«Sci, vogliamo partire anche se i rischi sono tanti»
Gli impiantisti: «Apertura il 15 dicembre? Vedremo in base a protocolli e contagi»
TRENTO Il tono — di tutti — tradisce l’incertezza. E una fatica che è soprattutto legata a variabili ancora oggi fuori dalla portata dei singoli imprenditori: se un tempo a impensierire gli impiantisti era soprattutto il meteo — dalla neve al freddo — oggi gli occhi sono rivolti altrove. Agli interlocutori politici e sanitari, che nel giro di dieci giorni dovranno presentare quei protocolli di sicurezza tanto attesi da chi, a stretto giro di posta, dovrà decidere se e come impostare una stagione invernale costellata di punti di domanda. Ma anche all’andamento dei contagi, fattore determinante per dare avvio o chiudere definitivamente l’attività 2020-2021 degli impianti da sci. «Noi ci stiamo preparando — ammette Valeria Ghezzi, presidente Anef (Associazione nazionale esercenti funiviari) — ma le incognite sono ancora tante». Incognite che toccano da vicino anche i 700 lavoratori stagionali degli impianti a fune.
Gli impiantisti
A rilanciare la prospettiva di un inverno sulla neve, nonostante il coronavirus, martedì è stato l’assessore provinciale Roberto Failoni. Fissando l’obiettivo di una apertura unitaria degli impianti — il 15 dicembre — e annunciando un contributo di 5 milioni per permettere agli impiantisti di produrre neve artificiale in modo da essere pronti a partire quando sarà possibile. «La data indicata dall’assessore è di buonissimo auspicio — sospira Ghezzi — ma non so se sarà quella». Anche perché prima si dovranno valutare i protocolli «e capire se saranno gestibili». E si dovrà tenere d’occhio la curva epidemiologica, «perché se i contagi saranno alle stelle — osserva la presidente — il protocollo non servirà». Tutto dunque è ancora in forse, su un terreno scivolosissimo. «Ma noi ci stiamo preparando comunque» assicura Ghezzi. Si lavora sul fronte sicurezza. E sulla neve. «Un aspetto, quest’ultimo, molto impegnativo» dice Ghezzi. Perché i 5 milioni della Provincia coprono solo una parte dei 25 milioni necessari per innevare l’intero demanio sciabile trentino. Ma soprattutto non coprono i rischi: «Se apriamo i 5 milioni non ci servono nemmeno. Ma se non dovessimo aprire? Il costo della neve è tutto a carico degli impiantisti: la cifra stanziata dalla Provincia ci aiuta, ma ci lascia la paura e la preoccupazione di non aprire». Per questo, paradossalmente, «il caldo di questi giorni ci aiuta: ci evita scelte difficili». Concorda Luca Guadagnini. «Non ci sono finestre di freddo all’orizzonte — prospetta il presidente degli impiantisti di Confindustria — e speriamo che nel frattempo tutte le caselle si incastrino per capire gli scenari di una stagione che sarà probabilmente a ranghi ridotti». Guadagnini, come Ghezzi, attende i protocolli di sicurezza: «Vediamo quali limitazioni porterà». Con un occhio alla situazione dei contagi. E agli aiuti provinciali sulla neve artificiale: «È stata una nostra richiesta. È un
Ghezzi
I 5 milioni della Provincia ci aiutano ma non ci tolgono la paura