Due alleati, le foglie e la paglia Per proteggere dall’inverno i bulbi, il prato, i vasi e anche l’orto
Quest’anno novembre è stato particolarmente mite. L’erba ha continuato a crescere; l’ho dovuta falciare verso la metà del mese, stava alzandosi troppo. Gli esperti dicono che in tardo autunno va tagliata a un’altezza di circa sei centimetri. Mantenuta più bassa, la neve, la troppa pioggia o il gelo, potrebbero far marcire o bruciare le radici. C’è chi consiglia di concimare il prato un’ultima volta con concime ricco di potassio. Non sono ubbidiente: un paio di giorni fa ho sparso stallatico biologico, è l’unico che io usi in giardino. E già che c’ero: ho concimato abbondantemente con lo stesso stallatico anche i rosai.
I tuberi di dalie e gladioli col freddo marciscono o si lessano: dobbiamo toglierli dal terreno e metterli a riposo, al buio, in un sito dove la temperatura non cali sotto i cinque o sei gradi. Non ripulisco dalla terra i rizomi delle mie piante; quando li tolgo dall’aiuola, li scuoto leggermente. Li avvolgo poi in fogli di carta di giornale, assorbono eventuale umidità e impediscono il formarsi di muffe.
Quando il freddo morde, e questo accade ogni tanto in fondovalle — sopra i sei, settecento metri di altitudine spesso — è meglio ricoprire il piede delle piante più delicate con dieci centimetri di letame maturo e con foglie. È sempre meglio, infine, in valle come in montagna, coprire tutte le aiuole con un corposo strato di foglie — ne cadono dagli alberi in abbondanza. Mantengono umido e temperato il terreno e i microorganismi possono continuare il loro utile lavoro. Le foglie di noci o di betulle sono troppo ricche di tannini e non si decompongono nel corso di un inverno; vanno perciò ammucchiate a parte. Le foglie di ciliegi, tigli, prugni, cachi, invece, diventano humus velocemente, nel giro di un paio di mesi, anche durante l’inverno: i lombrichi e i microorganismi ne sono i maggiori artefici.
I giardinieri intelligenti ma sostanzialmente pigri ricoprono con tre centimetri di fogliame anche le aiuole dell’orto: così in primavera eviteranno di rivoltare con la vanga la terra delle aiuole. Scansano una fatica, e non seppelliscono i benefici microorganismi di superficie che hanno bisogno di ossigeno per sopravvivere. In marzo tolgono solo con un rastrello il leggero strato di foglie rimasto. Sotto, trovano terriccio morbido, pronto per essere seminato.
Per proteggere piante in vaso che restano all’aperto, possiamo circondarle con un giro di rete metallica; lo spazio fra rete e vaso va riempito fittamente con del fieno o con della paglia. Il vaso andrebbe appoggiato su legni, e anche fra i legni s’infila del fieno isolante. Nelle settimane più crude si coprono anche con un telo sottile. È un modo ingegnoso per far sopravvivere le piante più delicate. Se non c’è del fieno a disposizione, penso si possa usare carta di quotidiani appallottolata.
Il rosmarino in vaso va bagnato regolarmente anche in inverno, altrimenti muore. Di sete.