Screening in Alto Adige, prima giornata con 103mila adesioni
Gli altoatesini hanno fatto il loro dovere. Sono stati 103mila (quasi il 30% del totale) a recarsi in uno dei 184 punti previsti per il test rapido di massa deciso dalla Provincia per bloccare l’emorragia di contagi. Sono risultati positivi l’1,5% delle persone teste (poco più di 1500 casi). Nessun problema particolare è stato registrato, qualche coda a Laives. Oggi e domenica si replica.
Widmann «Stiamo riuscendo in una impresa che è storica»
Alla fine della prima giornata di test in Alto Adige il risultato è impressionante. Sono 103.580 le persone che si sono sottoposte allo screening di massa organizzato dalla Provincia di Bolzano insieme all’Asl. Ma a stupire è anche la bassa percentuale di positivi, solo l’1,5% del totale, in tutto 1.572 persone. Per loro inizia ora una quarantena di 10 giorni, riconosciuta dall’Inps come malattia. «Non sappiamo bene cosa aspettarci, i conti li faremo alla fine. Possibile che nella prima giornata siano arrivate molte persone già testate in precedenza» commenta a caldo Patrick Franzoni, il medico responsabile della campagna di test che ieri ha girato la città insieme all’assessore Widmann per monitorare la situazione sul campo.
A parte qualche ritardo nella partenza e nella comunicazione dei dati, si può dire che la macchina organizzativa ha funzionato egregiamente. «Merito di tutti coloro che hanno collaborato al progetto ma anche dei cittadini che si assumono le loro responsabilità» sottolinea l’assessore alla Salute Thomas Widmann convinto che l’obiettivo di fermare il Covid attraverso i test di massa sia ora più raggiungibile. «Stiamo riuscendo in un’impresa storica: è importante che la partecipazione resti alta» aggiunge.
I numeri della prima giornata sono da capogiro. Settecento tra medici e infermieri impiegati a cui si aggiungono 39 operatori dell’Agenzia provinciale per la Protezione Civile, 650 membri dei Corpi dei Vigili del Fuoco volontari, 261 membri della Croce Bianca e della Croce Rossa più centinaia di amministrativi di Provincia, Comuni e Asl che hanno curato l’immissione dei dati nel sistema. La
Protezione Civile ha distribuito 1,3 milioni di guanti, 358.000 test, 8.700 tute protettive, 9.300 camici di protezione, 120mila maschere chirurgiche, 12.000 maschere con filtro FFP2, 15.000 maschere con filtro FFP3, 4.100 visiere, 3.500 bottiglie di disinfettante per superfici, 7.000 litri di disinfettante per le mani, 3.500 rotoli di panno carta, 8.700 contenitori per rifiuti infetti e 3.500 rotoli di adesivo per i camici protettivi.
La speranza di tutti è che con questi test si riesca ad abbassare il ritmo dei contagi in modo da passare un Natale il più possibile normale. Per il turismo e tutta l’economia montana sarebbe una boccata di ossigeno.
E proprio il turismo — in particolare la prossima stagione sciistica — è sotto la lente. Dell’Alto Adige, del Trentino, così come di tutti quei territori che hanno nello sci il punto cardine dell’inverno. Non a caso, proprio di questo — e in particolare dei protocolli che si dovranno osservare sulle piste — si tratterà lunedì nel corso della Conferenza Stato-Regioni. Nella bozza di protocollo è prevista la capienza al 50% delle funivie e limiti agli skipass. Se la stagione partirà, non accadrà probabilmente prima di Natale con la possibilità di slittare a gennaio.
Turismo invernale Lunedì il destino della stagione sciistica sarà affrontato dalla Conferenza Stato-Regioni: sotto la lente i protocolli sulle piste