LA PARTITA PARALLELA DEL NORD
Il mercato parallelo dei vaccini nel quale, insieme al Trentino e al Veneto, anche la Regione EmiliaRomagna ha provato a mettere dentro la testa rischia di rivelarsi un pasticcio nel migliore dei casi, un’avventura pericolosa nel peggiore. Nei giorni scorsi viale Aldo Moro ha annunciato la disponibilità ad acquistare quote di vaccini sul libero mercato insieme ad altre regioni italiane: il Friuli VeneziaGiulia, il Trentino AltoAdige e il Veneto del governatore Luca Zaia, il più determinato di tutti a perseguire questa opportunità. Un percorso del genere è stato percorso in EmiliaRomagna con i vaccini antinfluenzali: oltre alla quota garantita dallo Stato per le fasce a rischio e fornita poi gratuitamente, la Regione ha comprato un piccolo stock di vaccini e li ha distribuiti nelle farmacie che le hanno vendute. Per i vaccini Covid però la partita rischia di essere molto più complicata ed eticamente difficile da percorrere: l’offensiva delle Regioni del Nord è partita grazie all’attivismo politico dei governatori ma anche perché in quei territori ci sono disponibilità finanziarie anche private che mancano altrove.
Le intenzioni erano buone: fare qualunque cosa per permettere ai propri cittadini di avere vaccini disponibili, portare fuori dall’incubo il prima possibile la propria regione e consentire all’economia di riprendersi, whatewer it takes, avrebbe detto Mario Draghi. Ma quando si è iniziato a sentire parlare di intermediari sanitari, di proposte poco chiare che arrivavano dall’Est Europa e di offerte di vaccini ad una Regione superiori a quelli che sono stati distribuiti in tutta l’Europa si è cominciato a sentire puzza di bruciato. Il governatore del Veneto Luca Zaia ha deciso di andare avanti comunque perché ritiene che valga comunque la pena di combattere la partita. «Volete metterci in croce perché abbiamo provato a comprare i vaccini per i nostri cittadini? Eccoci qua» ha detto l’altra sera in tv. Poi ha fatto sapere di avere ricevuto un’offerta dalla Croazia e ha riferito che la stessa proposta è arrivata anche all’Emilia. Sempre l’altra sera però il governatore Bonaccini, intervistato da Piazza Pulita su La 7, ha smentito di aver ricevuto una simile offerta: «No — ha detto — non ce l’ho, mi manca la proposta della Croazia». Ma soprattutto si è un po’ tirato fuori dalla partita: «Noi per l’acquisto dei vaccini siamo dentro le regole comunitarie. Abbiamo fatto una domanda: di fronte all’impasse è possibile caro governo italiano e cara Unione europea andare a cercare vaccini sul mercato? Ma è ovvio che se li trovassimo non devono arrivare alle Regioni ma all’Italia ed essere distribuiti a tutti». Detto ancora più chiaramente: se mai si trovassero a comprarli sarà lo Stato italiano non viale Aldo Moro. In pratica Bonaccini ha rivelato pubblicamente quella che è stata fin dall’inizio la strategia della Regione: partecipare alla partita parallela dei vaccini extra solo per fare pressioni sul governo, per smuovere il commissario Arcuri e perfino l’Unione Europea che nella contrattazioni con le multinazionali del vaccino hanno peccato di leggerezza. Il ragionamento era semplice: se offrono vaccini a noi, magari se li chiedete li danno anche a voi. Il gioco però è delicato perché la partita dei vaccini Covid passa dalla Commissione Europea e dai singoli Stati e siccome ci sono stati tagli alle forniture e nessuno Stato ha avuto esattamente i vaccini che ha richiesto se esiste un mercato parallelo allora c’è anche un problema: significa che una quota dei vaccini prodotti non è stata inserita nei percorsi ufficiali. Un bel guaio tanto che ieri la Procura di Perugia ha deciso di aprire un’inchiesta penale su questa partita e di mandare i Nas a fare ispezioni. Anche l’assessore regionale alla Sanità, Raffaele Donini, nei giorni scorsi intervistato da Porta a Porta ha raccontato di offerte di vaccini ricevuti. Il problema è proprio questo: in questo momento non dovrebbe esserci un mercato parallelo perché come ha chiarito Ursula von der Leyen di mercati ce n’è solo uno ed è quello che passa per l’Unione Europea. La scelta di Bonaccini di chiamarsi fuori naturalmente rompe il fronte delle Regioni dove Fugatti e Zaia mantengono comunque la sintonia (politica). E sei nei giorni scorsi aveva lasciato un piccolo spiraglio aperto ieri all’ennesima domanda sul tema ha chiuso il discorso: «Noi abbiamo potuto acquistare dosi vaccinali antinfluenzali e tamponi rapidi, nel caso dei vaccini anti-Covid le regole europee dicono che è l’Ue che centralizza gli acquisti e per trattare con altri serve l’autorizzazione dell’Unione Europee e non si può far qualcosa che non sia nelle regole. Mi auguro che Draghi si impegni per colmare le distanze e che l’Europa si dia da fare un po’ di più, perché abbiamo bisogno di rimontare un po’ di ritardo».