Busoni, sei italiani in corsa. C’è anche Bertolazzi
Ben sei giovani pianisti italiani parteciperanno al concorso pianistico Busoni di Bolzano nell’estate 2021. E tra loro c’è il veronese Giovanni Bertolazzi, 22 anni, quarto assoluto nella passata edizione nel 2019 e che si è ricandidato. Arrivando al primo traguardo di essere uno dei trentatré finalisti 2021. Con lui, Elisa Cecino, Eleonora Dallagnese, Francesco Granata, Davide Ranaldi e Serena Valluzzi.
Le preselezioni sono state organizzate in tutto il mondo perché le rigide norme sanitarie hanno impedito viaggi e soggiorni. I candidati iscritti erano 506 candidati di cui 93 scelti per le preselezioni, 23 le troup per le riprese, 23 showroom Steinway & Sons in 19 stati e 4 continenti, 418.000 accessi al sito del Busoni, 4500 accessi presso Steinway, 60.000 sulle piattaforme cinesi, 19.663 voti popolari. Ai votati dalla giuria si sono aggiunti due concorrenti votati da una giuria popolare e altri due selezionati da vincitori di altri concorsi.
Un apparato tecnologico imponente al quale ha fatto da specchio l’autorevolezza della giuria con Elmar Weingarten (presidente, Germania), Saleem Ashkar (Israele), Davide Cabassi (Italia), Milana Chernyavska (Ucraina), Michail Lifits (Germania), Staffan Scheja (Svezia) e Minsoo Sohn (Corea del Sud).
Giovanni Bertolazzi, perché ha deciso di ricandidarsi?
«Per mettermi ancora in gioco in un concorso che per me rappresenta anche una sfida importante».
Un quarto posto nel 2019 non le è bastato?
«Quel risultato mi ha lasciato soddisfatto fino a un certo punto. Ho sentito l’esigenza di puntare ancora più in alto».
Una decisione concordata con il suo maestro a Catania?
«Sì, Epifanio Comis ed io abbiamo concordato su questa ricandidatura. La quale non è stata d’impulso. Ci siamo
Giovanni Bertolazzi, giovane pianista veronese, quarto all’ultima edizione del Busoni e ora di nuovo in gara arrivati poco a poco».
Lei continua a fare il pendolare tra Verona e la Sicilia?
«Sì. E lo studio è tantissimo. Come anni fa».
Anche la sua attività concertistica si è intensificata, sull’onda del Busoni 2019?
«Vero. La considero una grande occasione di crescita personale. Facciamo esperienza e grazie ai cachet riusciamo anche a mantenerci. Poi, il confronto con il pubblico anche se ora più a distanza che in presenza nelle sale».
Con quali compositori si è presentato alle selezioni per il 2021 e dove?
«Ho suonato, come gli altri candidati italiani, al teatro Ristori di Verona. Per me, musiche di Chopin, Rachmaninoff, Debussy e Liszt».
E due anni fa?
« Beethoven, Liszt, Rachmaninoff e, naturalmente, Busoni”.
Un compositore “obbligatorio”?
«Sì. Sia in originale sia in sue trascrizioni da opera di Bach».