Anarchici, condannati «ma non ci fu terrorismo»
Condanne per 13 anni e 3 mesi. Cruciali gli attentati alla Lega e Unicredit
La sentenza d’appello conferma le condanne degli anarchici ma chiarisce: «Non ci fu e non c’è eversione, né terrorismo».
TRENTO Non ci fu e non c’è eversione, né terrorismo. La sentenza della Corte d’Appello, anche se conferma le condanne, in tutto 13 anni e 3 mesi, ai danni di un gruppetto di sette attivisti anarchici accusati di sei attentati, suona quasi come un’assoluzione per gli imputati. Quella era l’accusa più pesante, richiesta nuovamente dal pm Pasquale Profiti nella sua requisitoria e quella è di nuovo caduta. Abbracci e sorrisi sui volti degli imputati si sono sposati con il silenzio composto con cui i loro sostenitori hanno atteso il verdetto, fuori dal tribunale, fin dal mattino.
Il processo di primo grado si era celebrato a porte aperte e si era concluso con la sentenza di condanna per sei degli imputati per un totale di 11 anni e 11 mesi, tre per la produzione di documenti falsi, tre per i danneggiamenti alla sede della Lega di Ala, alla filiale Unicredit di Rovereto nonché per le violazioni della legge in materia di armi. Come allora, nella sua requisitoria di 80 pagine il pm Pasquale Profiti, è tornato a ribadire la pericolosità del sodalizio e i fini eversivi dello stesso, chiedendo per i sette imputati un totale di oltre 26 anni. A Luca Dolce, Roberto Bottamedi, Giulio Berdusco e Agnese Trentin la Procura e gli inquirenti, al termine delle indagini condotte dai carabinieri del Ros, contestavano l’associasi zione con finalità eversive. In particolare a loro venivano ricollegati gli attentati sul monte Finonchio del 2017, l’esplosione al laboratorio di crittografia e matematica industriale dell’università a Povo dello stesso anno e il posizionamento di esplosivi nella sede della polizia locale. Diverso il discorso per gli altri tre imputati, Marie Antonia Sacha Beranek, Andrea Parolari e Nicola Briganti: a loro ,ognuno con un coinvolgimento diverso, la Procura contestava gli attentati avvenuti tra luglio e ottobre 2018 nel roveretano, nella sede di lavoro interinale Randstad, alla Lega di Ala e alla filiale Unicredit in piazza Rosmini, a Rovereto. Come nella sentenza di primo grado anche ieri, nell’appello pronunciato dal collegio presieduto da Luciano Spina, è a questi tre che è toccata la peggio, con un ritocco seppure lieve al rialzo delle pene: la condanna di Parolari recita 3 anni (rispetto ai 2 anni e 6 mesi del primo grado) quelle di Beranek e Briganti 2 anni e 4 mesi rispetto all’anno e 10 medi dicembre 2019. Un ricalcolo dettato da questioni tecniche, spiegano gli avvocati Andrea de Bertolini, Giampiero Mattei e Bonifacio Giudiceandrea, che si dicono in sostanza soddisfatti per la sentenza. Invariata rimane la condanna ai danni degli altri quattro: Trentin e Dolce hanno ricevuto 2 anni per la falsificazione di documenti, mentre Bottamedi per lo stesso reato ha avuto 1 anno nove mesi e 10 giorni; Berdusco è stato assolto da ogni accusa così come tutti e quattro sono stati assolti dall’accusa di danneggiamento ai tralicci del monte Finonchio, al laboratorio dell’ateneo e alla sede della polizia.
La lettura del dispositivo,
arrivata solo nel pomeriggio, ha fatto sciogliere gli imputati in abbracci e sorrisi, con i loro legali. «Confidavamo che anche i nostri appelli — ragiona Andrea de Bertolini — potessero essere accolti: siamo tuttavia abbastanza soddisfatti perché la seconda assoluzione sulle finalità eversive consente con serenità di riconoscere quello che abbiamo sempre sostenuto, ossia che questo profilo era oggettivamente fuori luogo». Per parlare di terrorismo spiega «ci deve essere un coefficiente di pericolo e di messa in pericolo di beni di primaria rilevanza. Tutti i sei condannati hanno ancora l’obbligo di dimora.
La difesa Siamo soddisfatti soprattutto perché viene ribadita l’insussistenza del reato eversivo