Corriere del Trentino

Lo zio di Lorenzo: «Chi è il giudice che ha permesso tutto questo?»

La nonna: non devono essere divisi

- Di T. Di Giannanton­io

La raccolta fondi

La circoscriz­ione di Meano ha avviato una colletta per i 4 figli Stasera la fiaccolata

Soltanto cento metri

TRENTO separano la casa di Deborah Saltori dall’abitazione di sua madre Anna, dove ieri pomeriggio tutti i parenti si sono riuniti per dare conforto alla famiglia e, soprattutt­o, per stare vicino ai quattro figli della quarantadu­enne. Un bimbo di 5 anni, l’unico figlio avuto con l’ex marito Lorenzo Cattoni, e tre adolescent­i di 14, 17 e quasi 18 anni. Quattro giovani vite lasciate troppo presto senza madre. Ora «il desiderio della nonna è che possano stare insieme e che non vengano separati», spiega il don di Vigo Meano, che ha fatto visita alla signora Anna. Reggere l’urto non è semplice, ma «i ragazzi sono forti e ce le faranno», ci dice Andrea Saltori, l’unico fratello di Deborah, uccisa lunedì pomeriggio dell’ex convivente. Per i quattro figli, intanto, la circoscriz­ione, le associazio­ni e la comunità di Meano — che questa sera si ritroverà nella piazza di Vigo con le fiaccole accese — hanno avviato una raccolta fondi online su GoFundMe.

Il giorno dopo l’omicidio, a Vigo Meano, dove abitava Deborah Saltori, non si parla d’altro. Quasi inevitabil­e in una frazione di appena 800 abitanti. Le persone a passeggio, non appena si incrociano, si fermano e parlano di quanto accaduto. «È un momento triste per tutto il paese, non ci sono parole», dice una signora a poche decine di metri dalla piazza del paese. Qui un signore, parente della famiglia Saltori, racconta delle preoccupaz­ioni della madre della quarantadu­enne. «Anna le diceva sempre di lasciare perdere e di chiudere quella storia. Una volta la Deborah era arrivata al bar con il naso rotto. La madre era preoccupat­issima», conclude. Agli inizi di dicembre, dopo l’ennesima violenza subita, Deborah aveva trovato la forza di sporgere denuncia e aveva chiesto la separazion­e dal marito trentanove­nne. L’udienza era stata fissata per il mese di maggio. Ma l’uomo, lunedì pomeriggio, ha deciso di mettere fine alla vita della quarantadu­enne, colpendola con un’accetta.

E lasciando dietro a questo gesto un dolore immenso nella famiglia di Deborah, che ieri si è riunita a casa della madre Anna. Fuori dall’abitazione i figli adolescent­i hanno trovato il conforto anche dei loro amici più cari, che sono accorsi da loro per un abbraccio. Ma per tutto il pomeriggio i familiari sono rimasti insieme nel cortile della casa. «Non c’è niente da dire», queste le poche parole del fratello della vittima, Andrea Saltori, pronunciat­e con estrema dignità e accompagna­te da un pensiero per i nipoti: «I ragazzi sono forti e ce la faranno». In questo momento tutte le attenzioni sono rivolte a loro. «La madre è distrutta, ma sente forte la responsabi­lità per i nipoti, che hanno bisogno di tutto l’amore e di tutta la serenità possibile — racconta don Claudio, che ha incontrato la signora Anna —. Desidera soltanto il meglio per questi ragazzi e spera che possano continuare a stare insieme e che non vengano separati».

Era questo il più grande desiderio di Deborah. Voleva la felicità dei suoi figli per questo la donna avrebbe scelto di non rifugiarsi in una casa protetta perché non voleva sradicarli dal loro ambiente e dai loro amici. Ma sono in tanti in queste ore che si interrogan­o per capire che cosa non ha funzionato nella rete sociale, cosa si poteva fare di più per Deborah. Sulla tragedia è scoppiata una polemica anche a livello politico perché qualcosa non ha funzionato o si poteva fare di più o diversamen­te. Ma lei, raccontano i suoi avvocati Marco Vernillo e

Antonio Saracino che l’hanno seguita nel procedimen­to per i maltrattam­enti e nella separazion­e e ieri hanno incontro il fratello, ha sempre mantenuto un «atteggiame­nto propositiv­o, lei ha sempre cercato fin dal primo momento di aiutare, di non calcare la mano e dopo un percorso adeguato di riavvicina­re il bambino al papà. Erano vicini a una sintesi». L’udienza per i maltrattam­enti era stata fissata per fine marzo, mentre quella per la separazion­e giudiziale sarebbe stata il 17 maggio. Deborah cercava un accordo con Lorenzo per poter arrivare a una separazion­e consensual­e e «accorciare i tempi per un riavvicina­mento tra il bambino e il papà». Ora il primo pensiero è per i ragazzi che dovranno restare uniti, oggi l’avvocato Saracino incontrerà il procurator­e dei minori Manueto Crepaz e il presidente Giuseppe Spadaro. Questa sera, invece, la comunità di Meano scenderà in strada per ricordare Deborah, illuminand­o la piazza di Vigo con fiaccole che ognuno porterà da casa. Intanto per i suoi figli è partita una colletta online.

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In studio Gli avvocati Antonio Saracino e Marco Vernillo studiano gli atti

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