Corriere del Trentino

Benzina contro la compagna per punirla, a processo

Le accuse: tentato omicidio e maltrattam­enti. Nel 2019 la donna finì in ospedale con tre costole rotte

- Dafne Roat

TRENTO «La prossima volta che ti vedo ti ammazzo». L’aveva promesso, ma non era la prima volta che la minacciava. Quel giorno, però, il 29 maggio scorso, il trentacinq­uenne si era presentato a casa della donna, in via Bertagnoll­i a Mezzolomba­rdo con una bottiglia di benzina, la conferma della volontà di punire quella donna, di qualche anno più grande di lui, di cui si era innamorato ma che voleva lasciarlo.

Lei, 46 anni, con un figlio, dopo tre anni difficili, aveva trovato il coraggio di dire basta. Ma il trentacinq­uenne non si dava pace. E così aveva deciso di pulirla.

L’atto d’accusa della Procura traccia i contorni di un quadro drammatico, di un rapporto complesso, fragile, fatto di liti e percosse, di minacce e violenze. Un amore malato, distorto, un dramma che quel giorno di fine maggio ha rischiato di trasformar­si in tragedia. Il trentacinq­uenne voleva uccidere l’ex. Ne è convinta la pm Maria Colpani che ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato, firmato dal gip Claudia Miori, per tentato omicidio aggravato, maltrattam­enti, minacce e lesioni aggravate. Nell’atto d’accusa gli inquirenti ricordano la storia difficile e dolorosa della coppia costellata da episodi di violenza. Uno dei più gravi risale all’agosto del 2019 quando l’uomo, secondo quanto ricostruit­o, aveva picchiata brutalment­e la compagna rompendole tre costole. La donna era finita in ospedale e per questo episodio si era aperto un procedimen­to penale, tuttora pendente. Sempre nel 2019, tra ottobre e dicembre, il trentenne avrebbe aggredita e insultata pesantemen­te la convivente minacciand­ola di morte quando lei, esasperata, lo aveva accusato di bere troppo. Bastava poco ad accendere la miccia e far esplodere la rabbia cieca dell’uomo. Spesso, secondo quanto ricostruit­o nell’atto d’accusa, l’uomo si attardava nei bar ingerendo alcolici fino a tarda notte, così lei usciva di casa per cercarlo e ogni volta che lo trovava lui perdeva la testa e la schiaffegg­iava.

Per mesi la vita della donna è stata costellata di litigi e botte, poi c’era stato un periodo di quiete. Ma è durato poco, fino a quel 29 maggio quando l’uomo avrebbe tentato di ucciderla. Quel giorno il trentenne era entrato in casa in preda all’ira, i due avevano litigato e lui l’aveva colpita con calci e pugni, poi aveva tentato di soffocarla. L’aveva colpita anche con il manico del coltello, infine l’aveva cosparsa di benzina. Il terrore negli occhi e la disperazio­ne, la donna aveva reagito togliendo il coltello e colpendolo alla spalla. A quel punto l’uomo era uscito di casa in cerca di un accendino mentre lei si era barricata. Il trentacinq­uenne aveva cercato di aprire la porta con la lama, ma le urla disperate di lei dal balcone avevano allertato i vicini. Ora l’uomo dovrà affrontare un processo e le accuse sono pesanti. La difesa, sostenuta dagli avvocati Giuseppe Benanti e Nicola Degaudenz, dovrà decidere se chiedere un rito alternativ­o. L’udienza è fissata per febbraio.

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Il luogo dove è avvenuta la violenta aggression­e della donna
La casa Il luogo dove è avvenuta la violenta aggression­e della donna

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