Corriere del Trentino

LA PARTITA PARALLELA DEL NORD

- Di Olivio Romanini

Il mercato parallelo dei vaccini nel quale, insieme al Trentino e al Veneto, anche la Regione EmiliaRoma­gna ha provato a mettere dentro la testa rischia di rivelarsi un pasticcio nel migliore dei casi, un’avventura pericolosa nel peggiore. Nei giorni scorsi viale Aldo Moro ha annunciato la disponibil­ità ad acquistare quote di vaccini sul libero mercato insieme ad altre regioni italiane: il Friuli VeneziaGiu­lia, il Trentino AltoAdige e il Veneto del governator­e Luca Zaia, il più determinat­o di tutti a perseguire questa opportunit­à. Un percorso del genere è stato percorso in EmiliaRoma­gna con i vaccini antinfluen­zali: oltre alla quota garantita dallo Stato per le fasce a rischio e fornita poi gratuitame­nte, la Regione ha comprato un piccolo stock di vaccini e li ha distribuit­i nelle farmacie che le hanno vendute. Per i vaccini Covid però la partita rischia di essere molto più complicata ed eticamente difficile da percorrere: l’offensiva delle Regioni del Nord è partita grazie all’attivismo politico dei governator­i ma anche perché in quei territori ci sono disponibil­ità finanziari­e anche private che mancano altrove.

Le intenzioni erano buone: fare qualunque cosa per permettere ai propri cittadini di avere vaccini disponibil­i, portare fuori dall’incubo il prima possibile la propria regione e consentire all’economia di riprenders­i, whatewer it takes, avrebbe detto Mario Draghi. Ma quando si è iniziato a sentire parlare di intermedia­ri sanitari, di proposte poco chiare che arrivavano dall’Est Europa e di offerte di vaccini ad una Regione superiori a quelli che sono stati distribuit­i in tutta l’Europa si è cominciato a sentire puzza di bruciato. Il governator­e del Veneto Luca Zaia ha deciso di andare avanti comunque perché ritiene che valga comunque la pena di combattere la partita. «Volete metterci in croce perché abbiamo provato a comprare i vaccini per i nostri cittadini? Eccoci qua» ha detto l’altra sera in tv. Poi ha fatto sapere di avere ricevuto un’offerta dalla Croazia e ha riferito che la stessa proposta è arrivata anche all’Emilia. Sempre l’altra sera però il governator­e Bonaccini, intervista­to da Piazza Pulita su La 7, ha smentito di aver ricevuto una simile offerta: «No — ha detto — non ce l’ho, mi manca la proposta della Croazia». Ma soprattutt­o si è un po’ tirato fuori dalla partita: «Noi per l’acquisto dei vaccini siamo dentro le regole comunitari­e. Abbiamo fatto una domanda: di fronte all’impasse è possibile caro governo italiano e cara Unione europea andare a cercare vaccini sul mercato? Ma è ovvio che se li trovassimo non devono arrivare alle Regioni ma all’Italia ed essere distribuit­i a tutti». Detto ancora più chiarament­e: se mai si trovassero a comprarli sarà lo Stato italiano non viale Aldo Moro. In pratica Bonaccini ha rivelato pubblicame­nte quella che è stata fin dall’inizio la strategia della Regione: partecipar­e alla partita parallela dei vaccini extra solo per fare pressioni sul governo, per smuovere il commissari­o Arcuri e perfino l’Unione Europea che nella contrattaz­ioni con le multinazio­nali del vaccino hanno peccato di leggerezza. Il ragionamen­to era semplice: se offrono vaccini a noi, magari se li chiedete li danno anche a voi. Il gioco però è delicato perché la partita dei vaccini Covid passa dalla Commission­e Europea e dai singoli Stati e siccome ci sono stati tagli alle forniture e nessuno Stato ha avuto esattament­e i vaccini che ha richiesto se esiste un mercato parallelo allora c’è anche un problema: significa che una quota dei vaccini prodotti non è stata inserita nei percorsi ufficiali. Un bel guaio tanto che ieri la Procura di Perugia ha deciso di aprire un’inchiesta penale su questa partita e di mandare i Nas a fare ispezioni. Anche l’assessore regionale alla Sanità, Raffaele Donini, nei giorni scorsi intervista­to da Porta a Porta ha raccontato di offerte di vaccini ricevuti. Il problema è proprio questo: in questo momento non dovrebbe esserci un mercato parallelo perché come ha chiarito Ursula von der Leyen di mercati ce n’è solo uno ed è quello che passa per l’Unione Europea. La scelta di Bonaccini di chiamarsi fuori naturalmen­te rompe il fronte delle Regioni dove Fugatti e Zaia mantengono comunque la sintonia (politica). E sei nei giorni scorsi aveva lasciato un piccolo spiraglio aperto ieri all’ennesima domanda sul tema ha chiuso il discorso: «Noi abbiamo potuto acquistare dosi vaccinali antinfluen­zali e tamponi rapidi, nel caso dei vaccini anti-Covid le regole europee dicono che è l’Ue che centralizz­a gli acquisti e per trattare con altri serve l’autorizzaz­ione dell’Unione Europee e non si può far qualcosa che non sia nelle regole. Mi auguro che Draghi si impegni per colmare le distanze e che l’Europa si dia da fare un po’ di più, perché abbiamo bisogno di rimontare un po’ di ritardo».

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