Covid, Ferro respinge la terza ondata
Il direttore della prevenzione: «Da noi non c’è». Stoccata sulle previsioni: più umiltà
Il Trentino non è ancora nella terza ondata. Lo assicura il direttore del dipartimento prevenzione dell’Azienda sanitaria Antonio Ferro. Che analizza i dati provinciali, «sostanzialmente stabili», e attende segnalazioni sul fronte delle varianti. E nonostante qualche zona mostri una incidenza maggiore del contagio, ad oggi non ci sono territori che rischiano la fascia rossa. Intanto ieri ha protestato in piazza il mondo dello spettacolo.
TRENTO Laura Branz insegna in un istituto comprensivo del capoluogo e a tutti i costi vuole fare il vaccino contro il Covid: «Ma certo che lo voglio, perché voglio tornare a fare lezione in classe, perché voglio proteggere i miei studenti, la mia famiglia. Perché se vogliamo far ripartire la scuola gli insegnanti devono essere vaccinati, e subito».
Lei vorrebbe vaccinarsi, ma non può...
«Sembra impossibile. Ma io non demordo, vado avanti fin che non trovo un medico che me lo fa».
Il suo medico?
«È stato il primo a cui mi sono rivolta ma mi ha detto che lui non ha dato la disponibilità. Mi ha spiegato anche il perché, e lo capisco: è da solo, non ha personale infermieristico o amministrativo, non riesce a reclutare dieci insegnanti per volta da vaccinare in due ore. Perché tocca al medico organizzarsi: il flacone è per dieci dose, che si deteriorano entro poco».
Gli ha chiesto come fare?
«Mi ha consigliato di appoggiarmi ai medici che lavorano in rete con lui, ma una non ha dato la disponibilità e l’altra ha già fatto una somministrazione e non sa se le arriveranno altri flaconi».
Ed è rimasta al palo.
«Ho scritto anche al sito
“Vaccinarsi in Trentino” gestito dall’Azienda sanitaria e dalla Provincia. Mi sono qualificata come insegnante. Mi è stato risposto... niente, che al momento non sanno darmi una risposta perché i responsabili stanno ancora decidendo il da farsi, e che se sapranno qualcosa mi faranno sapere. Non hanno nemmeno un piano alternativo, ma non si poteva pensarci prima?».
Viste le difficoltà, potrebbe anche arrabbiarsi.
«Ma no, e non voglio nemmeno fare polemica. Non è questo che mi interessa e non sto accusando nessuno. Dico solo: ma è mai possibile che non ci si possa organizzare in modo efficiente per garantire le vaccinazioni al corpo insegnante? L’apertura delle scuole dovrebbe essere un obiettivo da perseguire, tutti lo dicono, ma perché succeda è necessario che gli insegnanti possano vaccinarsi. Siamo tutti contro la Dad, e giustamente, perché aumenta il divario tra chi ha gli strumenti e chi no, tra chi è bravo e chi è
L’imperativo «Se si vuole far ripartire la scuola gli insegnanti devono essere vaccinati subito»
La critica Non c’è nemmeno un piano alternativo. Ma non potevano pensarci prima?
meno bravo. Senza vaccino la scuola rimane chiusa».
Le stesse difficoltà all’accesso alla vaccinazione sono riscontrate anche dalle sue colleghe?
«La scelta di affidare ai medici di medicina generale la somministrazione del vaccino esclude di fatto molte colleghe, quelle per esempio che un medico di famiglia non ce l’hanno. E in ogni caso, era meglio pensare di poter fare riferimento ai centri vaccinali, per mettere tutto il personale nella condizione di poter accedere al vaccino. Spero davvero che si organizzino».