«Pericolosi i trucchi sui buoni pasto Noi già concentrati sulla ripresa»
Ianeselli punge Fugatti sull’apertura dei ristoranti ai provinciali
TRENTO Rispetto a novembre e dicembre, i dati del contagio nel capoluogo sono ora diminuiti: «Sono 500 i positivi, prima erano 2.500. Ora siamo in zona arancione — osserva il sindaco di Trento Franco Ianeselli — e nel culmine della diffusione del coronavirus eravamo in zona gialla».
Sindaco, vuole tornare ancora al dibattito sulla trasparenza dei dati?
«Fin da poco dopo la mia elezione questa giunta ha deciso di comunicate tutti i dati a sua disposizione, sommando i risultati dei tamponi molecolari a quello dei test rapidi antigenici. Lo abbiamo fatto perché siamo convinti che la trasparenza sia fondamentale nel momento in cui si chiede ai cittadini comportamenti responsabili. Ma non è solo una questione di trasparenza...».
Cos’è allora?
«Se in Provincia si era deciso di utilizzare in modo massiccio i test antigenici, era giusto comunicarli. E si tenga conto che i sindaci solo a un certo punto sono venuti a conoscenza dei dati sugli antigenici, prima avevamo contezza solo dei molecolari. Ma si tenga conto anche di un’altra cosa: fino a qualche giorno fa le ordinanze sindacali che imponevano l’isolamento ai cittadini positivi valevano solo per i cittadini positivi al tampone molecolare. Adesso i due metodi sono unificati, arriva il nominativo del cittadino positivo e scatta l’ordinanza. Ora mi chiedo: se si fossero fin dall’inizio conteggiati unitamente i due dati, se fin dall’inizio le ordinanze avessero raggiunto tutti i cittadini positivi, forse sarebbe cambiato qualcosa?».
Secondo lei?
«Non vorrei passare per “gufo”, perché sono descritti così coloro che si interrogano sui numeri. Ma vediamo alcuni dati: 2.500 positivi a novembre e dicembre, ora sotto i 500 positivi su una popolazione di 120.000 abitanti. Il Trentino è considerato zona rosso scuro perché il rapporto è di oltre 500 casi ogni 100.000 abitanti. Io non sono un matematico ma è facile fare un calcolo, e spontaneo chiedersi come mai a fine anno eravamo in fascia gialla e ora invece siamo in zona arancione. Su questi numeri, e in generale sull’anomalia trentina che vedeva positivi dichiarati contenuti rispetto a un aumento di morti e di ricoverati in terapia intensiva, spero si apra un dibattito».
Oggi, se guardiamo i dati del capoluogo, i contagi sono diminuiti di molto.
«Leggo però che c’è timore per le varianti, e che in prospettiva questi numeri sono destinati a crescere. Siamo in zona arancione, pensiamo a come agire sulle restrizioni per poi ripartire al meglio. Le restrizioni sono fatte per evitare un peggioramento, devono essere prese sul serio e non devono essere aggirate».
A cosa si riferisce? Chi le aggira?
«Apprendo che la Provincia di Trento ha stabiliti che i sui dipendenti in possesso del buono-pasto sono abilitati a entrare al ristorante per il pranzo, come se fosse una mensa. Ma i ristoranti in zona arancione sono chiusi, questo è un “barbatrucco” per evitare le disposizioni. Per quanto riguarda i dipendenti del Comune di Trento, abbiamo chiesto loro di avvalersi dell’asporto, evitando i ristoranti e tutte le occasioni di possibile contagio, anche in considerazione della classificazione in zona arancione. Abbiamo inviato a tutti una comunicazione dove si suggerisce di continuare a seguire la modalità dell’asporto, una misura per contenere la pandemia».
La ratio è quella dell’aiuto agli esercenti...
«Almeno l’avessero deciso sentiti gli enti locali. Cosa facciamo con la nostra polizia locale? Deve entrare nei ristoranti all’ora di pranzo a chiedere i badge del buono-pasto? E sull’aiuto alle categorie economiche, forse varrebbe la pena pensare a interventi più lungimiranti: non alla settimana prossima, ma a come riprendere la prossima estate senza l’incubo di lockdown più o meno intensi. Non all’escamotage per far entrare i dipendenti provinciali al ristorante, ma a come uscire dalla zona arancione e ritornare per lo meno a quella gialla».
Lei ci spera in una ripresa già dalla prossima estate?
«Stiamo pensando di investire sugli eventi, per una ripresa della vita in città. Stiamo pensando al futuro, credendoci fortemente, convinti che la campagna vaccinale darà i suoi frutti, che i contagi
Il nodo aperto Spero si apra un dibattito sull’anomalia trentina che vedeva casi contenuti a fronte di tanti morti
La prospettiva In vista dell’estate stiamo pensando di investire sugli eventi per una ripresa della vita in città
caleranno se ci sarà lo sforzo di tutti. Esempi ce ne sono, in Israele dove la vaccinazione è iniziata da tempo e ora è su larga scala, tutto sta ripartendo».
Come sarà dunque la prossima estate?
«Lavoriamo sugli eventi, anche su quelli più partecipati come le Feste Vigiliane. Per portare un cima positivo, per le persone e per le imprese. La ripartenza della città è fondamentale per le attività economiche, e vale molti di più di un “barbatrucco” che permette per una settimana di mangiare un panino al bar».