Favola Sinner: «Sono felice» Il primo coach: «Orgoglioso»
Battuto Pospisil, al talento pusterese l’Atp di Sofia: è il più giovane italiano di sempre «Partita dura e complicata, ora sono felice». Commosso il suo primo coach: «Orgoglioso di lui»
Ci sono attimi che appartengono solo ai fuoriclasse. Jannik Sinner ieri, a Sofia, se li è presi tutti in quel tiebreak finale, al cardiopalmo solo per chi era a casa o seduto a distanza sulle tribune dell’Arena Armeec, non certo per lui, il Baronetto (rampante) Rosso, che proprio in quei minuti ha cannibalizzato il bombardiere Pospisil negli unici due turni di battuta a cui al canadese, gran servitore, non è entrata la prima.
Jannik un fuoriclasse lo è. Un predestinato che infila record su record di precocità. Ieri con la vittoria – 6-4, 3-6, 7-6(3) – al Sofia Open (250, cemento indoor), a soli 19 anni e tre mesi è il più giovane italiano di sempre a conquistare un titolo Atp, e il più giovane al mondo dal 2008, quando Nishikori s’impose a Delray Beach.
Il primo presumibilmente di una lunga serie, in una carriera che promette di essere luminosa. Per rendere l’idea dell’impresa, basta ricordare che il numero 1 al mondo Novak Djokovic vinse il suo primo Atp praticamente all’età di Sinner, a 19 anni e due mesi. E che un altro quotatissimo
Next Gen come Auger Aliassime, a 20 anni deve ancora riuscirci.
Il trofeo di Sofia è la ciliegina sulla torta di un 2020 che ha proiettato il ragazzo di Sesto Pusteria da numero 78 alla top 40 (chiuderà la stagione da 37 del mondo), ma senza i cinque mesi di stop per il Covid e se l’Atp non avesse consentito di mantenere i punti nei tornei non giocati, sarebbe già un top 20. Questione di (poco) tempo, comunque, con Jannik che ripartirà a gennaio con i tornei australiani.
Ma è la forza mentale che ogni volta colpisce di lui. Ieri ha rimesso in carreggiata una partita che sembrava scivolargli dalle mani e che i giocatori normali, anche più esperti, nove su dieci avrebbero perso. Sinner infatti, vinto agevolmente e senza straordinarietà il primo set, ha brekkato pure all’inizio del secondo: sembrava fatta, o quantomeno in discesa, ma lì forse il pusterese ha avuto un piccolo rilassamento che ha rinsavito Pospisil, che da quel momenturni to ha cominciato a cannoneggiare al servizio. Jannik ha spento la luce, ne ha approfittato il canadese che ha trovato immediatamente il controbreak, poi al sesto game un nuovo break (4-2) e infine si è preso il secondo set. Tutto da rifare per Sinner, che però non ha trovato l’interruttore neanche in avvio di terzo set, quando in grande sofferenza ha salvato due palle break. È tornato prepotente nei suoi di servizio solo dal quinto gioco, il pusterese, tanto è bastato per guadagnarsi il tiebreak, dove è stato freddo come il ghiaccio.
«È stata una partita dura, pesante, complicata, ma ora sono felice – ha detto durante la premiazione Sinner, composto come di consueto – questa vittoria la condivido con il mio team che mi supporta dentro e fuori dal campo. Oggi c’è il riconoscimento del lavoro che abbiamo fatto». C’è chi invece si lascia andare, quasi commosso. È Heribert Mayer, il primo coach di Sinner in Val Pusteria: «Sono orgoglioso di lui — dice — sa, l’ho allenato fino ai 14 anni, poi è andato via, a Bordighera. Non pensavo che un titolo potesse arrivare così presto, ma nei giorni scorsi agli amici ho detto che questa poteva essere l’occasione buona. Poi oggi ha giocato un tiebreak incredibile per maturità, ha sfruttato le uniche due seconde di Pospisil, ma è sorprendente fino a un certo punto: lui ha 19 anni solo sulla carta d’identità, di testa è già più grande».
Heribert Mayer: «Ha 19 anni solo sulla carta d’identità, di testa è già più grande»