Corriere del Trentino

De Aliprandin­i, un gigante che vale l’argento

Il trentino mai sul podio prima neanche in coppa «Che emozione, ora festeggio con la mia fidanzata»

- Fabiano

«Non so che dire, è un sogno» continuava a ripetere Luca De Aliprandin­i. Quasi non ci credeva. È una bella storia da raccontare la sua medaglia d’argento nel gigante del mondiale di Cortina, manco fosse una di quelle commedie a lieto fine firmate dal regista Frank Capra. Dal 2011, stagione del debutto, non era mai salito su un podio di coppa del mondo il trentino di Tuenno, lo aveva solo accarezzat­o a gennaio del 2018 ad Adelboden, la classiciss­ima delle porte larghe, quando fu quarto alle spalle dei tre mostri sacri, Hirscher, Kristoffer­sen e Pinturault. Il conto con la buona sorte era aperto da un anno, ancora sul ghiaccio e i dossi della Chuenisbär­gli di Adelboden. Pareva potesse finalmente essere la volta buona quel giorno: al comando al termine delle prima manche, i sogni svanirono nella seconda quando scivolò via lungo disteso. Una iattura, un tabù grande così quel maledetto podio che a trent’anni ancora non voleva arrivare.

Fino a ieri pomeriggio, sulla Labirinti di Cortina in un gigante lungo e difficile su una neve ghiacciati­ssima sul canalone del muro iniziale, e poi via via sempre più infida fin giù al traguardo di Rumerlo. Ha saputo attendere il suo momento Luca De Aliprandin­i, gigantista che dal punto di vista tecnico nulla ha da invidiare ai migliori del lotto; ha colto il suo attimo fuggente nel giorno più importante. Secondo dopo la prima manche a 4 decimi dall’inarrivabi­le Pinturault; secondo alla fine a 63 centesimi dall’oro dell’altro francese Mathieu Faivre, il più bravo ad approfitta­re dell’inopinata uscita di scena di «Pintù» nella seconda (bronzo all’austriaco Marco Schwarz).

«È una giornata incredibil­e, sono così tanti anni che tutti mi fanno i compliment­i e mi incoraggia­no, il fatto di non essere mai salito sul podio era diventato quasi un peso — ha raccontato De Aliprandin­i in preda alle correnti dell’emozione —. Nelle ultime settimane mi sono detto che se arrivava bene, altrimenti la vita sarebbe ugualmente continuata. Raggiunger­lo sulla pista di casa a Cortina è un’emozione indescrivi­bile, penso lo abbiate capito dopo avere tagliato il traguardo. Il tempo passato fra la prima e la seconda manche è passato molto più veloce rispetto al solito, fra le interviste e la risalita in seggiovia ho avuto giusto il tempo di rilassarmi per qualche minuto» ha aggiunto. Al traguardo ad attenderlo c’era la fidanzata, la svizzera Michelle Gisin, bronzo in combinata alpina e una delle favorite per lo slalom femminile di oggi sulla rinnovata pista Drusciè: «È una bella sfida fra me e la mia compagna Michelle Gisin, ero molto dispiaciut­o per il suo undicesimo posto in gigante, ora avrà modo di rifarsi nello slalom, anche perchè io ho fatto argento e lei sinora solamente un bronzo in combinata, quindi manca solamente un altro colore da raggiunger­e nel medagliere di casa…» ha chiosato il trentino.

La sua è a suo modo un’impresa; l’Italia non saliva su un podio mondiale in gigante dal 2013, quando a Schladming Manfred Mölgg fu terzo. La disciplina più tecnica è quella che più ci ha fatto penare: l’ultima vittoria azzurra in un gigante di coppa del mondo risale al febbraio del 2012, con Max Blardone a Crans-Montana. Poi una lunga traversata del deserto. Fino a ieri.

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