Corriere del Trentino

Domeniche chiuse, la sfida del risarcimen­to

Il Tar respinge l’eccezione sollevata dalla Provincia. Ora si attende la Consulta

- Dafne Roat

Ora si attende la pronuncia della Corte Costituzio­nale ma i marchi della grande distribuzi­one chiedono un risarcimen­to milionario per le chiusure domenicali imposte dalla Provincia di Trento.

TRENTO Il destino delle chiusure domenicali resta legato alla pronuncia della Consulta che potrebbe non arrivare prima dell’estate, l’udienza è fissata a maggio, ma nel frattempo la grande distribuzi­one vince il primo round al Tar anche sul fronte del risarcimen­to dei danni. E sono davvero tanti. Ancora non è stata fatta una stima esatta, ma non serve essere dei matematici per capire gli effetti sul commercio della legge Failoni (la numero 4 del 2020) che impone le chiusure domenicali e nei giorni festivi dei negozi non turistici, come Trento, Rovereto e Borgo Valsugana, per citare alcuni esempi.

I giudici del Tribunale amministra­tivo hanno respinto l’eccezione di inammissib­ilità, sollevato da Piazza Dante, del ricorso presentato da Eurobrico, Casatua Italia, Centro commercial­e Le Valli e Millennium center, difesi dall’avvocato Giacomo Merlo, e da Md spa, rappresent­ata dall'avvocato Luciano Salomoni, contro la legge provincial­e Failoni e la delibera che fissava la distinzion­e tra Comuni ad alta intensità turistica e non, sospendend­o il giudizio in attesa della Corte Costituzio­nale. La Provincia, che ha evidenziat­o l’insussiste­nza del danno, ha sollevato l’inammissib­ilità del ricorso per carenza di interesse in quanto depositato a ottobre mentre la giunta aveva già deciso, con la delibera del 29 settembre numero 1466, di riconoscer­e agli esercizi commercial­i di tutto il territorio provincial­e la facoltà di apertura domenicale e festiva fino alla pronuncia della Corte Costituzio­nale.

Ma i giudici in sentenza ricordano che la giunta «si è limitata a estendere gli effetti dell’ordinanza cautelare» del tribunale amministra­tivo, che aveva stoppato la legge rinviando gli atti ai giudici costituzio­nali, a tutti i commercian­ti interessat­i, quindi anche ai ricorrenti, «ma l’articolo 1 della legge provincial­e numero 4 del 2020 risulta tuttora in vigore». Insomma la Provincia ha congelato gli effetti della legge, ma non ha cambiato idea sulla chiusura dei negozi la domenica e nei giorni festivi.

Secondo il Tar i negozi della grande distribuzi­one hanno tutto l’interesse a far dichiarare l’illegittim­ità della delibera perché solo in questo modo avrebbero la possibilit­à di «ottenere il ristoro del danno medio tempore — scrivono ancora i giudici — cagionato da tale provvedime­nto che, seppure per un limitato periodo , ha prodotto i propri effetti». Da qui la decisione del collegio di accogliere la richiesta di sospension­e del giudizio in attesa della decisione della Consulta.

I commercian­ti della grande distribuzi­one nel ricorso avevano sottolinea­to come i criteri utilizzati dalla Provincia avevano limitato l’attività economica ed erano in contrasto con i principi di derivazion­e europea sottesi nella normativa statale. Parlano di «limitazion­e discrimina­toria» della legge in quanto impone delle limitazion­i alle aperture domenicali in città come Trento, Rovereto, Cles, Pergine e Borgo Valsugana. Provincia e grande distribuzi­one ora attende la Consulta che detterà la linea.

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La governance Il presidente Fugatti insieme agli assessori Failoni e Spinelli.La Provincia insiste sule chiusure domenicali e attende la Consulta

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