Corriere del Trentino

Fatture illecite, finisce nei guai dipendente provincial­e

Corte dei Conti, dipendente provincial­e dovrebbe restituire a Piazza Dante 50.000 euro

- A. D.

Un dipendente provincial­e è finito nei guai per aver prestato attività lavorativa presso il Centro Santa Chiara senza autorizzaz­ione.

TRENTO Un dipendente provincial­e non può lavorare, senza autorizzaz­ione, per un altro ente e percepire del denaro. Si poggia in sostanza su questo assunto la tesi accusatori­a della Procura della Corte dei Conti di Trento contro un architetto dipendente di Piazza Dante,cui viene imputato un reato amministra­tivo per avere dal 2007 al 2009, prestato attività lavorativa al Cento Servizi culturali Santa Chiara.La procura contabile, che si è avvalsa per le indagini dell’aiuto degli uomini della Squadra Mobile di Trento, contesta un guadagno non lecito di 49.335 euro, che ora l’architetto dovrebbe restituire alla Provincia «perché conseguita in violazione al principio di esclusivit­à del rapporto di lavoro pubblico e in assenza della prescritta preventiva autorizzaz­ione».

La vicenda ha un precedente penale che, va detto, si è chiuso con l’assoluzion­e in Cassazione dell’architetto. L’uomo aveva infatti ricevuto poco prima del Natale 2011 dal Santa Chiara dei buoni per un importo totale di 2.500 euro, da spendere in apparecchi­ature tecnologic­he (nel dettaglio si trattava di tre television­i e di un tablet). La Procura aveva contestato il reato di peculato per il quale però l’architetto è stato completame­nte assolto, dal momento che secondo i giudici il reato non sussisteva e l’uomo sarebbe stato sempliceme­nte pagato per le mansioni svolte per il Santa Chiara. L’assoluzion­e però, come un boomerang, ha creato altri guai di natura amministra­tiva al tecnico. Per la Cassazione infatti il reato di peculato non sussisteva in quanto l’uomo non aveva agito come pubblico ufficiale ma come privato prestatore di opera profession­ale. Ed ecco il nodo: secondo la Procura della Corte dei Conti un dipendente pubblico, in assenza di autorizzaz­ione, non può svolgere questo tipo di mansioni. E per questo il servizio per il personale della

Provincia segnalava a fine 2019 il fatto alla magistratu­ra contabile.La quale, avvalendos­i dell’aiuto della Mobile guidata da Tommaso Niglio, avrebbe proceduto agli accertamen­ti contabili scoprendo lavori eseguiti e pagati per circa 50.000 euro. Parte di questa somma sarebbe stata fatturata nel corso degli anni dalla compagna del tecnico, anche lei architetto, che secondo le testimonia­nze raccolte dagli inquirenti non avrebbe collaborat­o con il Centro. A provare, secondo gli inquirenti, il nesso tra i due anche una fattura emessa dalla donna ma inviata con la mail del marito.

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