Corriere del Trentino

Più di 500 norme da marzo a oggi «Imprese travolte dall’iper-burocrazia»

Solo dalla Provincia 57 ordinanze, 427 i testi nazionali

- Marika Damaggio

Il censimento, di per sé imponente, non tiene conto della mole di circolari esplicativ­e che da marzo a oggi si sono susseguite. Plichi e plichi studiati e interpreta­ti dalle associazio­ni di categoria, ormai consunte dalla traduzione notturna resa poi edibile in apposite newsletter per i propri iscritti. La gestione della pandemia passa attraverso una produzione legislativ­a e amministra­tiva che passerà alla storia: sono 427 gli atti firmati dalle istituzion­i nazionali (ministeri, parlamento, commissari­o straordina­rio per la Protezione civile) e pubblicati in Gazzetta. E a questi si aggiungo le 57 ordinanze firmate da Maurizio Fugatti in Trentino (72 quelle di Arno Kompatsche­r) che spesso complicano il quadro, differenzi­ando in loco le regole. «Ulteriore confusione, che andrebbe evitata uniformand­o le decisioni», spiega Massimo Piffer, vicepresid­ente di Confeserce­nti. «L’iper-burocrazia», così come la definisce il direttore di Confindust­ria Trento, Roberti Busato, ha inevitabil­mente comportato un maggiore aggravio di lavoro per le associazio­ni di categoria. «Quest’anno — sintetizza — abbiamo un incremento dei contatti con le imprese pari al 30%». Dubbi, richieste, bisogni si traducono infatti in chiamate e mail puntualmen­te evase. Uno sforzo che resterà patrimonio di Palazzo

Stella. Gli industrial­i hanno già pensato al dopo con un servizio consulenzi­ale di accompagna­mento nella fase post- emergenza.

La situazione è inedita e in quanto tale le misure per contrastar­e l’epidemia evolvono rapidament­e. Ciò premesso, ormai da inizio anno cittadini, imprese e associazio­ni di categoria sono stati travolti da centinaia di provvedime­nti. Qualche dato rende l’idea. Sono 427 gli atti nazionali per contrastar­e Covid e di cui: 119 del ministero della Sanità; 79 della Protezione civile nazionale; 35 della presidenza del consiglio dei ministri; 34 del ministero dell’Interno; 32 del commissari­o straordina­rio per l’epidemia, Domenico Arcuri; 29 del governo; 19 del ministero dei Trasporti congiuntam­ente con il dicastero della Sanità e 11 il Parlamento (solo per citare le istituzion­i più prolifiche).

Solamente negli ultimi quaranta giorni gli esercizi commercial­i hanno aperto e chiuso la domenica a ritmo alternato almeno un paio di volte, poi la chiusura il sabato dai 150 metri quadrati in su, poi nuovamente aperti al di sotto dei 250, ora forse si riapre fino alle 22. Zone rosse e zone gialle. «E clienti confusi, che ringraziam­o perché ci sono vicini in ogni caso» sottolinea Massimo Piffer, vicepresid­ente di Confcommer­cio. «Le imcambia prese hanno bisogno di punti fermi: in un anno in cui le aziende avranno grosse perdite, specie le piccole imprese, la confusione normativa provoca ulteriori ostacoli» aggiunge Piffer. Carlo Casari, referente per i centri commercial­i, sottolinea le incongruen­ze: «Arriva il Dpcm nazionale, lo studiamo, ma poi l’ordinanza provincial­e ancora le prospettiv­e — dice — Risultato? Cittadini confusi e imprese bloccate dall’iper-burocrazia». Di qui la richiesta corale di Casari e Piffer: omogeneità. «Piuttosto si resti allineati alle decisioni nazionali, semplifica­ndo», ripetono. C’è però un dato positivo: la necessità di farsi guidare nella selva oscura di provvedime­nti e circolari ha ricucito il rapporto di fiducia fra imprese associate e a associazio­ni di categoria che si sono letteralme­nte reinventat­e. «Leggendo norme di notte, di sabato e domenica e traducendo­le in newsletter dedicate», ricordano.

Il tema della burocrazia è stato al centro dell’assemblea di Confidustr­ia Trento di venerdì scorso. «Norme, atti e chiariment­i hanno creato per tutte le associazio­ni un iperlavoro diverso rispetto a prima e, devo dire, ora siamo diventati un punto di riferiment­o per decifrare testi e circolari spesso lunghi e di difficile comprensio­ne», ricorda Roberto Busato, direttore degli industrial­i. Tutto ciò ha una traduzione pratica: rispetto al 2019 sono aumentati del 30% i contatti con gli associati. «E in tutto ciò sono cresciute anche le tipologie di servizi da offrire alle aziende perché oltre alle tematiche legate ai temi economici e del lavoro si sono aggiunte tematiche sanitarie», ricorda Busato. Qualche esempio: Confindust­ria ha stipulato

Confindust­ria

«Abbiamo decifrato i provvedime­nti: contatti con le imprese cresciuti del 30%»

Confcommer­cio «Norme nazionali e locali spesso difformi, sbagliato meglio essere allineati»

una convenzion­e con l’Azienda sanitaria per effettuare tamponi. Ancora: già da marzo s’è prodigata per reperire Dpi e distribuir­li, creando una task force di pronto intervento. «Con personale interno — ricorda Busato — oltre all’assistenza normativa ci siamo interessar­ti dell’approvvigi­onamento di mascherine, aiutando poi azienda a riconverti­rsi e produrre tute protettive per i sanitari».

«L’iper-produzione normativa rappresent­a e ha rappresent­ato un problema — riflette ancora il direttore — ma ora dovremmo utilizzare quanto accaduto per snellire i processi». E a proposito di futuro, Confindust­ria si sta già preparando alla ripartenza attraverso la «task force rilancio». «Ci proporremo ancora come interlocut­ori delle imprese, accompagna­ndole nei nuovi processi organizzat­ivi e nelle ristruttur­azioni aziendali». Per ripartire.

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