«Apt Trento, legittimi i contributi»
La Corte dei conti ha assolto la dirigente comunale: regolamento rispettato
La Corte dei conti ha assolto l’ex dirigente comunale Clara Campestrini finita nel mirino della magistratura contabile per i finanziamenti comunali all’Apt. «Contributi legittimi e utilizzati per attività istituzionali di interesse pubblico e non per fini commerciali», scrivono i giudici. La Corte esclude il danno erariale. «Campestrini si è attenuta al regolamento comunale». La Procura contabile ipotizzava un danno erariale da 565mila euro.
TRENTO . I contributi elargiti da Palazzo Thun all’Apt di Trento, Bondone e Valle dei Laghi, erano «legittimi». «E sono sempre stati interamente utilizzati per finalità istituzionali», scrivono i giudici. La dirigente si era semplicemente attenuta alla disciplina prevista dal regolamento comunale, una «fonte normativa interna che non appare contrastare con disposizioni di legge», quindi «non può esser mosso alcun rimprovero di colpa grave».
La Corte dei Conti di Trento ha assolto la dirigente del Servizio cultura e turismo del Comune di Trento, ora in pensione, Clara Campestrini, finita nel mirino della Procura contabile per i finanziamenti versati tra il 2015 e il 2019 all’Azienda di promozione turistica. Parliamo di ben 565.500 euro di fondi che sarebbero stati concessi, secondo la ricostruzione dell’accusa, «senza neppure aver preso in considerazione una pezza d’appoggio (ricevute fiscali e fatture)». Insomma non sarebbe stato operato alcun controllo e il contributo pubblico, ad avviso della Procura, veniva inserito in modo forfettario nei ricavi senza specificare le finalità istituzionali e l’effettivo utilizzo dei fondi che potenzialmente avrebbero potuto essere usati anche per fini commerciali, visto che il conto corrente era lo stesso.
Ma la corposa documentazione contabile prodotta dalla difesa di Campestrini, rappresentata dall’avvocato Massimo Amadori, dimostrerebbe il contrario e quindi «l’inerenza con i fini istituzionali delle spese sostenute da Apt». C’è anche una consulenza tecnica, redatta da un commercialista e revisore legale— che ha fatto un’approfondita analisi di bilancio e dei titoli di spesa— dalla quale sarebbe chiaramente emerso che «i contributi concessi erano stati esclusivamente dedicati alla copertura di spese per attività istituzionali di interesse pubblico». Nelle 36 pagine di sentenza i giudici della Corte dei Conti, anche attraverso la consulenza prodotta dalla difesa, hanno ricostruito i bilanci e la congruità dei criteri. «L’analisi di bilancio — si legge in sentenza — ha dimostrato che la copertura dei costi connessi alle attività istituzionali di Apt è stata negli anni garantita solo grazie ai ricavi derivanti dall’attività commerciale, in quanto i contributi pubblici, sia comunali che provinciali, non sono mai stati in grado di coprirne l’intero ammontare». Secondo i giudici la Procura avrebbe dovuto «effettuare un’analisi approfondita del bilancio, dei centri di costo, nonché dei vari giustificativi di spesa al fine di poter ottenere un riscontro inconfutabile della propria tesi accusatoria».
L’indagine della Procura aveva preso le mosse da numerose segnalazioni del consigliere del Patt, Dario Maestranzi, che a maggio aveva scritto una lettera all’allora sindaco Alessandro Andreatta chiedendo lumi sulla gestione dei contributi all’Apt. Ma per i giudici il Comune ha operato correttamente e così la dirigente che ha rispettato rigorosamente la procedura. Inoltre «la contestata mancata attivazione dei controlli — sostiene la Corte — non ha inficiato la destinazione delle risorse alle finalità di interesse pubblico previste dalla normativa comunale e provinciale».