Bolzano, i prezzi si stabilizzano Rincari su alimenti e ristoranti
I dati sull’inflazione a settembre. Astat: ancora evidenti tendenze deflazionistiche
BOLZANO Le ripercussioni sull’andamento dei prezzi al consumo provocate dalla pandemia nel comune di Bolzano non sono inesistenti. Ma nemmeno eclatanti. Lo mostra il report delle dinamiche inflazionistiche riferite a settembre, e pubblicato ieri da Astat. Che pur nella tendenza al ribasso registrata nel corso del 2020 nota una situazione decisamente migliore che nel resto del panorama nazionale. Anche se un nuovo lockdown rischierebbe di riportare in basso sia la domanda che l’offerta.
Mentre a gennaio, e dunque prima del lockdown, a Bolzano si era registrato un aumento dell’1,4% su base annua, in aprile e maggio il calo un calo brusco aveva ribassato i valori fino allo 0,5% e allo 0,1%. L’estate di relativa quiete pandemica ha portato con sé un lieve rialzo dei prezzi al consumo, facendo chiudere settembre con un +0,8%. Valore positivo, che segnala una ripresa. Tanto più se aggiustato senza tenere conto di beni alimentari ed energia, entrambi beni essenziali. In questo caso Astat registra un sostanziale ritorno dell’inflazione a valori pre-crisi, con un +1,5%.
Sono numeri diversi da quelli che si leggono nel rapporto di Istat che descrive la tendenza nazionale. La situazione dell’andamento dei prezzi, nel resto del paese, è decisamente diversa, visto che a partire da maggio l’Italia ha registrato soltanto valori negativi, in costante calo, fino a raggiungere nel mese scorso un -0,8%. A livello provinciale, invece, l’Alto Adige registra un calo dell’1%, con diminuzione significativa nei trasporti e nel settore turistico. I rincari, invece, hanno influenzato istruzione (3%), turismo (2,9%) e alimentari (+2,5%).
Tornando a Bolzano si nota che una tendenza deflazionistica ha riguardato in particolare tre settori: comunicazioni, energia e trasporti. Sull’altro piatto della bilancia ci sono i prodotti alimentari e bevande analcoliche, i cui prezzi procedono al rialzo. A settembre la crescita è stata del 2,5%. Ad aumentare sono soprattutto i prezzi di frutta e verdura fresca. Tornano a salire anche i prezzi dei servizi ricettivi e di ristorazione. A ciò ha contribuito sicuramente la riapertura e una ripresa dell’attività estiva. Ma le nuove chiusure potrebbero portare a un nuovo ribasso, sulla falsa riga di quanto avvenuto in aprile e a maggio.
La cautela, però, è d’obbligo. Ogni previsione dipenderà Intanto, un’altra fotografia del mese di settembre arriva dal centro di ricerche Ire della camera di commercio. I numeri dei registri riportano una quota stabile di imprese registrate (+0,9%). Anche se la sofferenza del settore commercio, del comparto manifatturiero e dell’agricoltura si da sentire anche sull’apertura di nuove attività. A settembre 2020, il capo è stato dello 0,9% per commercio e manifatturiero, rispettivamente con 32 e 33 imprese in meno, e dello 0,6% per l’agricoltura (-23). Vanno bene i numeri delle imprese a conduzione straniera: sono quelle che crescono di più, con un aumento è del 4,9% a settembre rispetto allo stesso mese del 2019.