Il mondo dello spettacolo scende in piazza: «Chiediamo dignità»
TRENTO Cultura e socialità, ma soprattutto lavoro. La pandemia che ha causato una grave crisi nel settore dello spettacolo dal vivo, del teatro, della musica, ha messo in moto una piccola rivoluzione, facendo scendere in piazza tutti i lavoratori coinvolti a vario titolo nel mondo dello spettacolo e della cultura. Anche Trento ieri ha aderito alla manifestazione nazionale indetta a sigle unite da Cgil Slc, Fistel Cisl e Uilcom per chiedere la riforma dell’intero sistema, con la partecipazione anche delle Arci del Trentino.
Attori, musicisti, tecnici, personale amministrativo, formatori: per la prima volta unite, le diverse professionalità si sono radunate davanti al commissariato del governo per reclamare a gran voce il diritto alla dignità di un lavoro che merita particolare attenzioni proprio a causa della natura intermittente delle prestazioni professionali e che ha vissuto un anno di profonda crisi.
«Chi è riuscito a lavorare in estate ha avuto una perdita di fatturato superiore al 50%, ma per la maggior parte il danno si aggira attorno all’80% — spiega Giovanni Gislimberti, tecnico del suono freelance —. Quello che chiediamo oggi è stato più volte sollecitato anche a livello locale: la mancanza di riconoscimento delle figure professionali del mondo dello spettacolo dal vivo va strutturata anche dal punto di vista previdenziale». Presente anche Francesco Nardelli, direttore del Centro Santa Chiara. «Nell’ente che dirigo — spiega Nardelli — abbiamo cercato di intraprendere la strada della stabilizzazione. Ma anche noi ci avvaliamo di personale con contratto a singola rappresentazione perché abbiamo bisogno di una certa flessibilità. Bisogna trovare
Fontanari «È necessario strutturare un sistema a sostegno di artisti e tecnici»
un sistema diverso per tutelare l’intermittenza tipica di questi lavori, mutuando il sistema francese».
«È assolutamente necessario strutturare un sistema a sostegno degli artisti e dei tecnici — rimarca Denis Fontanari, direttore di Teatro di Pergine, Teatro di Meano e compagnia Aria Teatro —. E valorizzare le imprese che sostengono il lavoro, una valutazione che è mancata sia a livello nazionale sia per quanto riguarda i contributi provinciali». Per i musicisti scende in campo il cantautore Iacopo Candela, in arte Candirù: «Noto una certa assenza dei miei colleghi musicisti. Credo che ciò accada perché molti non si sentono appieno parte dei professionisti dello spettacolo. Nel nostro settore le regole sono tanto stringenti da incoraggiare l’attività in nero. La semplificazione burocratica deve servire a dare dignità anche agli eventi più piccoli, permettendo a tutti di lavorare nel rispetto delle leggi». Posizione condivisa dalle attrici Maria Vittoria Barrella e Maura Pettorusso: «Chi si occupa dei finanziamenti pubblici deve pensare anche di chi ha bisogno di cultura, bellezza, poetica e pensiero critico». «Vogliamo segnalare la difficoltà degli spazi culturali — chiarisce il presidente di Arci Andrea La Malfa —. Il rischio è che questa chiusura sia il colpo di grazia: siamo l’unico ente chiuso per decreti ma escluso dal Dl ristoro. Una grave mancanza che deve essere immediatamente corretta».
Barrella «Si consideri chi ha bisogno di cultura, bellezza, poetica e pensiero critico»