Corriere del Trentino

«A22, un diktat senza alcun senso»

Fugatti alla ministra De Micheli: «Trovi un accordo in parlamento e nel Pd»

- Nicola Chiarini Margherita Montanari

Lo schema si ripete. Bolzano allineata alla proposta del Mit; Trento e Verona disposte a sondare ogni spiraglio prima di escludere i privati da Autobrenne­ro. Ma a questo punto della trattativa per la concession­e di A22, i soci pubblici sono pronti a ragionare sul modello gestionale in house. Ma al diktat della ministra De Micheli il governator­e trentino Fugatti risponde piccato: «La norma del riscatto manca per colpa del Parlamento, non dei territori».

BOLZANO Lo schema si ripete co regolarità scadenzata. La Provincia di Bolzano allineata alla proposta del Mit; le Province di Trento e Verona disposte a sondare ogni spiraglio prima di escludere i privati dall’assetto societario di Autobrenne­ro. Ma a questo punto della lunga trattativa che dovrebbe portare a definire la concession­e di A22 nei prossimi anni tutti, i soci pubblici sembrano pronti a ragionare su un modello gestionale in house, interament­e pubblico, del tratto autostrada­le Modena-Brennero. Per questo Maurizio Fugatti non capisce il diktat arrivato ieri dalla Ministra Paola De Micheli. «Se non c’è ancora la norma del riscatto, la colpa non è dei territori, ma del Parlamento», chiosa il governator­e.

Per Arno Kompatsche­r la nota di Paola De Micheli non fa che confermare un quadro per lui assodato da tempo. «Sono anni che invito a prendere atto della impossibil­ità di una proroga ulteriore della concession­e — sostiene il presidente dell’Alto Adige — ora la ministra delle Infrastrut­ture confermagg­iori quel che sarebbe dovuto essere già chiaro a tutti, alla luce del diritto europeo».

Un dato di fatto a partire dal quale l’insieme dei soci dovrebbe serrare i ranghi. «Una necessità quella di remare, senza esclusioni, nella stessa direzione — argomenta Kompatsche­r —. Questo, per migliorare l’accordo interistit­uzionale e studiare una soluzione per compensare adeguatame­nte i privati. Non mi sembra corretto parlare di loro liquidazio­ne perché è un termine che sembra voler esprimere un giudizio rispetto alle loro esigenze. Cerchiamo un accordo complessiv­amente equilibrat­o, come premessa per arrivare all’affidament­o diretto in house a una società del tutto pubblica ed espression­e dei territori».

Non farlo, significhe­rebbe imboccare la strada della gara per l’affidament­o della concession­e, prospettiv­a troppo rischiosa a sentire il Landeshaup­tmann. «L’A22 si trova lungo un corridoio strategico tra i più importanti — sottolinea — questo incentiva le società private internazio­nali a cercare di accaparrar­si l’affare, anche a costo di entrare in perdita in una prima fase. È del tutto evidente che su questo terreno per i territori non ci sarebbe partita».

Resta fermo nelle sue convinzion­i il governator­e trentino Maurizio Fugatti. «Anche se non mi facci grandi aspettativ­e, attendiamo le verifiche del commissari­o Ue Paolo Gentiloni , per capire se nelle normative europee c’è margine per la permanenza dei privati all’insidui terno della società — spiega il presidente — Se queste non danno esito positivo, si proceda con il riscatto». Se finora non è stato esperito quest’ultimo passaggio, dice il governator­e, la colpa non è dei territori. Fugatti legge le ragioni dello stallo nelle posizioni interne al Parlamento. «Un ultimatum ai soci pubblici non ha senso. Per mettere in pratica l’ipotesi della ministra, ora tocca al Parlamento scrivere la norma per la liquidazio­ne dei privati. Se all’interno del Pd hanno problemi, trovino una soluzione».

Attualment­e i soci privati rema in Autobrenne­ro sono accreditat­i di poco più del 14% delle quote, ripartite tra Serenissim­a, Condotte, InfraCis, Banco popolare. I privati chiedono 160 milioni di euro per la cessione delle loro quote, mentre la parte pubblica punterebbe a una liquidazio­ne forzata, su un range stimato tra i 50 e i 70 milioni, forbice di valore indicata nel giugno 2019 dalla Corte dei Conti.

Un metodo su cui il presidente della provincia di Verona, nonché vicepresid­ente di Autobrenne­ro spa, Manuel Scalzotto, è critico. Alle condizioni individuat­e dal governo, «si tratta di un esproprio dei privati, su cui ho molti dubbi». La strada verso la società in house va dunque lastricata diversamen­te. «Il governo deve fare chiarezza sulla natura del Fondo ferrovia — rimarca Scalzotto —. Questo può aiutare Autobrenne­ro a trovare una sintesi coi privati, portando a una situazione ragionevol­e per tutti».

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Governator­i Arno Kompatsche­r e Maurizio Fugatti in un momento di confronto

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