Rifugi, pernottamenti in calo del 73% «Soffrono di più quelli in alta quota»
Alcuni l’hanno definita una stagione da dimenticare, per altri è andata un po’ meglio, ma in numeri non mentono. I pernottamenti in rifugio sono crollati del 73% e più del 50% delle strutture ha rilevato un calo consistente di fatturato. «Hanno sofferto di più i rifugi in alta quota», spiega il presidente dei Rifugisti, Ezio Alimonta, a margine dell’assemblea annuale dell’Associazione rifugi del Trentino, svoltasi ieri in videoconferenza per rispetto delle norme anti Covid. Un incontro che doveva essere anche elettivo, ma le votazioni sono state rinviate a un momento successivo, «quando il virus si placherà, in modo da permettere la maggior partecipazione possibile agli associati nella scelta dei loro rappresentanti», spiega Alimonta. E aggiunge: «È difficile fare una stima delle perdite, ma sono importanti. A luglio hanno lavorato poco o niente, agosto e settembre è andata meglio, ma sono mancati gli stranieri e quindi hanno pagato di più i rifugi in alta quota, perché gli italiani camminano meno».
Il presidente dei Rifugisti parla di perdite vicine al 30% per i rifugi che si trovano a quote basse o medie, del 50% di fatturato per quelli più in alto. Il sondaggio effettuato, a cui hanno risposto 40 rifugi su un centinaio di associati, fotografa in modo chiaro la stagione «strana» del 2020, segnata profondamente dalla pandemia. Nonostante l’aumento del 58% di persone che hanno frequentato i rifugi, il fatturato, come ha precisato il vice presidente dell’Asat, Davide Cardella, non ne ha risentito in maniera proporzionale. Oltre la metà dei rifugisti interessati dal sondaggio ha indicato una flessione del fatturato nella stagione estiva contro il 18% che ha indicato un aumento di ricavi. Il 60% dei rifugi ha registrato poi un calo dell’80% delle presenze di turisti dall’estero. È aumentata invece la clientela italiana di circa il 40% con punte del 90%. A fronte di questa situazione, segnata dall’incertezza anche per il futuro, c’è stato un consistente aumento dei costi per le norme anti Covid, ossia acquisto di Dpi, gel sanificanti e per adeguare la struttura, per i quali sono stati investiti tra i 2.000 e i 5.000 euro. E per il futuro? «Regna l’incertezza — commenta amaro Alimonta — è difficile fare programmi perché cambiano idea ogni giorno». Resta l’incognita degli impianti da sci. «Non sappiamo ancora cosa succederà ed è difficile anche fare previsioni — continua il presidente — ci sono molti rifugi, soprattutto quelli escursionisti, che attendono di sapere se potranno aprire». Infine l’assessore al turismo Roberto Failoni ha assicurato sulla presa in carico della legge 8 del 1993. «Nel 2021 inizieremo con un percorso di ascolto», ha detto.