«Export, calo del 30% a fine anno Con il lockdown forniture a rischio»
Confindustria e Assoimprenditori allarmate. Giudiceandrea: «Più colpita l’industria di macchinari»
TRENTO La contrazione del volume d’affari delle imprese trentine e altoatesine trova corrispondenza nel calo dell’export. Se la seconda ondata proseguirà, la diminuzione dei flussi commerciali in uscita registrato nel secondo trimestre andrà a consolidarsi, finendo per diventare la fotografia dell’intero anno, «con una perdita anche del 30%» . Sono queste le sensazioni del presidente di Assoimprenditori Alto Adige, Federico Giudiceandrea, e del direttore di Confindustria Trento, Roberto Busato, di fronte agli scenari aperti dalla pandemia. «Anche perché precisa Busato — un calo del Pil del 10% andrà a pesare inevitabilmente sul fronte produttivo».
In Alto Adige, le aziende hanno chiuso il secondo trimestre con un -21% alla voce export. In Trentino la contrazione è arrivata fino al 27,7%. Le limitazioni alla mobilità e la sofferenza dei mercati internazionali tratteggiano la crisi delle esportazioni. «I limiti alla mobilità influiscono sulle forniture, ma anche sulla messa in funzione dei macchinari e sulla formazione del personale — nota Giudiceandrea — Per questo le imprese più penalizzate sono quelle che producono impianti a fune, impianti per l’innevamento o qualsiasi altro tipo di macchinario che necessiti di lavoro tecnico sul posto». La seconda criticità , invece, «nasce dalla combinazione tra il crollo del Pil e la difficoltà dei clienti, a causa della scarda liquidità a disposizione», aggiunge l’imprenditore altoatesino.
Particolarmente esposte anche le imprese trentine. «Per le aziende esportatrici il calo del fatturato nel 2020 ha raggiunto la media del 15-20%, con punte del -40%». Il direttore di Confindustria Trento restringe poi il raggio di preoccupazione al contesto nazionale. «Lo stesso problema che riscontriamo con l’export si traslerà anche sul piano nazionale se ci sarà un nuovo blocco al movimento tra regioni. Basandoci sull’esperienza di quanto accaduto durante il primo lockdown,
Busato Per le aziende trentine esportatrici il calo del fatturato nel 2020 ha raggiunto il 15-20%, con punte anche del - 40%
con la chiusura di regioni come Veneto e Lombardia, da cui le nostre imprese si approvvigionano di tante materie prime o semilavorati, avremo problemi di fornitura», continua Busato.
Con le prime zone rosse e l’orizzonte sempre più nitido di un lockdown totale, il fronte delle forniture allarma. «Si notano già i primi ritardi», sottolinea il presidente di Assoimprenditori. In più, «in Alto Adige abbiamo diversi cantieri in cui lavorano ditte provenienti da altre regioni d’Italia», che non sarebbero certo agevolate da un nuovo blocco.
È però il fronte estero a destare le maggiori preoccupazioni tra gli industriali trentini e altoatesini. «I rapporti commerciali con la Germania, ora che l’Italia è stata definito paese a rischio, sono più farraginosi: per andare in visita per motivi di lavoro bisogna presentare l’esito del test, per il cui risultato occorrono almeno due giorni. Le aziende sono indebolite dalla prima ondata, hanno già fatto ricorso alle riserve e perciò arrivano alla seconda ondata in maniera più esposta. Se dovesse esserci un blocco della produttività in Alto Adige sarebbe un disastro: a quel punto, visto che all’estero lavorano, rischiamo addirittura di perdere i clienti», conclude Giudiceandrea.
Nonostante lo sforzo per mantenere aperte le porte dei mercati esteri, in primis di quello europeo, la pandemia ha aumentato l’esposizione di certie industrie export-oriented alla crisi. In Trentino «diminuisce la richiesta di componentistica del settore automotive mentre aumenta la domanda di componentistica della casa. I produttori di macchinari complessi, che necessitano di fare il montaggio e gestire la manutenzione ci segnalano le maggiori difficoltà, perché non possono mandare all’estero le squadre di operatori».
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