In un giorno 257 contagi: mai così alti
I sindacati: deroghe rischiose. E il governo (per ora) non impugna l’ordinanza sui ristoranti
Mai così tanti contagi, nemmeno in primavera. Nelle ultime 24 ore sono 257 i nuovi positivi, a fronte di 1.346 tamponi. Anche ieri, poi , un decesso.
TRENTO Mai così tanti contagi, nemmeno in primavera. Nelle ultime 24 ore sono 257 i nuovi positivi, a fronte di 1.346 tamponi (un dato che porta il rapporto test/infezioni addirittura al 19%). Prima di ieri il triste record era di 239 contagi in un giorno, registrato nel cuore del lockdown il 21 marzo. Con la recrudescenza della seconda ondata crescono anche i ricoveri e le classi in quarantena (142). Numeri che preoccupano i confederali che, riflettendo sull’ordinanza del governatore Maurizio Fugatti, ritengono «rischiose le deroghe» rispetto al Dpcm nazionale, specie sui ristoranti che chiuderanno alle 22 anziché alle 18 come previsto da Roma. Ma ieri, nella seduta del consiglio dei ministri, il premier Giuseppe Conte non ha impugnato il provvedimento trentino (per ora).
I numeri
Il balzo è sensibile: un decesso (si tratta di un ottantenne) e 257 nuovi positivi, 146 dei quali sintomatici. Fra le nuove infezioni trenta persone hanno più di 70 anni, per la precisione 30 soggetti, mentre i minorenni sono 18, dei quali 15 hanno un’età compresa fra i 6 e i 15 anni. Ancora: i ricoveri in ospedale salgono a 89, di cui 5 nei reparti di terapia intensiva. In aumento anche le situazioni che riguardano giovanissimi in età scolare per le quali sono in corso approfondimenti: ieri erano 33 i nuovi casi e in attesa di capire se le classi andranno poste in quarantena le classi già in isolamento sono 142.
«Contagi in famiglia»
A caratterizzare la seconda ondata, al di là dei dettagli anagrafici, è l’omogeneità della propagazione del virus. «Non abbiamo segnalazioni di focolai particolari — riflette Antonio Ferro, direttore del dipartimento prevenzione dell’Azienda sanitaria — Questa è una contaminazione diffusa, il virus è come una nebnea, bia e non ci sono nemmeno delle aree più contagiate delle altre». O meglio: le zone più antropizzate presentano ovvi numeri maggiori. «Chiaro — prosegue — che lungo l’Asta dell’Adige dove ci sono più persone crescono i casi». Quanto alle fattispecie, Ferro parla di «casi legati a contatti familiari e incontri dove si abbassa la guardia, riducendo il distanziamento e le misure di prevenzione». In ogni modo, malgrado i numeri, il dirigente sottolinea la differenza sostanziale rispetto a marzo. Lo fa citando il numero di asintomatici («che sono quasi la metà») e la classe d’età più bassa. Elementi che, sottoli«incidono sui ricoveri che non sono paragonabili rispetto a marzo».
5 milioni di guanti
In questa seconda ondata si affinano anche le procedure di reperimento dei dispositivi di protezione del personale sanitario. L’approvvigionamento di guanti sul mercato mondiale resta ancora difficile e per questo l’Azienda sanitaria ha predisposto nei mesi scorsi protocolli per le proprie strutture e per le case di riposo per garantire un utilizzo appropriato ed evitare gli sprechi. Ciononostante, servono 5 milioni di guanti in più al mese rispetto alle esigenze
dell’attività ordinaria. L’azienda vincitrice della procedura negoziata si è aggiudicata la gara con un prezzo di 9 centesimi per i lotti di guanti in nitrile e vinile (rispettivamente per 24 milioni di guanti in nitrile all’anno e 18 milioni di guanti in vinile all’anno) e 10 centesimi per i 12 milioni di guanti lunghi in nitrile per un totale di 6 milioni di euro all’anno comprensivi di iva.
«Rafforzare la sanità»
Restano tuttavia scettici i sindacati. «Quanto sta accadendo in alcune case di riposo è molto preoccupante — dicono all’unisono Andrea Grosselli (Cgil), Michele Bezzi (Cisl), Walter Alotti (Uil) — ed è la dimostrazione plastica che non possiamo permetterci nessun cedimento nel contrasto al coronavirus». In tal senso, spiegano, l’ordinanza emanata lunedì dal presidente Fugatti «seppur introduce delle mitigazioni ragionevoli ad alcune misure, come l’estensione degli orari per bar e ristoranti, allo stesso tempo manca di sufficiente coraggio su altri aspetti. Non possiamo permetterci in questa fase di importante risalita dei contagi nessuna deroga alle attività che favoriscono gli affollamenti di persone se non a fronte di un rafforzamento importante della sanità pubblica. E su questo fronte il Trentino è ancora indietro». Perplessi, i sindacati, anche dall’ipotesi della chiusura degli esercizi commerciali alla domenica. Il rischio, dicono, è creare assembramenti il sabato. «Piuttosto — scrivono i tre segretari — Fugatti avrebbe potuto seguire Arno Kompatscher con la chiusura anche al sabato dei centri commerciali».
Niente impugnativa
E a proposito dell’ordinanza di Fugatti che deroga alle disposizioni nazionali, nel consiglio dei ministri in agenda ieri s’è discusso del decreto ristori, che prevede indennizzi per le attività chiuse, ma non s’è deciso — almeno per il momento — di impugnare i provvedimenti di Trento e Bolzano difformi dal Dpcm.