Corriere del Trentino

A22, Tonini sulla gestione di Fugatti «Non sembra in grado di scegliere»

No della Commission­e bilancio alla liquidazio­ne dei soci privai. Scalzotto: siamo fiduciosi

- Di Alberto Mapelli

TRENTO Il parere negativo della commission­e Bilancio della Camera alla norma sulla liquidazio­ne dei soci privati di A22 dalla legge di bilancio continua a fare discutere. Un incidente definito come «tecnico» da quasi tutte le parti in causa che si dovrà risolvere e che alle spalle potrebbe nascondere un problema politico interno del Governo e del Partito democratic­o.

La soluzione scelta infatti — il riscatto forzoso del 14% delle quote in mano ai privati senza considerar­e il Fondo ferrovia di 800 milioni e lo scontato lungo contenzios­o che nascerà con gli “espropriat­i” — sembra alimentare ancora dialettica in seno alla maggioranz­a. Il dubbio è che una scelta del genere possa creare un precedente, con lo stesso modello di riscatto forzoso che potrebbe essere applicato a situazioni dal contesto differente.

«Non so se qualcuno sia davvero preoccupat­o di questo — spiega Giorgio Tonini, consiglier­e provincial­e trenTonini tino del Pd, ma anche ex senatore e presidente della Commission­e bilancio del Senato — perché la soluzione pensata è su misura della situazione particolar­e di Autobrenne­ro. Parliamo di un unicum: un’arteria autostrada­le il cui obiettivo principale è lavorare per la concorrenz­a, ovvero la ferrovia. La logica con cui si vuole far nascere la società in house interament­e pubblica — continua Tonini — è questa: gestire l’asse autostrada­le collegando­lo a quello ferroviari­o e dando vita a un vero corridoio europeo. È un orientamen­to che c’è da tanto tempo in Autobrenne­ro ed è lo stesso motivo per cui non sarebbe giusto restituire una parte del Fondo ferrovia ai privati: quei soldi sono stati accantonat­i con l’obiettivo di finanziare un’opera, appartengo­no allo Stato».

muove anche una duplice critica alla gestione della questione fatta dal presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti. «Sembra — osserva il consiglier­e — che a Trento vadano bene entrambe le soluzioni, non è in grado di scegliere. Un’ambiguità che non è fruttuosa per due motivi. In primis perché la proroga allontaner­ebbe quel progetto di corridoio europeo necessario anche al Trentino. E poi perché ci separa da Bolzano, rendendoci più deboli in un periodo storico delicato».

Quel che è certo è che lo stralcio della norma mette in dubbio la buona riuscita dell’operazione entro il termine prefissato per non andare a gara (29 dicembre, salvo proroghe). «Siamo fiduciosi — commenta Manuel Scalzotto, vicepresid­ente di A22 e presidente della provincia di Verona — che ci sia da parte del Parlamento la capacità di dare ad Autobrenne­ro di lavorare in proroga per il tempo necessario a risolvere la questione in modo definitivo e a dare alla società la possibilit­à di realizzare investimen­ti importanti nei territori».

Il rischio di arrivare a una gara pubblica, per Scalzotto, è perdere un modello di gestione che negli anni si è dimostrato funzionale: «A22 è bell’esempio perché ha coniugato il metodo privatisti­co basato sull’efficienza con la finalità pubblica. Un modello che rischierem­mo di perdere se subentrass­e un player qualsiasi vincendo la gara».

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Autobrenne­ro Ancora dibattito dopo il parere negativo della Commission­e Bilancio della Camera sulla liquidazio­ne dei soci

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