Dodicianni e l’amore
Frustrazioni in famiglia: il nuovo brano dell’artista bolzanino «Mio padre scrive per il giornale»
Dodicianni torna sulle scene con Mio padre scrive per il giornale, il nuovo singolo uscito venerdì sulle piattaforme digitali per Believe Music Italia. Andrea Cavallaro, in arte Dodicianni, da qualche anno si è stabilito in provincia di Bolzano, riscoprendo quella vena musicale che aveva parcheggiato in un angolo dedicandosi ad installazioni e performance di arte contemporanea. Discoteche in autunno aveva segnato il suo ritorno dopo quattro anni di silenzio musicale, poco più di due minuti in cui l’eclettico artista originario del Polesine scava nei ricordi per un brano di grande intensità. Mio padre scrive per il giornale segue lo stesso stile fotografico raccontando una storia di incomprensione tra padre e figlia. La produzione è firmata dallo stesso Dodicianni con Edoardo Pellizzari e Fed Nance e mantiene un approccio minimale basato su un incalzante riff di pianoforte, sostenuto da una precisa sezione ritmica, tra bassi e chitarre acustiche. Un altro brano in grado di abbracciare l’intero spettro delle emozioni umane, una serie di fotografie di una quotidianità fatta di silenzi e incomprensioni, frasi non dette e sentimenti potentissimi. Mio padre scrive per il giornale è stata registrata all’Overdrive Recording Studio e masterizzata da Collin Jordan a Chicago, con la collaborazione di Theo Soyez che ha scattato la foto di copertina, di Alex Valentina per il logo e del Burro Studio che ha curato grafica e art direction.
Dodicianni, com’è nata Mio padre scrive per il giornale?
«La storia non è autobiografica, mi è stata raccontata.
Nella mia attività di insegnante precario durante una supplenza mi è capitato di ricevere questa confidenza, nel corridoio di una scuola, nel giro di pochi minuti. Un’esperienza che mi ha colpito aprendomi un mondo, tanto che
quando sono tornato a casa mi sono messo al pianoforte e la canzone è uscita di getto».
Una canzone che mette al centro i sentimenti?
«Vuoi o non vuoi nei pezzi si finisce spesso per parlare di amore, in questo caso di un amore negato. Perché ci fa così male non avere le attenzioni e la stima delle persone che ci sono accanto? Stiamo davvero scegliendo autonomamente come vivere questa vita? Mio padre scrive per il giornale mira a raccontare la frustrazione che si prova a non sentirsi abbastanza per le persone che amiamo. Ci levighiamo per infilarci dentro decisioni e vite che non sono le nostre, finendo per distruggere anche i legami che dovrebbero essere scontati».
Una sua caratteristica è quella di concentrare molti contenuti in meno di tre minuti.
«Ho la fortuna di ragionare con le canzoni come se fossero fotografie e quindi la durata spesso è breve ma con le immagini a disposizione cerco di dire tutto».
Sta girando un video del brano?
«In questi giorni stiamo facendo le riprese al cimitero Monumentale di Milano con una serie di scatti a cura di Theo Soyez. Anche la grafica di copertina segue un immaginario dark che si riverbera nei suoni della canzone. Sono un po’ fissato sul fatto di dare una veste a tutto tondo a ogni mio prodotto musicale».
Questo suo nuovo corso porterà a un album?
«L’idea è di arrivare a un Ep con cinque brani che coniughi la musica con l’arte. Vorrei sfuggire dal cliché per cui al singolo sia accompagnato sempre un video. Preferisco delle presentazioni estemporanee accompagnate sempre da un elemento visuale, come accaduto per Tahrir al Mag di Riva del Garda in occasione di “Voci per Patrick”».