Covid-19, come siamo un anno dopo
Sono passati 12 mesi da quando la pandemia ha cambiato le nostre esistenze. Il primo contagio in Trentino risale al 2 marzo. Da allora il conteggio è cresciuto superando 30mila casi in Trentino e 50mila in Alto Adige. Domani, a un anno esatto dal primo caso italiano, il Corriere del Trentino dedica il numero domenicale a Covid.
Sono passati 12 mesi da quando una pandemia d’origine asiatica che sembrava relegata alle pagine dei giornali è entrata brutalmente nelle vite degli italiani. Il 21 febbraio 2020 i primi casi rilevati a Codogno e un paio di settimane dopo il lockdown nazionale. Nella nostra regione i primi casi furono un giovane uomo a Bolzano il 29 febbraio e un’anziana donna a Trento il 2 marzo. Da allora il conteggio è cresciuto superando 30mila casi in Trentino e 50mila in Alto Adige. Domani, a un anno esatto dal primo caso italiano, il Corriere del Trentino e il Corriere dell’Alto Adige dedicheranno il numero domenicale alla storia della pandemia.
Uno dei primi positivi al Covid dell’Alto Adige, il numero 77 per la precisione, fu il consigliere provinciale Paul Köllensperger (Team K).«Ho sempre avuto tendenza a sperimentare, ma questo me lo sarei risparmiato» scherza l’interessato. «Anche se non ho avuto particolari sintomi, solo mal di testa e febbre. Allora non c’era consapevolezza di quanto già stava girando tra noi, eravamo nel bel mezzo delle elezioni comunali e quando abbiamo provato a risalire ai miei contatti è venuta fuori una lista di 150 e passa persone, impossibili da tracciare. Ho passato l’isolamento da solo in un appartamento, lontano dalla mia famiglia». Anche un altro consigliere provinciale, stavolta in Trentino, si è ammalato di Covid: Luca Zeni (Pd), ex assessore alla Sanità. «Mi ammalai ad ottobre, all’inizio della seconda ondata» racconta Zeni, «Quando sembrava che il Covid fosse alle spalle. Addirittura nelle riunioni mi prendevano in giro perché ero l’unico ad indossare la mascherina chirurgica, ma grazie a quella non ho contagiato nessun contatto». Un contagio per fortuna in forma leggera: «Ce lo prendemmo tutti in famiglia, ma siamo giovani. La preoccupazione principale è stata per i parenti più anziani» continua il consigliere, che dalla sua esperienza invita a non sottovalutare nessun segnale: «L’ho passato da quasi asintomatico» racconta Zeni. «L’unico sintomo è stato uno strano affaticamento quando andavo a correre. Il mio medico mi ha consigliato il tampone e scoprimmo la positività».
Alto Adige e Trentino hanno vissuto la pandemia in maniera quasi opposta. La scorsa primavera il Trentino è stato colpito più duramente, mentre in autunno è l’Alto Adige ad aver passato lunghi periodi in zona rossa, al contrario della vicina provincia quasi sempre gialla. «Difficile comparare due province diverse» ragiona Zeni. «Forse in Alto Adige c’è meno attenzione da parte dei cittadini, d’altronde da anni ha problemi di copertura vaccinale. Ma credo si debbano approfondire meglio i dati. In certe fasi in Trentino il numero di morti e ricoverati era sproporzionato rispetto al numero dei contagi, forse siamo stati più simili di quanto dicano i colori». Esprime dubbi sui dati anche Köllensperger: «L’Alto Adige testa molto più del Trentino e include nei positivi i test veloci. Però il numero di ricoverati è sempre simile, farebbe supporre anche un numero di contagi comune. In generale fa rabbia che entrambe le giunte prendano decisioni avventate con dati scarsi».