«Non mi uccidere» Drammi d’amore teen L’Alto Adige è horror
II film di De Sica dal 21 aprile in streaming on demand
Tra una settimana, mercoledì 21 aprile, sbarcherà sulle piattaforme digitali Non mi uccidere, il nuovo film diretto dal regista romano Andrea De Sica e girato in Alto Adige. Il teen drama, tratto dall’omonimo romanzo di Chiara Palazzolo, ha per protagonisti Rocco Fasano, il giovane attore diventato noto con la serie tv «Skam Italia», e Alice Pagani, che con lo stesso regista è stata volto di Baby e che questa settimana è sulla copertina di Vanity Fair, a sostegno della campagna a favore del disegno di legge Zan contro omofobia, transfobia e misoginia.
Nel lungometraggio ambientato in provincia di Bolzano, i giovani attori interpretano i due innamorati Mirta e Robin. Ma in una notte di luna piena, in una cava abbandonata la voglia di trasgredire costa la vita a entrambi. La ragazza si risveglia e diventa una «sopramorta»: mentre niente è più come prima, combatte alla disperata ricerca del suo amato. Una storia d’amore giovanile ma anche un fantasy dalle tinte horror riscritto da Gianni Romoli e dal collettivo Gras, con il nipote di Vittorio De Sica. Il film, distribuito da Warner Bros Italia, uscirà mercoledì on demand su Apple
Tv, Sky Primafila, Amazon Prime Video Store, Youtube, Infinity e Google Play.
La trasposizione cinematografica del primo volume della trilogia gothic-dark di Mirta/Luna non è ambientata in Umbria, come il romanzo di Palazzolo: il film del Nastro d’argento al miglior regista esordiente con I figli della notte è stato interamente realizzato in Alto Adige. Il progetto rientra infatti tra le produzioni finanziate dal Fondo cinematografico altoatesino e sostenute da Idm Alto Adige.
«In Non mi uccidere il territorio è molto presente perché la sceneggiatura è stata scritta proprio con la netta separazione tra passato e presente - spiega De Sica - Il passato doveva essere idilliaco, avere a che fare con il mondo naturale e i dintorni di Bolzano ci hanno regalato paesaggi e scenari straordinari. Abbiamo fatto base in città e ci siamo spostati a Carezza, ma i dintorni del capoluogo hanno ospitato la maggior parte delle scene: quelle sulla spensierata fanciullezza di Mirta, il suo incontro con Robin e i suoi amici, le scene familiari. Uno scenario perfetto per raccontare il passato della protagonista da viva in un contesto naturalistico».
La morte dei due ragazzi segna la svolta horror-fantasy della pellicola. «La storia di Mirta “sopramorta” prevedeva un paesaggio più duro, urbano: ci sono scene in cui fa freddo, piove, i colori sono diversi, c’è asfalto, sporcizia, sangue - prosegue Interessante che a fare da location sia sempre l’Alto Adige. Al di là della promozione del territorio, in termini strettamente cinematografici è sorprendente che gli stessi scorci, ripresi nel medesimo periodo, siano stati capaci di trasformarsi e adattarsi a un approccio registico completamente diverso. Occorreva un’ambientazione molto precisa, imposta dalla sceneggiatura, e il Sudtirolo ha saputo offrircela. Sono contento di aver trasposto nel film questo paesaggio straordinario che non è l’Alto Adige di “Hansel e Gretel”, quello da cartolina: è un territorio moderno, contemporaneo, che ha una sua periferia e un suo tessuto più simile alle città degli altri Paesi europei».
Il regista I dintorni di Bolzano ci hanno regalato paesaggi e scenari straordinari, moderni e molto europei