Deflorian nuovo rettore «La priorità sarà l’edilizia»
Il voto online spinge il record della partecipazione: oltre il 60%. «Ora un piano edilizio»
Come da pronostici Flavio Deflorian è il nuovo rettore dell’università di Trento. Il docente si è imposto sullo sfidante Massimiliano Sala in una competizione, disputata online per la prima volta, che resterà agli annali per i numeri record: oltre il 60% degli aventi diritto ha preso parte al processo democratico. E ora, per Deflorian, non resta che pensare al piano di governo. «La priorità è il piano edilizio, a cominciare dagli spazi per gli studenti», dice. E la ripartenza della didattica.
TRENTO Poco dopo le 18.30, al termine di una giornata dedicata al voto, ad attendere la proclamazione in diretta Youtube erano collegate quasi 280 persone. Tutte rimaste ad aspettare l’esito di verbali e conteggi per quasi un’ora, senza mai abbandonare lo schermo (anzi: c’è chi s’è aggiunto via via). Un dato significativo del tasso d’interesse. La modalità telematica, del tutto inedita, ha contribuito a elevare la partecipazione, mai così elevata. Oltre il 60% degli aventi diritto ha preso parte al processo democratico (nel 2015 era il 40%). Nel caso del corpo docente, dei ricercatori e dei rappresentanti degli studenti si è arrivati a picchi del 94%. Insomma: Flavio Deflorian è stato proclamato nuovo rettore dell’università di Trento con un exploit di partecipazione e un largo, larghissimo consenso. Precisamente 1157 preferenze contro le 340 dell’avversario Massimiliano Sala che, al termine della giornata dedicata al voto, riflette sulle ultime settimane e sull’esito. «Non conta vincere o perdere — dice il professore di algebra — conta aver combattuto la battaglia giusta». Laureato proprio a Trento e ordinario di Scienza e tecnologia dei materiali, Deflorian rimarrà in carica per sei anni a partire dal prossimo primo aprile, data di inizio del mandato che proseguirà fino al 2027.
Rettore, poche ore prima aveva scritto alla comunità accademica, invitando tutti al voto. Così è stato: vincere con un exploit di partecipazione rende più solido l’esito?
«Sicuramente è stata una prova di partecipazione, mi fa piacere soprattutto l’aumento registrato fra il personale tecnico e amministrativo e fra dottorandi e assegnisti. Un valore che denota lo spirito di una comunità che partecipa».
In effetti fra docenti e ricercatori la partecipazione è stata del 94%, era dell’81,4% nel 2015; fra il personale tecnico la partecipazione è stata del 67,5% e nel 2015 era del 53; fra dottorandi e assegnisti del 38,1% mentre sei anni fa era ferma al 13,8% appena. Ma tornando al suo mandato, il primo aprile sarà pienamente operativo: da cosa si comincia?
«In queste settimane prepareremo il passaggio di consegne, poi sarà il momento delle nomine e della squadra, atto propedeutico per lavorare veramente. Quanto ai temi, sono quelli discussi in campagna elettorale, a cominciare dal piano edilizio, poi le modifiche dello statuto e non dimentichiamo l’impegno per tornare alla didattica in presenza nel mese di settembre».
Ecco: lei dovrà riannodare i fili, accompagnando l’ateneo nel post pandemia. Nel corso della campagna elettorale s’è parlato molto anche di didattica che ormai da un anno è prettamente online. È chiaro che si segue le linee guida ministeriali ma Trento è sempre stata laboratorio d’innovazione: cosa resterà di questa esperienza? Si potrà innovare le modalità di insegnamento?
«Sicuramente. Siamo tutti d’accordo, questa esperienza ci ha messi sotto stress ma abbiamo imparato a fare tante cose che hanno un valore valido per il futuro. La didattica
Prospettive Didattica online, uno strumento su cui insistere per la formazione continua dei lavoratori
online può anche rivelarsi uno strumento per contribuire alla ripartenza del territorio. Pensiamo, infatti, al ruolo che vogliamo ricoprire nella formazione permanente delle persone inserite nel mondo del lavoro. Lì l’uso delle tecnologie in remoto potrà aiutarci. Questo è un tema che andrà affrontato con spirito diverso».
E la ricerca? Che segno lascerà la pandemia? Le biotecnologie rosse, il trasferimento tecnologico nell’ambito delle scienze della vita: ci sono filoni che verranno potenziati?
«Questa pandemia ha insegnato a tutti che la competenza serve e le specializzazioni servono, già questo è molto. Abbiamo inoltre imparato che per le scienze della vita c’è un futuro importante, non solo nel monitoraggio della salute ma anche a proposito della fragilità degli anziani. Su questi temi, certamente, vorremo avere un impatto nella ricerca».
Ha citato spesso la necessità di migliorare le infrastrutture, digitali e fisiche: servirà un aggiornamento del piano edilizio? Cosa le preme di più? Servono spazi studio per gli studenti, aule, laboratori: dove si parte?
«Tutto andrà definito in fase di programmazione, ma gli spazi per gli studenti sono prioritari. Dobbiamo offrire le condizioni ottimali dal punto di vista dello studio e dei servizi ad esso collegati. Per questo definiremo un piano che guardi, oltre che al futuro, anche a medio termine. Già per settembre dovremo riflettere sugli spazi per la didattica».
E sulla squadra? Ha già delle idee? Lei si è occupato molto dell’importanza di riequilibrare la presenza femminile: ne terrà conto?
«Scaramanticamente non ci ho pensato ancora. Certo, restano saldi alcuni principi che ho espresso chiaramente. Mi sta a cuore il bilanciamento di genere e la valorizzazione delle competenze in tutte le fasce d’età: cercherò quindi di tenere a mente tutto».