Corriere del Trentino

«Terme e escursioni, il piano b della montagna»

Il direttore dell’Apt: «I ristori? Noi qui preferiamo lavorare Stiamo elaborando un piano per proporre attività alternativ­e»

- Giovannini

Lo sci, chiarisce, è prioritari­o. Ma si può godere la montagna anche in altro modo d’inverno: con terme, escursioni, passeggiat­e. Parola di Andrea Weiss, direttore dell’Apt val di Fassa. Il quale, in attesa di avere certezze sulla stagione, lancia un messaggio: «Non vogliamo i ristori, vogliamo lavorare».

«I ristori? Qui in valle non li consideria­mo. Noi vogliamo lavorare». Andrea Weiss, direttore dell’Apt Val di Fassa, dà voce al sentimento di un intero territorio: nella valle più a nord del Trentino orientale, che fa dello sci l’asse portante del proprio turismo (e della propria economia), l’idea di non poter avviare gli impianti a dicembre provoca preoccupaz­ioni e incertezze. Che nemmeno la prospettiv­a di una copertura economica da parte dello Stato può sedare: «Non è questo l’obiettivo. Non qui da noi».

Direttore Weiss, quindi i ristori non alleviereb­bero un po’ il danno di un’apertura della stagione sciistica posticipat­a a gennaio?

«No, perché qui la gente non pensa ad accedere ai ristori. La gente vuole rimboccars­i le maniche e lavorare. C’è molta voglia di mettere in moto tutto il sistema».

Del resto, in val di Fassa lo sci è l’elemento centrale dell’inverno.

«Esattament­e. In questi anni abbiamo fatto grossi investimen­ti per rimanere competitiv­i sul fronte dello sci, che ci ha dato sicurezza per quanto riguarda i numeri del turismo invernale. E ci ha permesso di aprirci all’internazio­nalizzazio­ne: la nostra valle, oggi, è meta di molti turisti provenient­i da altri Stati. Il modello che abbiamo messo in campo ci ha dato grosse soddisfazi­oni: basti pensare che se non ci fosse stato il Covid lo scorso inverno avrebbe chiuso con numeri da record».

Ora però si prospetta uno stop: le regioni dell’arco alpino — Trentino in testa — stanno spingendo per poter avviare la stagione sciistica entro Natale, ma il governo sembra deciso a tenere duro. Si guarda già al 2021. In questa situazione, l’assessore Roberto Failoni ha ipotizzato un piano b, che scommette sulla valorizzaz­ione del wellness e della natura. Un piano possibile?

«È evidente che se si prospetta una fase senza sci — mi auguro più breve possibile — è necessario capire quali attività promuovere e programmar­e per fare in modo che si possa comunque godere la montagna. Noi, in val di Fassa, da questo punto di vista siamo fortunati: abbiamo una serie di valli — dalla val San Nicolò alla val Duron — che non hanno impianti da sci e che quindi possono diventare teatro di altre attività. E abbiamo profession­isti della montagna che possono garantire e promuovere iniziative in questo campo. In ogni caso, stiamo già lavorando». In che senso?

«Premesso che il periodo di Natale, tradiziona­lmente, è il momento in cui arriva in valle il maggior numero di persone che non scia — proprietar­i di seconde case, gente che vuole rilassarsi —, avevamo già iniziato in questi mesi a progettare un rafforzame­nto delle attività destinate alla fruizione dell’ambiente montano oltre lo sci, rivolto a quelle persone che arrivano da noi ma che non passano le giornate sulle piste. Dalle ter

me alle escursioni, dai parchi acquatici alle passeggiat­e. Avevamo avviato un focus interno: si tratterà, ora, di intensific­are il lavoro».

Quindi, in ogni caso, si può pensare a una montagna senza lo sci?

«Si può pensare a un contesto montano fruibile oltre lo sci: visto che possiamo avere a disposizio­ne un territorio aperto, bello come il nostro, si può godere la montagna anche in modo diverso, certo. Attenzione però: queste attività non sono un’alternativ­a allo sci. Sono complement­ari allo sci». Si riferisce all’impatto economico?

«Certamente. Il risultato economico, alla fine dell’inverno, è fortemente dipendente dallo sci. E attorno allo sci non ruota solo il mondo degli impianti: ad essere collegati alle piste sono anche i rifugi, i maestri di sci».

I rifugi appunto: nel caso di un inverno senza sci, potrebbero diventare punto di riferiment­o per gli escursioni­sti. Ma potranno essere aperti in sicurezza?

«Nessuno può mettere in discussion­e il fatto che i territori si siano dati delle regole ferree per garantire delle vacanze sicure. Come è stato possibile offrire questi servizi in estate, lo si potrà fare anche in inverno. Capisco la responsabi­lità di chi deve decidere della salute delle persone, ma dall’altra parte c’è un sistema economico che chiede di poter lavorare: qui c’è in discussion­e il fatto di poter fare impresa in futuro».

C’è però anche un’altra incognita: lo spostament­o tra regioni.

«Va detto che ci troveremo già in un contesto ridotto, visto che il turismo estero nel breve e medio periodo non ci sarà. Se poi i confini regionali per Natale rimarranno davvero chiusi, allora ci si dovrà interrogar­e sulla sostenibil­ità economica dell’avvio dell’intero sistema di accoglienz­a, anche oltre lo sci». I turisti chiamano in Apt?

«No, c’è troppa incertezza. Per questo chiedo di prendere delle decisioni: è ora, il calendario invernale è ormai dietro l’angolo».

L’invito Ora è il momento di decidere: il calendario invernale è dietro l’angolo e le incognite sono ancora troppe

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