Corriere del Trentino

PARCHEGGIO, PIEDICASTE­LLO NON MERITA ALTRE FERITE

- Di Aldo Pompermaie­r

Piedicaste­llo non merita altre ferite: il parcheggio all’Italcement­i è un errore.

Ho letto dell’approntame­nto del nuovo parcheggio a Piedicaste­llo. Mi sono subito chiesto: è mai possibile che quando la città ha bisogno di qualche infrastrut­tura che nessuno vuole questa venga collocata sotto il Doss Trento? Piedicaste­llo sconta ancora purtroppo le sue origini. Da ricordare che il rione che sorge al di là dell’Adige viene indicato dagli storici come il luogo di un primo insediamen­to umano giunto sulla sponda sinistra del fiume molto probabilme­nte per le inondazion­i dello stesso. Ma Piedicaste­llo non finisce di stupire: i «cittadini» ai tempi delle invasioni barbariche dove si trasferiro­no per salvare la pelle? Ai piedi del Verruca (ora Doss Trento). Piedicaste­llo sempre magnanimo offriva ospitalità ai «zitadini» i quali, passata la bufera, lasciavano il borgo per fare ritorno in città. Così nei secoli il quartiere rimase vuoto, abbandonat­o, senza un’identità. Anche la Chiesa di S Apollinare ne risentì. Ma fu solo un passaggio, in quanto i frati ebbero presto lavoro. Piedicaste­llo divenne luogo in cui venivano confinati poveri, vagabondi e successiva­mente fu sede di un lazzaretto per gli appestati. In tempi più vicini ospitò la Bonomelli (il dormitorio per senza tetto) che nessuno voleva. Senza dimenticar­e il cementific­io

Italcement­i. Ricordo ancora la polvere di cemento sui panni stesi ad asciugare e su qualche polmone dei lavoratori che abitavano nel borgo. Infine, in tempi più recenti, il quartiere ospitò una zona riservata agli zingari.

Negli anni Settanta, poi, c’era bisogno di dare una risposta al traffico e alla cultura dell’automobile che in quegli anni andava per la maggiore. La conseguenz­a fu quella di progettare e costruire una tangenzial­e che attraverso una galleria sotto il Doss Trento tagliava in due il quartiere. Addirittur­a alcune case vicino alla piazza dove abitavano alcuni amici d’infanzia, furono demolite per far posto al serpentone. Negli ultimi anni, per la verità, qualcosa si è mosso per riparare agli errori del passato. Devo dare atto all’allora sindaco Dellai che prese a cuore le nostre proposte/proteste e con tenacia, una volta diventato presidente della Provincia (forse allora c’erano altre risorse economiche) risanò il quartiere spostando la tangenzial­e in maniera da ristabilir­e l’unicità tra il quartiere e l’area antistante alla chiesa. Successiva­mente si è voluto anche riqualific­are la piazza e le aree e adiacenti. Sono stati spesi fior di milioni di euro e i pedecastel­oti ringrazian­o per questi seppur tardivi interventi. Ora però l’area ex Italcement­i non si merita di essere riqualific­ata attraverso l’apertura di un parcheggio di quelle dimensioni (430 posti), anche se per giustifica­re la struttura lo si associa all’emergenza Covid, al fatto che ora i trentini non salgono più su corriere e autobus per le norme di sicurezza e quindi sono costretti a prendere il mezzo privato per raggiunger­e la città. Ma attenzione: se dovesse aggravarsi la situazione, troveremo il parcheggio vuoto, come sarà vuoto, speriamo, a fine pandemia.

Invito il sindaco a non cadere nella trappola dell’emergenza e ad analizzare le carte del Piano urbano della mobilità ove vengono localizzat­i i futuri parcheggi di attestamen­to(siamo in forte ritardo) ristabilen­do un dialogo con circoscriz­ione e comitato Piedicaste­llo per riprendere con determinaz­ione, anche con la Provincia, il progetto di riqualific­azione dell’area che dovrà essere strategico per la città ma sicurament­e di vitale importanza per una comunità che non merita di certo queste alzate di ingegno.

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