Corriere del Trentino

Burro, frutta, zucchero e cannella Tra Lebkuchen, Brazedel e Zelten la magia dei dolci della tradizione

- di Francesca Negri

Il Natale è un momento magico in Alto Adige: rituali, tradizioni, scenari riempiono l’aria creando atmosfere da favola. Qui un tempo – più di oggi – c’era la tradizione di preparare i dolcetti natalizi in casa: la prima domenica di Avvento ogni donna iniziava a confeziona­re i Lebkuchen, biscotti che necessaria­mente bisogna fare all’inizio di dicembre perché hanno ingredient­i particolar­i e sono duri appena preparati, ma con il tempo e riposti in scatole di metallo, insieme a una mela che toglie l’umidità, si ammorbidis­cono. Era quasi una gara, quella che facevano le sudtiroles­i nel periodo di Avvento, per chi ne faceva di più e dalle forme più fantasiose: una tradizione mutuata dai paesi tedeschi, dove i Lebkuchen, sono nati.

Più rigido, invece, il Natale in Trentino: un tempo la vigilia era osservata con digiuno e astinenza e la sera non si facevano né cene né cenoni. Erano sospese le veglie e i filò, scendeva sul paese una quiete solenne: a Natale non si facevano doni, ma a Capodanno. I giorni fra le due feste era tutto un fervore di preparativ­i, per lo più a carattere culinario. Il dono tradiziona­le era «el

Riti e memoria In Trentino-Alto Adige l’usanza di fare le torte in casa per Natale

brazedel», una grossa ciambella di pane intrecciat­o, dolce, che le donne, tornando dal mercato, portavano con disinvoltu­ra infilandol­a nel braccio. Il regalo era detto «la bona man» e alle ciambelle si accompagna­va un libro, un indumento, di rado qualche oggetto prezioso. Se i Lebkuchen sono un dolce tipico esclusivam­ente dell’Alto Adige e il Brazedel del Trentino, a unire Trento e Bolzano ci pensa invece lo Zelten, altro tipico dolce natalizio nato attorno al Settecento, come testimonia un manoscritt­o conservato nella biblioteca comunale di Rovereto. I preparativ­i per allestirlo, a cui partecipav­a tutta la famiglia, erano solenni, alla vigilia di San Tommaso (21 dicembre). Un tempo lo Zelten, una volta ben modellato e confeziona­to, veniva segnato con una croce al centro e benedetto con l’acqua santa, quindi messo a cuocere. Il dolce veniva poi benedetto nuovamente per altre tre volte, la Vigilia di Natale, di Capodanno e dell’Epifania, per poi essere tagliato e consumato il 6 gennaio. Il suo nome risale al termine tedesco «selten» (talvolta) e sottolinea l’eccezional­ità della sua preparazio­ne. Tipico pane di frutta, la sua usanza è diffusa in tutto il Trentino-Alto Adige, motivo per cui è difficile codificare una ricetta canonica, dato la varietà degli ingredient­i che cambiano da valle a valle e da famiglia a famiglia. Una base comune si rintraccia nella presenza nell’impasto di farina (a Trento si fa con la farina bianca, a Bolzano con quella di segale), uova, burro, zucchero, lievito e noci, fichi secchi, mandorle, pinoli e uva sultanina. In Alto Adige lo Zelten assume varie forme: a cuore, ovale, rettangola­re.

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