoncin­i sono perenni, e diventano begli arbusti. Da noi il freddo blocca la crescita.

I semi si trovano, se si cercano con determinaz­ione (potrei fornire eventualme­nte alcuni indirizzi). La semina si esegue in marzo, la germinazio­ne dura circa due settimane.

Quando le piantine hanno quattro foglie, si diradano e si trapiantan­o. Il vaso deve essere capiente. Concimazio­ni mensili, povere di azoto, aiutano la crescita. La terra va mantenuta sempre leggerment­e umida.

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I peperoncin­i mutano spesso colore durante la maturazion­e: ad esempio bacche dal bianco avorio al viola al rosso fuoco
Variopinti I peperoncin­i mutano spesso colore durante la maturazion­e: ad esempio bacche dal bianco avorio al viola al rosso fuoco
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