IL PERICOLO DELLA GESTIONE SOLITARIA
La direttrice dell’Inail: dati che rispecchiano i contagi. In Trentino crescita dell’8,6%
La gestione solitaria della giunta provinciale è pericolosa. Si provi a introdurre il modello Draghi.
TRENTO Continuano ad aumentare, sul territorio regionale, le denunce di infortunio sul lavoro da Covid 19: per la Provincia di Trento si registra un incremento di 212 casi, pari al 8,6% e per quella di Bolzano di 147 casi, (+ 7,4%). Dati che «rispettano l’andamento pandemico nazionale nella sua curva di contagi» chiosa Giovanna Pignataro, direttrice Inail di Trento e Bolzano.
Se crescono i contagi, se crescono i ricoveri è facile aspettarsi anche un aumento dei lavoratori che contraggono il coronavirus sul posto di lavoro e che dunque chiedono l’indennizzo. Il dato è particolarmente importante per la Provincia di Bolzano, alle prese con numerosi micro lockdown nel corso dell’autunno inverno: rispetto al 31 dicembre le denunce sono aumentate del 7,4 per cento. Dei 147 casi 93 sono avvenuti a gennaio, gli altri risalgono ai mesi precedenti e vengono registrati solo ora al termine dell’iter di verifica. L’incidenza dei contagi a Bolzano era stata «superiore alla media nazionale per il periodo del lockdown e anche in corrispondenza della seconda ondata, nel mese di novembre, quando si raggiunge il picco dei contagi professionali con il 30 per cento delle 2.131 denunce da inizio pandemia. Nell’ultimo bimestre invece la Provincia di Bolzano ridimensiona l’incidenza rispetto alla media nazionale (15% dei contagi rispetto al 21% dell’Italia). In Trentino invece dopo il picco del mese di marzo 2020 con il 28% delle 2.664 denunce la situazione sembrava più sotto controllo, ma da dicembre «si osserva — scrive l’Inail — una risalita con valore superiore a quello medio nazionale. In gennaio l’incidenza è di poco inferiore a quella media nazionale (4,8% rispetto al 6%)». Ma molte denunce potrebbero ancora arrivare e visto l’andamento dei contagi sarà proprio così: «L’andamento delle denunce di infortunio — spiega la direttrice Pignataro — è strettamente collegato all’andamento epidemiologico, potendo restare altresì generalmente indipendente dalla attivazione, da parte del singolo datore di lavoro, dei protocolli di contenimento del contagio» che sono «importantissimi. Pertanto il riconoscimento dell’origine professionale del contagio, fondandosi su un giudizio di ragionevole probabilità, richiede comunque l’attivazione di un procedimento istruttorio che potrebbe considerare o escludere, il riconoscimento della origine professionale di un caso di infortunio da Covid 19».
Ovviamente i più colpiti sono i lavoratori del comparto della sanità, soprattutto in Provincia di Trento dove il 57,9 per cento delle denunce si concentrano in questo comparto seguito con il 30 per cento dal settore della ristorazione e degli hotel. In Provincia di Bolzano la sanità raccoglie il 42,6 per cento delle denunce, superata dal comparto della pubblica amministrazione dove si raggruppano il 47,9 per cento dei casi. In entrambe le province le più colpite sono le donne (77,4 per cento a Trento e 76,6 in Alto Adige) soprattutto quelle nella fascia di età dai 50 ai 64 anni.
«La lettura dei dati per genere non mostra — continua nella riflessione Pignataro — una fragilità di sesso ma semplicemente è un dato che riflette la tipologia di soggetti che sono addetti alla cura ed assistenza della persona». Resta aperto il nodo degli eventuali operatori della sanità che, dopo aver rifiutato il vaccino, contraggano il virus e
I no vax Faggioni (Cgil): «Niente indennizzi per coloro che rifiutano il siero? Spinta a vaccinarsi»
chiedano un’indennizzo. È successo a Genova e l’orientamento dell’Inail, in casi simili è quello di negare il riconoscimento dell’infortunio anche se una circolare ancora non c’è: «Inail — spiega Manuela Faggioni, Cgil — è sempre stata corretta in questi mesi verso i lavoratori. Penso che un simile approccio voglia essere una spinta alla campagna vaccinale».