I BALSAMI E LE ERBE PER LA SALUTE DEL CORPO E DELLA MENTE
Negli antichi documenti del Trentino-Alto Adige si parla di una particolare tipologia di curatori: cioè abitanti dei villaggi, contadini o pastori, cosiddetti «villani» che trasferivano la conoscenza del corpo dell’animale all’uomo ed applicavano per l’intero regno animale la stessa tecnica diagnostico-terapeutica. Per caso, per necessità, per vocazione, e, molto spesso per tradizione familiare, movendo da nozioni anatomiche acquistate nell’allevamento o nella macellazione degli animali e attraverso le conoscenze botaniche, da sempre documentate nella cultura contadina, questi «villani» si trovarono ad agire come curatori sul corpo e sulla mente della collettività, cioè del popolo. Da cui il loro appellativo di «medici popolari».
Riducendo fratture, cavando denti, praticando i salassi, incidendo ascessi, somministrando pozioni o unguenti o balsami, questi personaggi si trovarono a cavalcare la sottile linea di divisione che divide la scienza dalla magia.
Depositarie di questa antica cultura molto spesso erano le donne, sia come conciaossa che come «Smare» cioè coloro che, depositarie dell’arte del respiro (asma), aiutavano a dare il primo respiro, cioè a nascere, o l’ultimo respiro, cioè a morire. I conciaossa, donne o uomini, erano, capaci di manipolazioni particolari e ben esperti in erbe lenitive come l’erba regina o la camomilla o il fiordaliso, o di quelle astringenti e calmanti come la salvia, di quelle revulsive, come l’arnica o il pepe montano, di quelle calmanti come il grasso misto a resina di larice. I conciaossa erano ben consapevoli che, in casi seri, era necessario applicare apparecchi di contenzione. Erano queste delle fasciature con stoppa, legata ed amalgamata con chiara d’uovo sbattuta e sapone, che rapprendendosi, immobilizzavano la parte lesa. La rimozione di questa fasciatura e i massaggi per la riattivazione della muscolatura venivano eseguiti con pozioni atte a curare i dolori e formule segrete per accompagnare il rito. Queste formule segrete, definiti segreti, (da cui segretisti, gli operatori di questa pratica), costituivano una specie di sapere sacrale trasmesso secondo un ordine generazionale.
Le malattie curate dai segretisti sono malattie del corpo esterno, come le verruche e i porri o i vermi che devastano la pelle o entrano nella pancia o la follia che, come un verme o un vento entra e devasta la mente. Per la follia il segreto era quello di dar spazio d’uscita al vento e allo spirito che aveva invaso la mente, usando suoni che contrastassero il vento che, entrato dal naso o da altri orifici, aveva fatto impazzire. Il suono doveva essere «forte come quello del tamburo, continuo come il fischio delle marmotte e penetrante come la voce degli uccelli».
Storia e leggenda Negli antichi documenti si parla di una particolare tipologia di curatori, gli abitanti dei villaggi, contadini o pastori