«Francisca, l’opera contro la violenza sulle donne»
In prima assoluta a Roma Il musicista Cosimo Colazzo, per anni alla guida del Conservatorio di Trento: «Racconto il limite dell’uomo: la paura dell’Altro, la creazione del proprio Nemico»
Alcune importanti coincidenze avvolgono la prima assoluta dell’opera Francisca di Cosimo Colazzo (compositore e docente trentino d’adozione) che andrà in scena domenica alle 21 sul canale YouTube del Festival Nuova Consonanza di Roma nella serata inaugurale e di cui diamo subito le coordinate per seguirla gratuitamente: youtube.com/channel/UC1GaFBRMM0j_RYMvNuUbnw.
La prima coincidenza è legata all’identità di genere e alla tutela delle donne da ogni tipo di violenza, una emergenza alla quale era dedicata la giornata di ieri in Italia. Anche la protagonista di Francisca è una donna. Del Seicento italiano, siciliano, vittima di sopraffazioni e di ingiurie. Il secondo valore aggiunto sta nell’allestimento senza pubblico a causa dell’emergenza sanitaria. Poi, ecco un musicista ormai naturalizzato trentino, dal 2005 al 2011 direttore del conservatorio «Bonporti», autore di musiche e di saggi, dialogare con «Nuova consonanza», dal 1959 epicentro di ricerca musicale, laboratorio e collaudo di nuove opere.
Con Cosimo Colazzo, Giuliana Adamo, autrice del libretto liberamente ispirato a un racconto di Maria Attanasio pubblicato da Sellerio. Tutto attraverso il canto di un baritono (L’Inquisitore), di un soprano (Francisca), di una voce recitante e di un quartetto di sassofoni. Con i cantanti Roberto Abbondanza, Patrizia Zanardi, la voce recitante dell’attore
Massimo Venturiello e MP Saxophone Quartet.
Colazzo, come nasce «Francisca»?
«Con Giuliana Adamo abbiamo deciso di trattare il tema dell’identità di genere, utilizzando il filtro storico. Francisca
— dopo la morte del marito — per sopravvivere si traveste da uomo. Abilissima nei lavori dei campi, vestita da uomo, può vivere, così, del suo lavoro. Ma presto la perseguitano le malelingue. Viene accusata di essere una strega,
uomo e femmina insieme. L’opera racconta il confronto tra lei e l’Inquisitore».
Lei ha fatto incontrare racconto musicale e racconto vocale?
«La drammaturgia è, oltre che tra i personaggi, dentro i personaggi. La voce recitante commenta, racconta, raccorda. È come un coro che dice, solleva problemi, provoca l’attenzione del pubblico. La vocalità dell’Inquisitore è sillabica, molto ritmica. La voce di lei non pare adatta a questo. È voce dell’espansione lirica. Al centro dell’opera dilaga in canto aperto, sino a uscire fuori dal mondo, a diventare lamento ossessivo».
Un compositore deve affrontare temi sociali?
«Viviamo il nostro tempo. La musica filtra il suo linguaggio proprio in rapporto con il suo tempo. Penso che la musica debba affrontare le questioni importanti che travagliano il presente. Con il libretto di Giuliana Adamo, recentemente ho scritto un’opera che tratta delle questioni del populismo».
E «Francisca»?
«Affronta la tematica di genere proiettata sul grande limite umano di sempre: il rifiuto dell’Altro, la creazione del proprio Nemico, il diritto ad annientarlo per potere legittimare se stessi».
Come ha lavorato in distanziamento fisico legato alla pandemia?
«Non ho difficoltà a stare recluso a scrivere, per lunghi periodi. In alcuni mesi ho concluso “Francisca”. In una sua prima parte, circa un terzo, era pronta da due anni. Attendeva di essere conclusa».