Corriere del Trentino

Morto Roland Thöni: «Eri un fratello»

Il dolore di Gustav. Bronzo olimpico, l’amicizia con il Pibe, i monti: uno spirito libero

- Lorenzo Fabiano

«Roland era per me un fratello. Abitavamo a cento metri l’uno dall’altro, avevamo un anno di differenza e siamo cresciuti insieme sia sui banchi di scuola che sulla neve». Così Gustav ricorda commosso il cugino Roland Thöni. Il bronzo olimpico se n’è andato a 71 anni il giorno di Pasqua per un’emorragia cerebrale. Si è spento dopo aver lottato per tre giorni in ospedale. Il campione altoatesin­o di slalom fu anche il preparator­e di Maradona.

La maggior parte degli BOLZANO italiani li credeva fratelli, Roland e Gustav Thöni; e di fatto era così, sebbene all’anagrafe fossero cugini. «Roland era per me un fratello. Abitavamo a cento metri l’uno dall’altro, avevamo un anno di differenza e siamo cresciuti insieme sia sui banchi di scuola che sulla neve. A sciare e alle prime garette ci portavano mio padre e sua mamma» ricorda Gustav con la voce segnata dal dolore. Se ne è andato il giorno di Pasqua Roland, a settant’anni per un’emorragia cerebrale. Tre giorni di lotta all’ospedale di Bolzano, non ce l’ha fatta. Sempre insieme Gustav e Roland, persino sul podio di Sapporo nello slalom olimpico del 1972: vinse a sorpresa «Paquito» Ochoa, davanti ai due cugini di Trafoi; argento Gustav, bronzo Roland: «Una giornata memorabile; due ragazzi di un piccolo paese alpino, sul podio delle olimpiadi. Incredibil­e». Un mese dopo si ritrovaron­o sui due gradini più alti nello slalom di Pra Loup, in Francia, quando Roland ottenne la seconda vittoria della carriera in coppa del mondo.

Un talento naturale e un cavallo selvaggio, che probabilme­nte ottenne meno di quanto i suoi mezzi gli avrebbero consentito. Ma lui era fatto così, uno spirito libero. Quel 1972 fu la sua annata migliore, le vittorie in slalom a Madonna di Campiglio e Pra Loup, la medaglia di bronzo a Sapporo, il terzo posto in gigante in Val Gardena. Nella seconda parte della carriera, Mario Cotelli, il ct della Valanga Azzurra che nelle discipline tecniche aveva problemi di abbondanza, lo dirottò sulla discesa e quindi sulle combinate (quinto nel 1975 nella combinata del Lauberhorn a Wengen). Roland si ritirò dalle gare dopo le olimpiadi di Innsbruck del 1976, dove fu quattordic­esimo nella discesa libera vinta da Franz Klammer, davanti a Bernard Russi e Herbert Plank.

«Tecnicamen­te, Roland era molto bravo — racconta Gustav —. Era un polivalent­e; negli ultimi anni si dedicò alla discesa. Ebbe anche seri infortuni: nel 1973, a Schladming si ruppe tibia e perone finendo contro le protezioni di paglia; cademmo tutti quel giorno, sul ghiaccio vivo in un punto passato alla storia come ‘la buca degli italiani’». Sei anni fa a Trafoi, alla reunion della Valanga Azzurra per celebrare il quarantesi­mo anniversar­io del leggendari­o parallelo del 1975 a Ortisei tra Gustav Thöni e Ingemar Stenmark, c’era anche lui. Sul tavolo nel salone del Hotel Bella Vista, c’erano cinque coppe del mondo quella sera, quattro di Gustav e una di Piero Gros. Roba da brividi. Era anche innamorato del calcio, Roland: «Era tifoso del Milan, andava ad allenarsi a Milanello, poi guidò la nostra squadra locale. Era un tipo vivace, gli piaceva la vita, aveva sempre la battuta pronta. Ho perso un fratello» aggiunge Gustav.

Quando Diego Armando Maradona saliva a rigenerars­i a

Merano a Villa Eden, era proprio Roland Thöni a curarsi della sua preparazio­ne atletica: «Lo portavo a camminare in quota. Un ragazzo semplice, disponibil­e e simpaticis­simo» ci aveva raccontato in una nostra recente intervista. Dopo il ritiro aveva aperto un negozio di articoli sportivi a Solda, non si era mai sposato («ho resistito» se la rideva), aveva un figlio, e una decina di anni fa quando gli chiesero di portare al pascolo le pecore di Trafoi, accettò l’incarico con piacere: «Aveva dovuto smettere per colpa dei problemi alla schiena — spiega il sindaco del Comune di Stelvio, Franz Heinisch — Roland era davvero un buon uomo, sempre disposto ad aiutare gli altri. Eravamo vicini di casa a Solda: era amato da tutti, ci mancherà tantissimo».

Non chiedeva molto alla vita Roland Thöni, se non godersi quiete e serenità tra la bellezza delle sue montagne. Il destino se lo è portato via, come il ghiaccio in quella gelida mattina del dicembre del 1973 a Schladming: «Purtroppo è successo» chiosa Franz Heinisch. Nei prossimi giorni sarà comunicata la data dei suoi funerali.

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Da sinistra Gustav Thöni, Ingemar Stenmark e Roland Thöni in una reunion a Trafoi sei anni fa
La reunion Da sinistra Gustav Thöni, Ingemar Stenmark e Roland Thöni in una reunion a Trafoi sei anni fa

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