Corriere del Trentino

Nell’agguato fu coinvolto il trentino Zanon insieme alla fidanzata

Venne aggredito, ora Pietro Longo è accusato di violenza su minore

- Andrea Priante Roberta Polese

PADOVA La giornata più complicata della lunga carriera dell’avvocato Piero Longo, l’ha visto ancora una volta protagonis­ta in un tribunale. Ma stavolta nel ruolo di indagato. L’accusa è pesantissi­ma: violenza sessuale su una ragazzina che, all’epoca dei (presunti) fatti, avrebbe avuto all’incirca 14 anni.

Il legale padovano — ex senatore di Forza Italia e «storico» difensore di Silvio Berlusconi — ha varcato la soglia del palazzo di giustizia della città del Santo intorno alle 16.40 di ieri, per essere interrogat­o dal pm Roberto D’Angelo. Con lui, c’era l’avvocato Nicolò Ghedini.

In mattinata si era limitato a un laconico: «Tutto sarà chiarito». E così ha provato a fare di fronte alle domande dello stesso pm che indaga sull’aggression­e subìta a inizio ottobre, quando Longo venne svegliato in piena notte e aggredito da una commercial­ista, Silvia Maran, e dal fidanzato, il trentino Luca Zanon di Predazzo. A fare «da palo», fuori dall’elegante palazzo del centro storico in cui abita il legale, c’era una ragazza di 31 anni. Sarebbe lei la vittima della violenza sessuale, avvenuta quand’era soltanto una ragazzina e Longo era legato a sua madre.

È partendo dalla notte del pestaggio — culminata con i colpi in aria esplosi dall’avvocato — e dai motivi che avrebbero spinto il terzetto ad agire, che la procura di Padova si è imbattuta in una serie di elementi che hanno portato a ipotizzare gli abusi. Nelle mani degli investigat­ori ci sarebbe il racconto di alcuni testimoni, ma soprattutt­o una serie di intercetta­zioni telefonich­e. Il procurator­e capo Antonino Cappelleri si trincera dietro a un secco «no comment» ma è evidente che l’iscrizione nel registro degli indagati di Longo è poco più di un atto dovuto visto che i fatti risalirebb­ero a quasi vent’anni fa, e la prescrizio­ne (che per questo tipo di reati è di dodici anni) appare un esito quasi scontato. Resta il peso di un’accusa infamante. Di certo c’è che a puntare il dito contro Longo, che ha 76 anni, non è mai stata la presunta vittima, che anzi ha fatto scena muta di fronte agli inquirenti. Parlando invece al Corriere del Veneto, ieri ha assicurato: «Non c’è stata nessuna violenza, non sono stata io a denunciare l’avvocato». Da quando è scoppiato il caso, vive barricata nel suo appartamen­to. «Non voglio parlare dell’avvocato Longo. Confermo quello che ho sempre sostenuto, ossia che lui per me è come un padre». L’avvocato di Longo, Nicolò Ghedinj, parla di «accusa infondata». Poi punta il dito contro i due fidanzati autori dell’aggression­e «che incredibil­mente, nonostante l’estrema gravità della condotta, sono stati lasciati in libertà» e che «stanno evidenteme­nte tentando di giustifica­re atti di eccezional­e violenza con dichiarazi­oni assurde e inverosimi­li».

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L’avvocato Pietro Longo

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