Corriere del Trentino

Caro Alcide, tua Francesca

L’epistolari­o inedito tra De Gasperi e la moglie: la figlia Paola e Odorizzi ricompongo­no la storia familiare e politica del grande statista trentino

- di Silvia Vernaccini

Ad aprile ricorrono i 140 anni dalla nascita del grande politico trentino Alcide De Gasperi (18811954). Nome indissolub­ilmente legato al Novecento, fu tra i padri fondatori dell’Unione Europea e della Repubblica italiana. Di lui molto si è scritto e si continua a scrivere, anche grazie all’attività della Fondazione Trentina Alcide De Gasperi che richiama firme autorevoli nel panorama accademico internazio­nale. Ancora poco trattato è, tuttavia, l’aspetto più intimo dell’uomo De Gasperi, quello del suo rapporto con la moglie Francesca Romani, conosciuta durante gli incontri costitutiv­i del Partito Popolare don Luigi Sturzo. Pubblicato nel 1999 è il libro Cara Francesca. Lettere (Morcellian­a), il carteggio tra De Gasperi e la moglie dal 1921 al 1927 curato dalla figlia Maria Romana, mentre uscito da poco è Alcide e Francesca. Una storia familiare (Edizioni Cittadella), che raccoglie anche le epistole scritte da Francesca al marito e che si pensavano perdute: pagine inedite, dalla loro unione alla morte prematura, che si intreccian­o e completano analisi politiche all’interno del progetto dell’Edizione nazionale dell’Epistolari­o di Alcide De Gasperi. Autori, Paola De Gasperi, la più giovane delle quattro figlie da anni impegnata nella memoria dei genitori, e Marco Odorizzi, direttore della Fondazione Trentina Alcide De Gasperi.

Per la prima volta è possibile leggere le parole della moglie dello statista, Francesca Romani, donna intelligen­te e colta e per nulla intimorita dal progressiv­o affermarsi del compagna sulla scena politica nazionale e internazio­nale. Lui ha quarant’anni, lei ventiza sei quando si conoscono nel 1921, e a unirli (si sposano l’anno successivo) oltre a una intensa carica sentimenta­le, un grande rispetto reciproco. Poco prima delle nozze, così Alcide scriveva a Francesca: «Ti voglio libera compagna, amica di pari iniziativa e indipenden­za, e nulla mi ripugna di più che il farti da maestro e frugare nella tua coscienza». Il libro ripercorre in capitoli la vita del fondatore della Democrazia Cristiana, il periodo di prigionia, i conseguent­i problemi economici della famiglia, fino alla sua presidenne­l Consiglio dei ministri e ai rapporti con i capi di Stato di tutto il mondo. Al suo fianco, fisicament­e e nello spirito attraverso lunghe lettere, sempre lei, Francesca. «Mentre nel silenzio della tua cella ascolti i battiti del tuo cuore, sappi che un altro cuore gemello batte all’unisono e questo pensiero ti conforti nei momenti più tristi», scriveva al marito in carcere nel giugno del 1927. Un altro elemento molto forte che concorre a cementare la loro unione è la fede, la presenza del sacro, che non si limita alla devozione, ma è qualcosa che permea la loro vita famigliare. Queste le parole dello statista: «Io sarò sempre accanto a te, compagna fedele e le nostre bambine saranno la nostra gioia. Il Signore ci ricompense­rà così: tanto è grande ora il dolore e tanto maggiore sarà poi la consolazio­ne».

Sintesi perfetta dei sentimenti che univano questa grande coppia e l’affettuoso atteggiame­nto di stima di Alcide De Gasperi verso la moglie Francesca che sempre lodava come donna e madre straordina­ria, basta la lettera che scrisse suor Lucia, la secondogen­ita, il giorno della morte del padre: «Per te deve essere un gran conforto il pensiero di avere condiviso tanta parte della sua vita, di non averlo abbandonat­o nelle ore più buie, di averlo aiutato a essere quello che era, deciso, coraggioso, senza mai indietregg­iare alle responsabi­lità. Tua è la gioia di avergli creato intorno un’atmosfera di serenità coadiuvata dal suo così cristiano e umano altruismo».

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 ??  ?? A Formia Alcide De Gasperi e Francesca Romano seduti su una sdraio in riva al mare a Formia durante una pausa dalla campagna elettorale nell’aprile del 1948
A Formia Alcide De Gasperi e Francesca Romano seduti su una sdraio in riva al mare a Formia durante una pausa dalla campagna elettorale nell’aprile del 1948

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