Regione, le piazze della droga Blitz dei carabinieri: 23 arresti
Piazza Dante, Portela, Riva e Valsugana. Coinvolto l’Alto Adige
Gestivano la piazza della droga in regione. Dopo quasi due anni di indagini i carabinieri hanno eseguito 23 misure cautelari.
TRENTO Si rifornivano sul territorio regionale o nel trevigiano e poi facevano viaggiare la droga su una catena di trasmissione ben consolidata: dallo stoccaggio alla vendita al dettaglio in Piazza Dante o della Portella, a Trento, ma anche nei parchi pubblici di Riva, Arco, Rovereto e di alcuni centri della Valsugana. Secondo la Direzione distrettuale antimafia della Procura di Trento avevano messo su un’associazione a delinquere, finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. E così, dopo quasi due anni di indagini, nella notte tra lunedì e martedì i carabinieri del nucleo operativo del comando provinciale hanno eseguito 23 misure cautelari in carcere a carico di altrettanti soggetti, presunti membri dell’organizzazione, metà dei quali erano domiciliati nel capoluogo. Altri 4 sono stati arrestati in flagranza nel corso delle indagini.
Le indagini
L’attività investigativa, diretta dalla Dda di Trento, è partita nel 2018 da un arresto per droga da parte dei carabinieri della compagnia di Cavalese e si è protratta fino a qualche mese fa attraverso intercettazioni, appostamenti e pedinamenti. Complessivamente sono stati accertati 43 episodi di compravendita di partite di droga tra i presunti sodali e oltre 400 cessioni al dettaglio ai consumatori, alcuni dei quali sono stati filmati dagli investigatori mentre acquistavano una dose vicino al laghetto di Piazza Dante oppure in via della Prepositura. «Siamo stufi di avere zone della città che sfuggono al controllo e mettono in pericolo l’incolumità dei cittadini — ha commentato ieri mattina il procuratore capo Sandro Raimondi durante la conferenza stampa organizzata al comando provinciale di via Barbacovi —. L’operazione odierna si inserisce nel contesto del più ampio controllo del territorio finalizzato a contrastare lo spaccio nelle aree tra la Portella e Piazza Dante».
Covi e nascondigli
Le dosi già pronte per la vendita venivano nascoste generalmente in aiuole, vasi o altri anfratti delle vie pubbliche. Mentre le partite di droga, trasportate quasi sempre in auto, venivano stoccate e poi confezionate per lo spaccio al dettaglio in due cantine di due diversi condomini, uno in via Conci e l’altro in via Filzi, scoperto dai carabinieri già nel novembre del 2019. Secondo gli investigatori, il sodalizio si riforniva principalmente in Trentino e in misura minore in Alto
Adige e nella provincia di Treviso. E per eludere i controlli delle forze dell’ordine si serviva di cellulari e schede sim con intestatari fittizi e di messaggi in codice. «Questo attesta l’utilizzo di precisi canoni organizzativi da parte dell’associazione criminale, la quale al suo interno aveva una struttura solida e gerarchizzata e all’esterno una rete stabile di clienti», ha spiegato il colonnello Simone Salotti, alla guida del comando provinciale dell’Arma dei carabinieri.
Gerarchia interna
Il modello organizzativo della presunta associazione a delinquere presentava una precisa gerarchia, con compiti e ruoli specifici, come i corrieri della droga oppure gli addetti allo stoccaggio. Ai vertici c’erano quattro persone, tra cui una coppia di coniugi. Una tetrarchia capace di garantire con continuità la circolazione della droga sul territorio, anche durante il lockdown oppure anche quando uno dei capi finiva in carcere o agli arresti domiciliari. «Uno dei promotori dell’associazione, anche se era ristretto in carcere, continuava a dare indicazioni e direttive attraverso dei consociati fidati o attraverso la moglie», ha detto il tenente colonnello Michele Capurso, comandante del reparto operativo dei carabinieri di Trento.
Operazione «Maestro»
Nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati 38 mila euro in contante e circa 4 chilogrammi di sostanze stupefacenti, tra cocaina, marijuana, hashish ed eroina. «Il nome dell’operazione, “Maestro”, è stato pensato perché su 27 persone coinvolte 25 hanno dei precedenti specifici, una sorta di esperienza professionale nel settore», ha spiegato il colonnello Salotti. Altre sei persone sono state denunciate e una è stata arrestata in flagranza nella notte tra lunedì e martedì quando sono state eseguite 23 misure cautelari in carcere nei confronti di altrettanti soggetti, tra cui 13 cittadini tunisini, 6 italiani e 4 marocchini (tre di loro sono tuttora ricercati). Tra loro c’erano anche due donne che percepivano il reddito di cittadinanza, mentre altri abitavano in sette diversi alloggi popolari.