Funivie, Failoni rilancia «Capienza oltre il 50%» Ma ieri ancora 14 decessi
Ieri confronto tra assessori dell’arco alpino: «C’è sintonia» Si punta a togliere l’obbligo di distanziamento tra familiari
Si punta al Natale per l’apertura degli impianti da sci. Domani i protocolli di sicurezza per le piste saranno analizzati dalla Conferenza StatoRegioni. «L’arco alpino è in sintonia» assicura l’assessore Roberto Failoni, che punta ad allargare la capienza delle cabinovie almeno ai due terzi. E che spera di aprire per le festività: «Ma sarà la curva del contagio a dircelo». Ieri intanto sono stati 14 i decessi. Con il presidente Maurizio Fugatti che ha chiesto responsabilità: «Teniamo duro, essere zona gialla non equivale a un liberi tutti».
Le incognite sono ancora tante. E non tutte legate al Covid: fatta eccezione per le ultime ore di freddo, le temperature miti di questo autunno hanno rallentato i preparativi di una stagione turistica che già si preannuncia difficile. Ma è la pandemia, naturalmente, ad aver moltiplicato i punti di domanda sull’avvio dell’inverno sugli sci, tra regole, mobilità tra regioni e protocolli. Proprio questo sarà domani il punto cardine della Conferenza delle Regioni — e poi dello Stato-Regioni —, che dovrà esaminare il protocollo delle misure anti-contagio da far rispettare sulle piste: un documento che prevede, tra le altre cose, la capienza al
In pista Guadagnini: «Il ponte dell’8 dicembre ormai lo abbiamo dato per perso»
50% delle cabinovie, l’uso delle mascherine e il distanziamento applicato anche ai nuclei familiari. «La volontà è quella di chiudere la partita con l’ok al protocollo anche da parte del comitato tecnico scientifico. Da quel momento avremo delle regole certe su come aprire in massima sicurezza» mette in chiaro l’assessore provinciale Roberto Failoni, che ieri mattina ha fatto il punto della situazione con gli assessori dell’arco alpino in vista dell’appuntamento di domani. Fissando alcune richieste: «Il distanziamento tra familiari è da rivedere, mentre la capienza va portata ai due terzi». E ribadendo un punto fermo: «Per l’apertura della stagione — sottolinea Failoni — tutto dipenderà dalla mobilità regionale».
Regioni e Province
«Tra territori c’è piena sintonia» assicura l’assessore, che si è confrontato con i colleghi di Alto Adige, Lombardia, Veneto, Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia in vista della conferenza di domani mattina. «È evidente — ricorda Failoni — che l’attenzione va posta sull’aspetto sanitario. E l’indice Rt deve scendere sotto la soglia dell’1». Solo con queste premesse si potrà ragionare davvero di una stagione sciistica. Non solo: servirà, naturalmente, anche l’apertura dei confini regionali. Perché per quanto sciatori, i trentini da soli non possono bastare a co
Locali Bonaventura: «La chiusura alle 18 per noi è una condanna a morte»
prire le spese sostenute dagli impiantisti per avviare l’attività (il solo innevamento artificiale, in provincia, vale 25 milioni). Detto questo, se si partirà, le regole di comportamento saranno rigidamente disciplinate dal protocollo che sarà esaminato domani. E che fissa subito un limite: niente sci amatoriale nelle zone rosse. Nelle altre zone, gli impianti dovranno avere una portata del 50% per le «tipologie chiuse» (con uso di mascherina), mentre le seggiovie potranno avere portata massima al 100% ma usando la mascherina. Distanziamento obbligatorio anche tra familiari. Mentre per la vendita degli skipass si dovrà fissare un tetto massimo giornaliero. «Se il protocollo verrà approvato, le regole saranno quelle» spiega Failoni. Che però, insieme agli altri assessori, punta a qualche modifica: «Chiediamo che la capienza sia ai due terzi e non al 50%. E che il distanziamento non sia previsto tra familiari». Con un obiettivo preciso: «La volontà, contagi permettendo, è partire a Natale».
Gli impiantisti
Il Ponte dell’Immacolata, dunque, ormai è stato depennato. «Non si prende nemmeno in considerazione» allarga le braccia Luca Guadagnini, presidente degli impiantisti di Confindustria. Che ribadisce l’intenzione della categoria di tenere duro e provare ad
aprire («La finestra di freddo di queste ore è stata usata da tutti per testare e avviare gli impianti, pur nell’incertezza»). E si inserisce nella trattativa sulla capienza degli impianti: «Abbiamo chiesto alla parte politica di avere un margine maggiore, almeno in zona gialla. Avere una portata più alta ci consentirebbe tra l’altro di ridurre le code e dare maggiore fluidità». Considerato che, aggiunge Guadagnini, «la durata delle corse non è mai superiore agli otto minuti e quindi la possibilità di contagio è ridotta». Ci sono però i «ma». Pesanti. E già sottolineati anche dall’assessore. «Ha senso aprire — dice il presidente degli impiantisti — se la tensione sulle strutture sanitarie è minore di quella attuale». Perché sulle piste c’è anche chi si fa male e caricare ospedali già allo stremo sarebbe impensabile. «Inoltre è necessario che le nostre regioni di riferimento non siano né rosse né arancioni». Che ci si possa muovere in Italia, insomma. Guardando alle feste: «Perdere il Natale sarebbe un grosso problema. Ma la decisione sarà legata alla curva del contagio».
Il commercio
Intanto ad attendere risposte sono baristi e ristoratori, che hanno inviato una lettera a Failoni e al governatore Maurizio Fugatti. «Siamo quelli che lavorano duro e fino a notte fonda per permettervi di passare qualche ora di relax» scrive Walter Bonaventura, vicepresidente di Fiepet. «Siamo consapevoli che tutto il comparto pubblici esercizi è in grande difficoltà, ma noi lo siamo ancora di più: per noi la chiusura alle 18 è una condanna a morte» prosegue Bonaventura, che chiede alla giunta soluzioni immediate «come integrazioni ai contributi statali a fondo perduto, ulteriori aiuti sugli affitti, garanzia di accesso alla cassa integrazione, blocco delle utenze e degli adempimenti fiscali e previdenziali».