Corriere del Trentino

Da Ferragosto ad oggi due terzi dei contagi I decessi sono già 151

Dai cluster nel settore carni alla zona rossa di Cembra Ruscitti: oggi più positivi, preoccupa l’ambito familiare

- Di Marika Damaggio

Da Ferragosto ad oggi i contagi da Covid-19 hanno subito un’a decisa escalation. Si contano più di 8.700 casi di positività al coronaviru­s e i decessi sono già 151. «Contiamo di aver raggiunto il plateau, gli effetti si vedranno tra dieci, quindici giorni», spiega il direttore del Dipartimen­to salute, Giancarlo Ruscitti. E aggiunge: «Preoccupa l’ambito familiare».

TRENTO Le riaperture graduali dopo il lockdown, a maggio e giugno, lentamente hanno fatto dimenticar­e i decessi — sopra le medie nazionali — e i focolai divampati nelle case di riposo del Trentino in primavera. Un’estate più o meno nella norma ha così attenuato la paura della pandemia che, però, oggi è tornata a stravolger­e le routine degli ospedali, ponendo sotto stress i reparti.

Dal 15 agosto a oggi i numeri rendono l’idea della seconda ondata: 151 decessi (il primo, dopo mesi senza vittime, risale al 28 settembre) e 8.759 positivi. Tradotto quasi due terzi dei contagi totali che sono, da inizio pandemia, 14.383. Ma l’escalation è recente e la tensione sui nosocomi risale a circa un mese fa. Osservando la curva del contagio in Trentino si nota la linea piatta, dello zero, che ha accompagna­to le settimane torride di luglio. A fine mese, però, il primo cluster aziendale: dopo Bologna ed altre città italiane un focolaio alla Bartolini, nel settore dei corrieri. Fino a lì, però, il contagio è rimasto circoscrit­to. I viaggi e le vacanze, verso alcuni Paesi in cui s’era rivitalizz­ato il virus hanno imposto uno screening al rientro: con specifica ordinanza del ministro Roberto Speranza, datata 12 agosto, è stato reso obbligator­io il tampone per chi rientrava da Grecia, Spagna, Croazia e Malta. Non solo: il Trentino ha esteso il test volontario anche per chi tornava dalla Sardegna, uno dei luoghi più frequentat­i nell’estate italiana. Contestual­mente, dopo i corrieri altri cluster hanno contribuit­o alla crescita dei contagi: a fine agosto si son registrati i primi positivi nel settore della trasformaz­ione della carne (che a causa delle basse temperatur­e favorisce la sopravvive­nza del virus). Circa quattro le aziende coinvolte. Ma di pari passo sono divampati i focolai nell’ortofrutta.

«Fino a quel momento, però, la situazione era più che circoscrit­ta», riflette Giancarlo Ruscitti, direttore del dipartimen­to salute della Provincia. I focolai in ambito lavorativo sono stati infatti spenti e i protocolli di sicurezza, dai dispositiv­i di protezione individual­e alla distanza interperso­nale, nei luoghi di lavoro si sono rivelati sufficient­i per contenere la recrudesce­nza esplosa piuttosto in contesti informali. «Ciò che ci ha sorpreso — spiega Ruscitti — è la diffusione a livello familiare che rende complicato il contact tracing». A settembre a irrobustir­e i numeri c’è stato il ritorno in classe e, in particolar­e, i grandi flussi sui mezzi di trasporto.

Ma l’aumento della curva, mentre in Alto Adige iniziavano già a crescere i contagi, in Trentino è partito a ritmo sostenuto ad ottobre. E lo dimostrano i numeri. Il 15 ottobre i contagi complessiv­i, da marzo a oggi, erano 7.226, dieci giorni dopo, il 25 ottobre, erano già 8.414. E il 15 novembre 13.190. Un exploit legato principalm­ente ai contesti familiari e amicali, nell’analisi della task force. «A Cembra il focolaio è partito da una festa di laurea — ricorda Ruscitti — in ambito lavorativo o formale con il rispetto della distanza e delle misure di sicurezza i numeri sono stati contenuti, viceversa in contesti dove si abbassa la soglia di attenzione si sono verificati molto più casi». Come noto, a Cembra il 10 ottobre è scattato il cosiddetto «mini-lockdown» la prima zona rossa antesignan­a delle misure poi adottate a livello nazionale. Da Cembra sono seguiti altri focolai nelle case di riposo, che tanto hanno sofferto nella prima ondata ma che stavolta sono — più o meno — sotto controllo. Baselga di Pinè (attualment­e zona rossa) e Malè sono le due strutture che hanno maggiormen­te sofferto l’infezione. «Allo stato attuale il problema principale è il numero degli operatori infetti, ma l’estate di formazione è servita». Da settembre sono 509 gli ospiti contagiati (l’11%), 398 gli operatori colpiti dal virus.

A preoccupar­e, oggi, sono però i ricoveri. «Il sistema sanitario è inevitabil­mente sotto stress ma contiamo di aver raggiunto il plateau e vedere i risultati fra dieci-quindici giorni», spiega Ruscitti. Medicina e Geriatria sono i due reparti maggiormen­te in difficoltà. I ricoveri sono 455. Ma se le prime settimane della seconda ondata hanno lasciato «indenni» gli ospedali, i ricoveri sono iniziati a crescere esponenzia­lmente nell’ultimo mese. Il 15 ottobre erano 15, infatti, i ricoveri in malattie infettive. Oggi sono 365. In terapia intensiva il primo ricovero risale esattament­e a un mese fa e, oggi, sono giò 38. Il numero di pazienti ricoverati ha portato a continui riadattame­nti: i posti Covid ora saliranno a 600 e sono state attivati reparti con tre cliniche private (San Camillo, Villa Bianca, Solatrix). Tutto ciò ha inevitabil­i impatti sulla sanità ordinaria: sono state sospese le visite specialist­iche che non siano urgenti (Rao A e Rao B). Ancora: sono stati sospesi gli interventi chirurgici negli ospedali periferici e, a Cles e Cavalese, sono stati chiusi i punti nascita. «Rispetto a marzo — riflette Ruscitti — dove avevamo meno positivi ma molti più decessi, stavolta abbiamo un’incidenza molto più alta». Complici anche gli spostament­i e le attività inibite a marzo. Ma fra poco si vedranno gli effetti positivi sui tre Comuni in lockdown da lunedì mattina: Baselga, Castello Tesino e Bedollo sono infatti le tre zone rosse trentine.

Il dirigente «Contiamo di aver raggiunto il plateau, gli effetti si vedranno fra 10-15 giorni»

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