Valdastico nord, conto di 178mila euro a carico dell’Anas
TRENTO La Valdastico Nord? Era pacifico fin dall’inizio che non fosse cantierabile senza il via libera della Provincia di Trento, che non c’era. Come era chiaro non solo che la proroga della concessione all’autostrada Brescia-Padova fino al 2026, per realizzarla, non era giustificata, ma anche che «l’Anas non poteva sottoscrivere la convenzione unica del 2007» che la rese concreta. Cosa invece avvenuta, con un vantaggio per la concessionaria veneta, in mano prima agli enti locali, poi ai soci privati e infine a Intesa grazie ai prestiti da questi non restituiti, e che nel 2016 cedette la quota di controllo ad Abertis, per 594 milioni. Cifra che è, al contrario, la quantificazione più concreta del danno erariale patito dallo Stato, di fronte alla mancata messa in gara nel 2013.
Questo almeno secondo la procura della Corte dei Conti di Roma, nell’atto di citazione, firmato dal vice procuratore generale, Massimo Perin, che ha imputato questo danno, calcolato in concreto in 178 milioni (il 30% della cifra di partenza), al cda Anas allora guidato da Pietro Ciucci (con lui, Eugenio Pinto, Sergio Scicchitano e Umberto Siola, che dovranno dividersi 160 milioni, mentre all’utimo membro, Enrico Della Gatta, è in capo un danno di 17,8 milioni, in quanto assente nella riunione che approvo la convenzione) che approvò nel 2007 la proroga della convenzione, proprio per fare la Valdastico nord.
L’atto di citazione, che si traduce ora in un giudizio la cui udienza è stata fissata per il 10 giugno, chiude l’inchiesta avviata sulla base degli esposti presentati dal senatore di Forza Italia, Lucio Malan, tra il 2015 e il 2018. I giudici contabili rinvengono nella convenzione Anas e Brescia-Padova lo snodo amministrativo che concretizza la proroga e mette in moto la procedura per la Valdastico Nord.
Che ha però, per la Corte, una falla fin dall’inizio. L’intesa Stato-Provincia di Trento (a cui la Corte concede la «leale collaborazione» sull’individuazione del corridoio est con il Veneto), si legge nell’atto di citazione, «è pacificamente conditio sine qua non per avviare» l’autostrada in Trentino, come poi confermato dalla sentenza della Corte costituzionale del 2013; e la sua mancanza «fa venir meno il requisito della cantierabilità dell’opera, la cui realizzazione entro il 2026 avrebbe costituito il necessario presupposto per la proroga».