Le note di Nardi per le storie dei migranti
Il trentino Carlo Nardi e la colonna sonora di «Il salto»
Dodici storie di migranti raccontate dal regista trentino Andrea Andreotti, con le musiche scritte ed eseguite da un altro trentino, il musicista Carlo Nardi. Il film è Il Salto/the Leap, prodotto dalla trentina Filmwork. In attesa dell’uscita del film, rimandata causa Covid, su YouTube stanno però per arrivare le musiche originali della colonna sonora.
Carlo Nardi, quali storie sono narrate nel film accompagnate dalla sua musica? «Il film presenta dodici storie di migranti che vivono a
Trento, scoprendo le diverse psicologie di chi ha deciso di partire. Il regista ha scelto di dare voce a chi ha vissuto e continua a vivere sulla propria pelle l’esperienza migratoria».
Come ha lavorato alla colonna sonora?
«Nella scorsa primavera ho rimesso mano ai brani che avevo realizzato per il film. Per ognuno dei protagonisti avevo composto un tema e delle variazioni. Per ragioni di regia, come spesso capita, non tutti i temi sono stati inclusi nella versione finale del documentario».
Ha conservato materiale sonoro inedito?
«No. Le musiche conservano
un legame indissolubile con il progetto per cui sono state ideate. La mia colonna sonora ha per questo una veste completa e organica. Oltre tutto registrata con l’etichetta Cinevox Record, che ha in catalogo opere di Morricone, Cipriani, Goblin e altri».
Il brano »Europa» richiama in un frammento «Lilac Wine» di Nina Simone.
«Nina Simone parla di un amore perduto, mentre io considero che ogni partenza implica la perdita degli affetti che si lasciano a casa, delle certezze, come la lingua e le norme culturali, che regolano le aspettative quotidiane, e spesso anche della speranza di migliorare la propria vita, quando si scontra con le difficoltà burocratiche, i pregiudimusica
zi e il razzismo nella terra di destinazione».
Ha un metodo particolare di composizione musicale?
«Durante l’isolamento forzato del lockdown, lavorando a questi brani mi sono immaginato di dialogare musicalmente con i protagonisti del documentario, come se le musiche scaturissero da questo incontro virtuale. Fare da soli però è piuttosto frustrante e, in fondo, ha poco senso. Non vedo l’ora di rimettermi al lavoro con il resto della mia band, Les Jeux Sont Funk, con i quali siamo a un passo dal terminare il nostro secondo album».
Dove si ascolterà il disco?
«L’album sarà disponibile in streaming o download sulle principali piattaforme digitali. Si tratta quasi di una scelta forzata: pur riconoscendo certi vantaggi del digitale, da ascoltatore ho sempre preferito il supporto fisico, in particolare il vinile, che per quanto riguarda la mia attività di deejay costituisce parte dell’equipaggiamento lavorativo. La cosa più importante per un artista però è la distribuzione: è inutile stampare centinaia o migliaia di copie se poi rimangono in una cantina a impolverarsi».
E il rapporto con il pubblico?
«La diminuzione degli spazi per gli spettacoli dal vivo è un problema per gli artisti indipendenti come me, non solo per la perdita degli ingaggi ma anche per la privazione del rapporto diretto col pubblico. Per questo sono grato alla due etichette con cui collaboro, Cinevox Record e Irma Records, per avermi aiutato a portare a un pubblico più ampio le mie musiche».
Scelte
Per ognuno dei dodici protagonisti del film di Andrea Andreotti avevo composto un tema e delle variazioni