Corriere del Trentino

«Servizi di conciliazi­one, serve un rafforzame­nto»

Lavoro femminile, l’invito di Grosselli (Cgil)

- Chiara Marsilli

La cura dei minori tra business e welfare è la nuova scommessa del Covid e del lavoro al femminile. Tra i fattori che tengono le donne lontane dal mondo del lavoro (nel 2018 il tasso di occupazion­e femminile in Trentino era del 61,7 a fronte di quello maschile del 74,6) spicca ancora oggi l’incombenza legata alla casa e ai figli. Un problema reso ancora più urgente dalla chiusura delle scuole, che nel periodo della pandemia ha costretto molte donne a rinunciare al lavoro o a cercare soluzioni alternativ­e per destreggia­rsi tra telelavoro e didattica a distanza. In questi mesi è stato massiccio il ricorso alle baby sitter, complice anche il bonus statale. Per accedere a tale bonus è necessaria l’iscrizione al Libretto Famiglia che prevede il pagamento tramite voucher e la scelta della baby sitter spesso segue logiche di passaparol­a e conoscenza diretta. Il mercato dell’assistenza domiciliar­e per i minori potrebbe invece essere sviluppato con successo, seguendo la stessa evoluzione compiuta dal mercato dell’assistenza per anziani. «Non è solo una questione di giustizia e di riequilibr­o del lavoro in nero — suggerisce Riccardo Salomone, presidente dell’Agenzia del lavoro —. Ma avrebbe un effetto su tutti gli attori del sistema economico, patronati, associazio­ni e agenzie di lavoro interinale. Il business potrebbe aumentare la produttivi­tà di tutto il territorio».

«L’idea ha senso — approva Andrea Grosselli, segretario della Cgil — e va percorsa ogni strada che possa regolament­are il lavoro grigio e il lavoro nero. L’immagine che ho in mente è quella di altri paesi europei più sviluppati di noi, dove questo impiego è un lavoro in chiaro a tutti gli effetti, svolto in particolar­e da giovani che stanno studiando e che in questo modo possono integrare un reddito alla famiglia, fare un’esperienza lavorativa e iniziare ad accumulare contributi previdenzi­ali».

Ma lo sguardo del sindacalis­ta va oltre alla sola regolament­azione burocratic­a del mondo delle baby sitter. «Confidiamo che l’emergenza termini e si possa tornare a ragionare in termini di normalità, e la normalità deve passare per il potenziame­nto dei servizi di conciliazi­one vita-lavoro» chiarisce Grosselli. Nidi, scuole dell’infanzia, estensione del tempo pieno anche per i bambini delle elementari, strutturaz­ione di piani aziendali in grado di conciliare gli orari di lavoro con quelli delle scuole: ecco gli strumenti per garantire un pieno e sereno rientro alla quotidiani­tà profession­ale di tanti genitori, ma anche per incentivar­e le assunzioni femminili e la risalita del tasso di natalità. «Solitament­e una baby sitter non può dare al bambino quei momenti sociali che sono importanti­ssimi per lo sviluppo e che sono invece garantiti dai servizi collettivi di cura, seguiti da persone che hanno studiato per quel lavoro — ricorda il segretario —. Negli anni sul territorio sono stati previsti diversi servizi per l’infanzia, sia con soggetti pubblici sia con privati convenzion­ati. Abbiamo già un quadro flessibile che va potenziato. Bisogna arrivare anche nelle aree non urbane con servizi capillari: solo così si sostiene la natalità e si potenzia il lavoro delle donne».

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