Vaccini sul mercato, lo stop del ministero
Speranza gela la cordata veneto-trentina. La provincia rimane arancione, ma rischia il rosso: Rt sale a 1,23
Il ministero della Salute gela la cordata veneto-trentina per l’acquisto dei vaccini. Continuano a preoccupare le varianti, 10 contagi in un istituto di credito. AstraZeneca ai docenti: partenza lenta.
TRENTO L’Italia è stata, insieme a Germania, Francia e Paesi Bassi, uno dei Paesi promotori dell’accordo «Inclusive Vaccine Alliance» e quindi non esiste altro canale di acquisto del vaccino anti Covid all’infuori del meccanismo europeo. Il ministero della Salute frena la corsa autonoma delle regioni del Nord all’acquisto del vaccino sul mercato internazionale. «Qualsiasi nuovo canale di acquisto dovrà passare per un aggiornamento delle regole della strategia europea», aggiungono da Roma. Dal perimetro europeo, in sostanza, non si esce. Lo stop è arrivato nello stesso giorno in cui è uscita la notizia dell’apertura di un’inchiesta da parte della Procura di Perugia a carico di un presunto intermediario siciliano che avrebbe offerto una fornitura di AstraZeneca al Servizio farmaceutico della Sanità umbra. L’uomo è stato denunciato dal direttore sanitario Claudio Dario, che fino al 2019 ricopriva lo stesso ruolo nell’Azienda sanitaria trentina. E ora gli inquirenti stanno cercando di capire se il presunto broker abbia interloquito anche con la Sanità del Veneto, capofila della cordata di regioni per l’acquisto in proprio. «È doveroso fare questi controlli, ma è anche doveroso che un presidente di Provincia o di Regione vada a vedere le carte di un ipotetico venditore, in un momento in cui non vengono consegnate le dosi prospettate», ha detto il presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti.
La cordata
Riavvolgiamo il nastro. La scorsa settimana (mercoledì) il governatore Zaia rivela che sono state presentate tre proposte di acquisto del vaccino anti Covid alla direzione della Sanità della Regione Veneto. E che altre regioni sono interessate a costituire una cordata per acquistare in autonomia decine di milioni di dosi. I partner sono Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia. Passano ventiquattro ore e sia Fugatti che Kompatscher dichiarano che le due province autonome sono pronte ad accodarsi. Domenica, però, arriva il monito dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), che invita a prestare attenzione alle possibili truffe collegate alla vendita illegale dei vaccini. Ciononostante, il giorno dopo, il Veneto ribadisce la sua posizione: «attendiamo l’autorizzazione di Aifa per concludere i contratti con intermediari affidabili», in particolare per due lotti targati Pfizer, uno di 12 e l’altro di 15 milioni di dosi. Insomma, tutto dipende da Roma. Fugatti, martedì, annuncia che «anche la Provincia di Trento potrà acquistare una quota di quelle dosi se Roma darà il suo consenso». Ma il giorno dopo la sede italiana di Pfizer fa sapere che non stanno vendendo il vaccino al mercato privato. Il rischio, quindi, è che arrivino vaccini di «seconda mano», magari rivendute da altri Stati, oppure da presunti intermediari. Quasi un preludio.
L’inchiesta
Giovedì arriva la notizia che la Procura di Perugia ha aperto un fascicolo a carico di un finto broker siciliano che avrebbe offerto una fornitura del vaccino AstraZeneca alla Sanità della Regione Umbria. E ieri è arrivato il mandato ai carabinieri del Nas di Treviso di effettuare accertamenti anche nel Palazzo della Regione Veneto per capire se il presunto truffatore abbia provato a farsi avanti anche lì. «È doveroso fare questi controlli, ma è anche doveroso che un presidente di Provincia o di Regione vada a vedere le carte di un ipotetico venditore, in un momento in cui non vengono consegnate le dosi prospettate — ha affermato ieri pomeriggio in conferenza stampa il presidente Fugatti —. Credo che sia un obbligo istituzionale andare a vedere le carte. La Provincia di Trento, comunque, non ha ricevuto nessuna offerta».
La frenata da Roma
Sempre ieri, però, il ministero della Salute ha fatto sapere che non sono percorribili altri canali di acquisto fuori dalla strategia europea, congelando così la corsa autonoma delle regioni. E per quanto riguarda le interlocuzioni avviate nei giorni scorsi dal commissario straordinario Domenico Arcuri con il gover
natore Zaia, il ministero della Salute riferisce che si trattava soltanto di un «avviso prudenziale», per non incorrere in pseudo-vaccini. «A tutti piacerebbe avere più vaccini per cui, se ci fosse stata una possibilità di andare a trattare direttamente con Pfizer, noi volevamo esserci. Ma senza fare forzatura — ha dichiarato il presidente della Provincia di Bolzano, Kompatscher —. A mio avviso il problema deve essere risolto a livello europeo. Mi aspettavo un simile atteggiamento da parte del ministro».
Rischio focolaio inglese
Intanto, sul fronte della diffusone della variante inglese, arriva la conferma di un secondo caso, rilevato attraverso i test analizzati nei laboratori della Fondazione Mach. Ma a preoccupare in queste ore è un possibile focolaio di variante inglese sviluppatosi in alcune filiali della Cassa Rurale Val di Fiemme, in cui nel giro di pochi giorni sono rimasti contagiati 10 dipendenti (16 i casi da inizio anno). «La velocità con cui si è diffuso questo focolaio ci fa pensare che si tratta di una variante inglese», ha spiegato il direttore generale dell’Azienda sanitaria, Pier Paolo Benetollo.